CAPITOLO 6 - Una strana presenza

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Domenica non venne a scuola per una decina di giorni. Qualche volta ero andata a trovarla a casa, ma si era sempre dimostrata poco desiderosa di conversare. Quando finalmente si decise a tornare il suo sorriso pareva essersi volatilizzato.

Fabio tornò a scuola qualche giorno dopo Domenica. Non parlava con nessuno, era taciturno, e di certo si rendeva conto del misto di sospetto e compassione con cui tutti lo guardavano.

Le lezioni tornarono a essere normali in fretta, anche se qualche insegnante ancora indugiava troppo nel tacere il nome di Diana durante l'appello. La Fragola era una di quelle. Avevo sempre creduto che fosse un essere privo di sentimenti, eppure scorgevo del sincero dispiacere nel suo sguardo, completamente diverso dalle occhiate concupiscenti che lanciava a Eraldo. Ripensai alle parole di Diana e mi resi conto di quanto avesse colto in pieno i desideri della professoressa.

Il mio banco era stato spostato accanto a quello di Domenica. Lentamente ero riuscita a farla chiacchierare di nuovo con me come faceva prima. Quando mi fece notare che i voti di Eraldo si erano vertiginosamente alzati, nonostante le sue interrogazioni non brillassero né per dialettica né per conoscenza, per un pelo mi lasciai scappare di aver assistito a una scenetta erotica all'interno della scuola, ma lasciai perdere. Se la notizia fosse trapelata, di certo la Fragola avrebbe rischiato il posto e non la odiavo abbastanza da volerle causare un licenziamento.

Eraldo aveva iniziato a essere un po' più gentile con Domenica, e non mancava di sorriderle ogni volta che poteva. Io avevo il forte sospetto che non lo facesse perché gli andava ma perché gli era stato richiesto.

Un giorno, mentre giravo da sola per i corridoi della scuola in cerca della macchinetta del caffè, mi imbattei di nuovo in Enrico. Da diverso tempo aveva deciso di starmi alla larga, ma quel giorno pensò che fosse il caso di rispolverare le vecchie abitudini e iniziò a inseguirmi di soppiatto. Me ne accorsi e per poco non mi misi a correre verso la mia classe, ma ero stanca di fuggire da lui, perciò lo avvicinai fingendomi benevola e gli tirai un calcio in mezzo alle gambe come mi aveva consigliato Eraldo. Nel giro di un secondo finì steso a terra, con le mani strette intorno gioielli doloranti.

"Perché mi hai colpito?!" gridò lui, agonizzante.

"Perché la devi smettere di inseguirmi!" dissi io, allontanandomi.

"Io volevo solo avvertirti! Ahiaa.... La tua amica non ha avuto un incidente, qualcuno l'ha spinta!"

"E tu che ne sai?" domandai, voltandomi.

"L'ho sentito... aaaaaah... che maleee... stavo salendo le scale per andare in terrazzo, ma quando sono arrivato non c'era nessuno! L'ho detto alla polizia ma non mi hanno dato retta, perché non l'ho visto in faccia...."

"Era uomo o donna?" domandai.

"Non lo so, ho solo sentito la voce di Diana che si lamentava per qualcosa, ma non feci caso a cosa... mi pareva parlasse con qualcuno che conosceva... aaaaah!"

Decisi di non dare troppo peso a quelle parole, sicura che Enrico volesse solo un po' di attenzione, e me ne tornai in classe.

Nei giorni successivi, Eraldo mi sembrò più agitato del solito. Io cercavo di incalzarlo e farlo parlare, ma era chiuso come un muro. Poi un giorno, nel bel mezzo dell'intervallo, mi prese per mano e mi portò in un'aula vuota per parlare.

"Lo so che mi hai visto!" esclamò, poco dopo aver chiuso la porta. "Sei rimasta più di quanto pensi a fissarmi mentre ero con Claudia!"

"Claudia?" domandai io, sorniona e soddisfatta del suo crollo. "Chiami la professoressa Fragola per nome adesso?"

"Fai poco la spiritosa. È una faccenda seria! Sta' zitta, per l'amor del cielo, se ci scoprono scoppierà un bel casino!"

"Se avessi voluto fare la spia l'avrei già fatto, non credi? È più facile che ti facciano scoprire i tuoi voti esagerati piuttosto che la sottoscritta!"

"Gliel'ho detto che erano troppo alti" disse Eraldo scuotendo la testa. "Sai qual è la cosa strana? Penso che Claudia mi piaccia sul serio. Non è per niente arcigna e severa come la vedete tutti in classe. A volte sono anche andato a casa sua... è una persona completamente diversa da quello che credevo... è dolce, romantica, e molto, molto passionale... e... Oh shit, shit, shit!"

Eraldo si interruppe, aprì la porta di scatto e corse in corridoio, fermandosi pochi istanti dopo per guardarsi intorno.

"Che succede?!" domandai quando lo raggiunsi.

"Sono sicuro che qualcuno ci stesse ascoltando, la porta era socchiusa! E io sono certo di averla chiusa bene! Sono stato un imbecille a parlarti qui, dovevo parlarti a casa tua! L'ho visto fuggire in mezzo alla gente, chissà chi diamine era! Chissà che intenzioni aveva!"

Suonò la campanella. Eraldo e io tornammo in classe, frustrati e preoccupati.

Quel giorno Domenica mi chiese di restare con lei a ripassare per l'imminente compito di storia. Verso le due e mezza, finalmente si persuase a considerare finito il ripasso. Stavo morendo di fame e non vedevo l'ora di scaldare in forno un po' delle lasagne cucinate da mia nonna. Passai dal bagno per non dover aspettare fino a casa, ma non ci arrivai mai. Sentii qualcosa abbattersi violentemente sulla mia testa e da quel momento non vidi più nulla.

Bello da morire - Racconto a puntateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora