New moon - la notte dei lupi mannari

1.8K 54 3
                                    

CAPITOLO 1

- Nome?

- Laurel Wells.

- Età?

- Diciannove anni.

- Indirizzo?

- Via... dei Gelsi, numero 41.

- Quale liceo vorrebbe frequentare?

- Scienze umane.

- Classe?

- Quinta?

Lo dissi piuttosto sarcastica, a dire la verità cominciavo a essere proprio stufa. Non ero mica ad un interrogatorio, mi stavo iscrivendo ad un liceo! E, sinceramente, quale classe puoi frequentare a diciannove anni, se non la quinta? Feci un altro respiro profondo per calmarmi e finii di compilare e firmare il modulo che avevo davanti, scarabocchiando i dati in modo che sembrassero scritti da un cieco. Già me la immaginavo la segretaria, sistemarsi il maglioncino viola sulle spalle e aguzzare gli occhi attraverso gli occhiali, per cercare di capire la mia scrittura. Avrebbe scorso le parole con l'unghia smaltata di rosso scheggiato, poi...

-Bene, può andare - disse, interrompendo le mie fantasie. Mi accorsi troppo tardi di avere un ghigno cattivo stampato in faccia, e mi affrettai a rimpiazzarlo con un sorriso idiota. La donna mi rivolse un'occhiata a metà tra la l'impaurito e il preoccupato. Probabilmente pensava che fossi pazza. Amen. Non sarei mica morta per questo. Alzai le spalle e uscii. Non appena varcai la soglia del liceo mi infilai una mano in tasca e tirai fuori una sigaretta. Ne avevo bisogno. Sono molto impulsiva e irritabile. Forse sono tutti quei caffè che bevo nel corso della giornata. Comunque in compenso sono simpatica e onesta. Bhe, quasi. Non abito in via del Gelsi. Non so nemmeno se esiste, in realtà. Ma proprio non mi andava di sbandierare il mio indirizzo ai quattro venti. Nè, forse, mi andava che la segretaria facesse una di quelle risatine silenziose che fa la gente quando pensa che tu sia ridicola ma non ti vuole offendere. Quel sorrisetto mascherato dal classico colpetto di tosse che ho sempre detestato. Perchè io abito in periferia, nel quartiere più sfigato per giunta, pieno di clandestini e tossici. L'unico lato positivo è che lì ognuno si fa gli affari suoi, e nessuno ti chiede un parere sul tempo per avviare una conversazione. Mentre aspiravo calciai un sassolino. Non sapevo perchè mi ero iscritta, a dire il vero. Ero maggiorenne da un anno, nulla mi obbligava a continuare gli studi. Mi dissi che, per quanto odiassi quell'edificio, quando iniziavo una cosa mi piaceva finirla, o mi sentivo una perdente. Ma la verità è che pensai di avere una tendenza al masochismo, credenza che ho da quando ho iniziato a fumare. Avevo diciassette anni. Tornavo da un piagiama party, quando mi fermai ad un tabaccaio e decisi che avrei provato. Solo che dopo la prima sigaretta, il pacchetto pareva illuminarsi nel cassetto dove l'avevo nascosto. Come a dirmi: guarda che sono qua... vuoi tenermi nascosto per sempre? Allora gettai la spugna e decisi che l'avrei finito. Solo che quando gettai l'ultima cicca del pacchetto avevo già sviluppato dipendenza. Logico. Io mi abituo in fretta. Per lo meno, è quello che mi ripeto da due anni. Subito dopo penso che potrei smettere in fretta. In fondo, ho iniziato da poco, mi dico. Il solo problema è che mentre faccio queste riflessioni me ne accendo un'altra. Sospirai buttando fuori il fumo e gettai la sigaretta in un cestino, sperando ardentemente che prendesse fuoco. Non sapevo perchè, ma quel giorno ero particolarmente di cattivo umore. O meglio, sapevo benissimo perchè e la cosa non mi piaceva: ero di cattivo umore perchè quel giorno era il compleanno di mia madre, e non sapevo se telefonarle o meno per farle gli auguri. Il fatto è che io ho tagliato i ponti con la mia famiglia da un po' di tempo. Quando ancora abitavo coi miei avevo deciso che non appena avessi compiuto gli anni necessari me ne sarei andata da casa, e così feci. Chiesi per i miei diciotto anni un biglietto per il Canada e lasciai New York per sempre. O almeno così mi dicevo. Sentivo davvero poco i miei genitori e loro conoscendomi non chiamavano quasi mai. Solo mio fratello Jonah si faceva sentire spesso e qualche volta mi veniva a trovare. Non si può certo dire lo stesso per Leslie, mia sorella, che è una di quelle perfettine che pensano che nelle periferie devi girare armato altrimenti ti ammazzano. Cioè, qualcuno gira davvero armato, ma in fondo sono brave persone. Molto, molto in fondo. Ma se ne stanno per i cavoli loro, e non danno mai fastidio a nessuno. Bhe, a parte agli sfortunati che si trovano sulla loro strada quando sono ubriachi. Jonah fa sempre in modo a essere lui lo sfortunato. Adora le risse. A volte penso che il mio masochismo l'ho ereditato da lui. Dopotutto, è lui il maggiore. Ha ventitrè anni. Leslie ne ha solo sedici, perciò ha ancora tempo prima di diventare normale. Io e Jonah ci scherziamo sempre su quando mi viene a trovare. Mi accesi un'altra sigaretta e gettai il pacchetto vuoto nella borsa a tracolla. Lo avrei buttato... più tardi. Guardai dubbiosa gli altri cinque pacchetti appallottolati sul fondo. Sembravano dire: certo, come no. Lo butterai come hai fatto con noi.

Smettetela di rompere - sibilai nella loro direzione.

New moon - la notte dei lupi mannariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora