An empty wall

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                   Per fare in modo che la lettura di questa one shot abbia un senso, vi prego di osservare, durante la lettura, questo dipinto.

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Prendo un respiro profondo, chiudo gli occhi.
Non so bene dove mi trovo.

L'erba è alta, spostata dal grecale crea un disegno non ben definito.
Le sfumature d'oro, dei fili di grano risultano spente, in contrapposizione al rosso acceso dei papaveri.
Una distesa infinita che sembra confondersi con il cielo grigio, di questa giornata uggiosa.

La vedi anche tu, vero?

Guarda lì, in basso a destra.
Una bambina che con la sua altezza supera l'erba di pochi centimetri.
Accompagnata da una donna dall'aria severa. Sì, quella con l'ombrello blu Fiordaliso e il cappello di paglia, il fiocco scuro di velluto leggermente mosso dal vento e il lungo abito, rigorosamente blu.
La pelle olivastra, i capelli neri posti in un ordinata acconciatura.

Bravissima.

Proprio lei.

Adesso ti chiedo di fare una cosa piuttosto complessa.

Ascolta.

Una melodia proveniente dall'inizio del campo.

Concentrati.

Se guardi, anzi, se osservi attentamente vedrai una villa color latte, che si nota a malapena, coperta dagli alberi della canfora.

È da laggiù che proviene questa dolce melodia, trasformata  pochi istanti dopo in uno squillo snervante.

Un cellulare.

Aspetta un attimo.
Siamo nel 1926.

Alzo lo sguardo, apro gli occhi.

Noto con mio grande stupore, che il paesaggio in cui ero persa poco prima, altro non è che una tela appesa ad una parete color panna.

Mi scuso per eventuali errori.

~ O n e   s h o t s ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora