Sapevo che non dovevo bere caffè stamattina, la caffeina mi fa uno strano effetto , mi fa vedere cose che non ci esistono.
Ma come mai lo sento così vero il bigliettino tra le mie dita.
Insomma sta pure tremando per colpa delle mie dita che hanno degli spasmi.
"Cos'è quello?" Mi chiede curiosa Crystal.
"Eh?" Farfuglio risvegliandomi dal mio trance momentaneo.
"Il biglietto, cosa c'è scritto?"
Ora la sua domanda ha un senso ma la facoltà di parlare non ha ancora ripreso il via e quindi l'unica cosa che riesco a fare è farglielo vedere.
"Cazzo..."
Già , cazzo.
"Cosa pensi di fare? Insomma è un po' infantile come gesto ma almeno è qualcosa"
Nonostante siano passati vari minuti dall'arrivo del biglietto, solo dopo che suona la campanella riesco a mettere tre parole in fila.
Ma che le dicessi o no , non avrebbe fatto differenza.
"Non lo so"
Bene insomma, vai così Sarah.
Nella mia testa stanno correndo i pensieri come se fossero auto da corsa, camion, treni, aerei....
Non hanno ne capo ne coda.
Non hanno senso, a un certo punto ho pensato pure che mi ero drogata o che ho battuto la testa mentre atterravo mia sorella stamattina.
Che cretina.
"Non posso andargli incontro e dirgli 'grazie Nathan' mentre intanto gli faccio l'occhiolino" le mostro la scena comica.
Le sue risate non tardano ad arrivare.
"Si hai ragione" dice sempre ridendo "ci pensiamo dopo, io vado a lezione ci vediamo a pranzo" e mi saluta con la mano.
Ho ancora dieci minuti per prendere i libri e andare a geografia.
Mi avvio verso l'armadietto.
Nathan... Nathan...Nathan
Cosa mi stai facendo? Dopo quella volta al ristorante ho fatto di tutto pur di lasciarmelo alle spalle e pensare che fosse solo un fatto isolato.
Denise mi ha persino fatto andare in un pub per conoscere gente nuova ma io e le discoteche siamo come due binari.
E poi stamattina il suo sguardo, il biglietto...
Quanto vorrei intrufolarmi dentro la sua testa anche solo per pochi minuti, giusto per capire cosa pensa e trovare un senso logico a tutto.
Siccome non può essere una bella giornata se non faccio una figuraccia vado a scontrarmi contro qualcosa di duro...anzi qualcuno.
"Scusami,mi sono distratta" Non oso alzare la testa, mi sento bollire le guance.
"Non ti preoccupare, tranquilla non mi sono fatto nulla tu invece?"
"N-no" balbetto.
"Comunque piacere, mi chiamo Matt" Mi porge la mano.
A quel punto riprendo il controllo e alzo gli occhi.
Merda era meglio se non lo facevo.
Mio Dio...è stupendo...ma da dove è uscito?! Da qualche rivista di modelli che sembrano essere stati scolpiti da Michelangelo?
Strano che un ragazzo del genere non l'abbia notato prima.
Ora posso segnare FATTO nella mia lista sotto la voce 'andare addosso a fighi della Madonna"
Credo che sia rimasta imbambolata troppo a lungo a fissarlo perché alza un sopracciglio con fare confuso.
Spero che non stia sbavando.
"Ehm...Sarah" Gli sorrido per scusarmi.
Matt ricambia.
Sto reprimendo dentro me un urlo così forte da essere sicura di poter frantumare i vetri delle finestre.
Un tipo come lui ti pare che non debba avere un sorriso così stupendo.

Ma non come quello di Nathan...
Ma che cavolo di pensieri?

"Mi scuso ancora di esserti venuto addosso, anch'io mi sono distratto per colpa del telefono"
Ride.
Anch'io rido.
Ma la mia risata in confronto assomiglia a quella di una foca.
Basta con queste figuracce.
"Tranquillo, davvero sto ok" Lo rassicuro.
"Ci vediamo in giro. Ciao Sarah"
Mi fa l'occhiolino.
Mi sciolgo.
"Ciao" gli rispondo ma con voce così bassa che non so sicura che mi abbia sentito.
Dopo avermi fatto i complimenti da sola per le scelte con cui vado a sbattere mi dirigo verso l'armadietto.
Ho ancora qualche minuto.
Mi sento ancora osservata ma anche dei passi che mi vengono incontro.
"Chi era quello?" È Nathan.
Ed è anche piuttosto incavolato. Ha la mascella contratta e i pugni serrati lungo i fianchi mettendo in risalto i muscoli delle braccia.
"Qualche problema? Non credo che sia comunque affar tuo"
Vai così Sarah.
"No infatti, era per dire. Lasciami stare" sibila.
Questo è il colmo.
"Ma sei tu ad aver incominciato"
Non mi riferisco solo a questo...E lui lo sa bene.
"Tu non sai nulla.
Nulla" Mi guarda con i suoi smeraldi di un verde così intenso da mettere in soggezione.
Sento un brivido lungo la schiena.
Non mi da il tempo di replicare che  se ne va dal suo gruppo che è a qualche metro al mio armadietto.
Ma si può essere così bipolari e scontrosi?
Finalmente riesco ad andare al mio armadietto e a prendere i libri.
Dietro di me sento dei ticchettii farsi sempre più ravvicinati.
Meghan mi si para davanti.
Uff ma una persona può andare in classe senza essere fermata ogni 20 secondi?
Evidentemente no.
"Ciao cara Sarah" sghignazza.
"Meghan" rispondo con tono apatico.
Sono stanca e voglio solo andare in classe.
"Oggi ti vedo particolarmente più brutta del solito"
Continua a ridere come una iena.
Infatti.
"Oh mannaggia, mi sento in colpa per averti dato questo disturbo"
Rispondo sarcastica.
"Sisi fai pure la simpatica ma intanto io al pasto tuo non mi illuderei"
"Come scusa?"
"Lo sai di cosa sto parlando "
Lei amichette dietro di Meghan iniziano a ridere.
Sento che sto per perdere la calma.
In più loro non fanno nulla per non dare nell'occhio, infatti stanno ridendo così forte che la maggior parte del corridoio è girato verso di noi.
Pure Nathan e il suo gruppo.
Noto che nei suoi occhi c'è curiosità ma anche preoccupazione(?)
Non mi sento affatto tranquilla di quello vorrà dirmi.
"Meghan arriva al dunque, non ho tempo da perdere"
"Ma come siamo scontrose oggi? Che succede? Ti da fastidio che Nathan non ti calcoli?"
Oca.
"Cosa?! D-di che stai parlando?"
Appena ha notato che balbettavo e che mi irrigidivo al solo pronunciare il suo nome ne ha approfittato.
Perché ho come l'impressione che non piacerà affatto quello che avrà da dire?
"Credi davvero che Nathan ti avrebbe scritto quel biglietto?
Ma ti sei vista? Non ti prenderebbe nessuno.
È stato proprio bello vederti con quei occhi a cuoricino...ah ah ah sei solo un povera illusa"
È stato peggio che essere investite da un autobus.
È come se si fosse rotto in mille pezzi qualcosa dentro di me.
Mi piego leggermente in avanti come a proteggere quello che rimane.
Davvero ho creduto che Nathan potesse provare qualcosa per me?
Non lo so nemmeno io.

Sono così scossa dalla notizia che non mi accorgo che ormai sono le 2 del pomeriggio ed è ora di tornare a casa.
Non mi sono minimamente accorta delle lezioni e della pausa pranzo e mi chiedo come sono apparsa agli occhi degli altri.
Ma tanto più umiliata di così si può essere?
La nebbia che mi ha accompagnata durante il giorno si ripresenta pure il pomeriggio.
In un certo senso mi ha aiutato a non elaborare il tutto ma prima o poi dovrò affrontarlo...Ma non pensavo così in fretta.
Sono in camera mia a finire di fare i compiti: matematica mi sta letteralmente straziando.
A volte Denise provava a darmi ripetizioni ma la mia stupidità e la sua poca pazienza non sono mai andati d'accordo.
A un certo punto sento suonare alla porta.
"Sarah vai ad aprire la porta!" Sento mia mamma urlare dal bagno.
"Papà vai ad aprire la porta!" Ma la mia pigrizia mi tiene bloccata a letto contro la mia volontà.
Cioè si fa per dire.
"Sto lavorando!"
Ottimo...
Mi rimane un'ultima opzione.
"Katie vai ad aprire la porta!"
Intanto durante il nostro scambio civile, e ripeto, civile di parole il campanello suona altre due volte.
"Non mandare tua sorella ad aprire" Mi sgridano i miei dai rispettivi posti.
Ah bene quando volete vi ricordate che esistiamo.
Ma anche senza i loro intervento non avrei mandato Katie.
"Non sono la tua schiava!" Appunto.
Scendo svogliatamente le scale con passo pesante per far sentire agli altri, inutilmente, tutto il mio fastidio.
Apro la porta senza bearmi magari di una sistemata ai capelli o a mostrare una faccia più decente togliendo il residuo di trucco attorno agli occhi.
Sembra che mi abbiano dato un cazzotto in un occhio.
È già tanto che vado ad aprire utilizzando le mie ultime forze rimaste quindi non venisse a fare il perfettino lo sconosciuto che si trova ancora fuori.

Penso proprio che una sistemata sarebbe stata meglio.

Sgranò gli occhi davanti a colui che non mi sarei aspettata davanti alla mia porta.
"C-che ci fai tu qui?"
Rimane in silenzio per qualche minuto.
Io intanto né approfitto per riprendere controllo della situazione e, senza farmi notare troppo, a darmi una sistemata.
"Volevo parlare con te" Risponde Nathan con un tono così basso da pensare che lo abbia immaginato.
Indossa jeans e una felpa della squadra di basket della scuola, i suoi capelli anche da "mi hanno appena preso a cuscinate" e un po' illuminati dalla luce del portico lo rendo affascinante.
Cavolo Sarah non è il momento!
"O-ok dimmi..."
La mia voce non è per niente convinta.
"No adesso no" Risponde solo.
Sì gira su se stesso e si incammina verso la sua macchina.
Che cavolo? Sono realmente stanca dei suoi cambiamenti di umore e decisione da un momento a quell'altro.
Non mi lascia il tempo di ragionare che mi fa qualcosa che scombussola ancora di più ciò che penso di lui.
"Nathan, la devi assolutamente smettere di fare così... Non lo sopporto.
Prima mi tratti di merda per tre anni, poi te ne esci con la storia del ristorante, degli sguardi in corridoio, per non parlare di stamattina!
Tu non mi rivolgi parola se non per insultarmi ma stamattina no.
Poi la storia del biglietto, non so se sei stato te ma non mi stupirebbe, comunque non mi importa, ci sono abituata.
Peró una cosa te la dico perché  non sopporto più la situazione.
Fatti un esame di coscienza.
Io non c'entro nulla con quello che è successo tra te, Laila ed E-Eric.
Dovevi accettare la situazione è non prendertela con chi in questa storia ha in comune solo il sangue di un tuo amico.
Quindi smettila di darmi il tormento."
Pronunciare il nome di mio fratello mi ha stretto il cuore peggiorando la situazione già critica.
Infatti sono tutta rossa in viso per lo sforzo con chi ho pronunciato quelle parole, facendo scendere qualche lacrima.
Ma in compenso ho una sensazione di leggerezza mai provata prima.
Come se mi fossi svuotata da dei pesi che mi opprimevano.
Nathan se ne è stato tutto il tempo a guardarmi negli occhi e il suo verde non è stato mai così intenso.
Dopo aver finito di parlare abbassa la testa, la scuote leggermente e se ne ritorna alla macchina senza proferire parola attraversando il giardino di tre passi.
Rimango fuori fino a quando non lo vedo sfrecciare via e allontanarsi dal mio campo visivo.
Rientro in casa, consapevole che dovrò dare una spiegazione ma di certo non mi sarei aspettata mia mamma che mi aspettava davanti alla rampa di scale con uno sguardo carico di compassione e dolore.
Mi avvicino a lei fino a quando non apre le braccia come ad invitarmi ad abbracciarla.
Una forza più grande e più forte di me mi spinge tra le braccia di mia mamma.
In invasione di calore mi invade il corpo e riscalda in men che non si dica il mio cuore aggiustando di qua e di la qualche pezzetto.
Inizio a piangere come mai in vita mia.
Oltre alla rabbia mischiata al risentimento per Nathan, il profumo dolce di rose di mia madre mi commuove.
Era da tanto che non lo sentivo da così vicino.
E piango e mi aggrappo a lei fino a bagnarle completamente la spalla della sua vestaglia di seta blu, consapevole di aver ritrovato non solo la sicurezza in me stessa ma anche mia madre.
"Mi dispiace...per tutto"
Mi sussurra dolcemente all'orecchio e con un gesto carico di significato mi asciuga le lacrime, mi sposta una ciocca di capelli e mi bacia, prolungando per qualche secondo, la fronte.

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