Anno 850
Sono Riccardo De' Medici, figlio terzogenito del Duca del distretto Shiganshina, ho 17 anni e oggi comincio a scrivere il mio diario personale, è sera tardi e sono stanco, ma credo di riuscire a stare sveglio per ancora qualche minuto per scrivere I miei pensieri e le mie impressioni sugli eventi degli ultimi cinque anni. Comincerò dall'inizio pur essendo tutto questo successo quando ero ancora a Shiganshina, non so quanto sia passato, forse una settimana o due da quando ho deciso di iniziare l'addestramento, ad ogni modo, cercherò di essere il più chiaro possibile.Cento anni fa I nostri antenati, dopo essere sopravvissuti all'estinzione della maggiorparte dell'umanità, costriurono delle solide mura. Avevo 12 anni quando successe, ero nel Palazzo Ducale di Shiganshina e presi un cappotto sgattaglilando fuori dal Palazzo per andare alla Piazza principale prima del loro arrivo, seri stato riconoscibile poichè I miei vestiti uscivano dalle maniche e orli del cappotto, ma al tempo pensavo che mettere semplicemente un cappuccio sulla mia testa avrebbe evitato che mi scoprissero, che cosa stupida.
Arrivai in anticipo rispetto all'orario prestabilito per il loro arrivo e vidi un ragazzo, aveva circa la mia età, che sembrava litigare con la guarnigione, ero un po' confuso, non capivo cosa dicessero, le loro parole erano confuse e non capivo bene cosa si stessero dicendo, ma, da lontano, mi sembrava di vedere il comandante Hannes un tantino sbronzo "che cosa irresponsabile" pensai "se mio padre venisse a sapere che hai bevuto di nuovo Hannes... non ti potrò coprire per sempre" finendo questa frase nella mia testa si sentirono la campane, l'armata ricognitiva stava tornando dentro le mura, una enorme folla si stava raggruppando intorno alla strada principale mentre alcuni soldati della guarnigione sulle mura urlarono <<L'Armata ricognitiva è tornata aprite il portone principale!>> sentito questo sentii un'altra voce, la stessa di quella che prima stava litigando con il caposquadra <<Il trionfale ritorno degli Eroi! Dai andiamo Mikasa!>> una ragazza lo segui e io mi aggregai anche se da lontano.
Vidi quei due ragazzi uno dai capelli marroni color cioccolato e occhi verdi e l'altra dai capelli neri e occhi neri dai tratti orientali, che trasportavano entrambi della legna sulla schiena.
Non facevo a meno di pensare a come agiata fosse la mia vita nel palazzo ducale, avrei voluto fare delle nuove esperienze, la gente non faceva altro che dirmi quanto fossero belli I miei capelli biondi come l'oro, mia madre non voleva tagliarli perciò me li legava in una coda lei stessa, mi diceva sempre che erano morbidissimi quasi fossero seta, le cameriere e gli ospiti che venivano a palazzo dicevano sempre che avevo degli occhi blu bellissimi e profondi come il cielo senza nuvole, I miei fratelli erano invidiosi di me, o almeno così sembrava, mi prendevano spesso di mira, mi facevano scherzi e dispetti di qualsiasi genere, essendo il più piccolo non potevo reagire, ero troppo debole.
Corsi come disperato verso il cancello delle mura e vidi di nuovo I due ragazzi sopra una cassa, forse per vedere meglio, lui sembrava molto eccitato all'idea di vedere l'armata ricognitiva entrare dopo una spedizione, a lei sembrava non facesse nè caldo nè freddo, io invece mi coprivo la faccia con il mio cappuccio sporco e sgualcito per evitare di farmi riconoscere e guardavo dal basso verso questi soldati tanto coraggiosi, ma appena vidi I loro volti, scioccati, molti di loro riportavano ferite a qualsiasi parte del corpo, braccia, gambe, testa, alcuni avevano anche perso uno degli occhi o una della braccia, sembrava di vedere un massacro, cosa che di fatto era stato, deglutii a quella orribile vista e sentii della gente discutere sotto voce, anche se li senrivo benissimo <<sono tornati soltanto loro?>> chiese uno <<anche stavolta deve essere stato terribile>> diceva un'altro <<erano andati in ricognizione più di cento soldati, ma adesso non ce ne sono neanche venti... gli altri saranno stati divorati>> ero sconvolto da quella scena, mi girai di nuovo per vedere che faccia avessero quei due miei coetanei, lei era impassibile, anche lui, come me, era sconvolto.
STAI LEGGENDO
L'Attacco dei Giganti, Il diario di Riccardo De' Medici
AdventureRiccardo De' Medici, figlio del Duca di Shiganshina a sud del Wall Maria, sopravvive all'attacco del gigante colossale e annota nel suo diario le sue esperienze nel suo diario dall'anno 845 in poi, con la speranza di poter tornare nel luogo dove è n...