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Ricordo il nostro primo Natale insieme.
Avevano tutti lasciato l'istituto per le vacanze, tranne me e te e qualche professore.
Quel giorno eri molto triste, dopotutto era il primo Natale lontano dalla tua casa e doveva mancarti molto la tua famiglia. Decisi di farti una sorpresa: volevo vederti sorridere come tanto odiavo.
Volevo farti sentire a casa.
Volevo essere, per una sera, la tua famiglia.
Così chiamai il piccolo ristorante in paese e ordinai due porzioni di ramen caldo, del pollo fritto e dei Tteokbokki. Mentre aspettavo l'arrivo di quel bendidio, avevo incartato il tuo regalo facendo in modo che non si capisse cosa fosse, ed avevo deciso di preparare anche un dolce -nonostante non me la cavassi così bene ai fornelli-. Fortunatamente la signorina Jisoo mi aiutó molto, impedendomi di dare fuoco alla cucina della scuola.
Era tutto pronto, mancavi solo tu.
Sapevo dove eri, ma sapevo anche che odiavi farti vedere triste. Aspettai.
E aspettai.
E aspettai.
E aspettai.
Ti aspettai per un tempo infinito.
Si erano fatte le dieci di sera, il ramen si era raffreddato, il piccolo sorriso che avevo tenuto fino a quel momento era scomparso, e stavo iniziando ad avere sonno.
Ricordi cosa accadde dopo, Jeno?
Qualcuno aveva iniziato a scuotermi leggermente. Eri tu. Potevo riconoscere quel profumo di camomilla ovunque, anche se si era mischiato con la fredda aria di Dicembre. Eri uscito? Avevo gli occhi chiusi ma potevo immaginarti sorridere; il cuore bruciava nel mio petto, e inizió a bruciare ancora di più quando incontrai il tuo sguardo.
A fine serata eravamo sazi e felici. Non dimenticherò mai l'espressione che avevi fatto assaggiando la mia torta. Come non dimenticherò quella di quando ti avevo dato il mio regalo: era una chitarra. Andavi sempre nel club di musica per suonare, quindi te ne avevo voluto regalare una.
