Era proprio una delle nostre prime chat. La avvisai quindi da subito, che in fondo, o meglio già al primo strato fossi un mostro. E con i mostri non si gioca, perché si finisce per aver paura di loro.
Lei non sapeva ancora che io avessi un difetto, o un pregio, chissà... ero cannibale. Ma solo di una persona: La mia nulla.
Lei nonostante i miei avvertimenti non faceva altro che provocarmi ancora di più, attraverso foto, aizzando la mia fame, che cercavo di contenere.
Desideravamo segnare i nostri marchi sulla pelle dell'altro, cercavamo di rendere il suo corpo mio, il mio suo. Perché ancora oggi così è.
All'inizio lei pensava che scherzassi, o forse aveva già notato, ma io bramavo realmente il suo corpo, bramavo lei, volevo a tutti i costi lasciarle un segno. A volte immaginavo il momento e il sol pensiero mi dava l'acquolina.
Arrivò un giorno, che riuscimmo a restare da soli, in seguito al famoso incidente. Fu un giorno bellissimo, in realtà era nuvoloso, ma io con le stampelle e tu che mi aiutavi eravamo raggianti come il sole.
Arrivammo in auto, e li per la prima volta ahimé non riuscii a controllarmi, ti morsi sul collo, due, tre segni della tua esistenza che sarebbe stata affidata a me. Da allora saresti stata la mia nulla, ciò che dovevo proteggere.
Passai poi giorni a cercare tutorial su internet su come si facessero i succhiotti, non avevo in realtà mai morso nessuno, tantomeno fatto mai succhiotti. Provai a farmeli da solo sul braccio, con poco risultato, ma piano piano capivo.
Quando ti scrissi: ho capito come farteli.
Rispondesti: addio, mo mi mangi.
Si da allora iniziai a mangiarti.
In realtà in tua presenza il mostro che sono si risvegliava, aveva forza, energia, fame.
Continuai a mangiarti per mesi, e mi accorsi che quando ti mordevo, come una bambina dicevi ahio.
Quell' ahio risvegliava un altro mostro a me sconosciuto. Che desiderava mangiarti in un altro modo.
Nacque così la mia frase, un morso cento baci.
In realtà con questa frase non intendevo solo la frase letteralmente, ma che se mai avessi fatto qualcosa di sbagliato, mi sarei impegnato cento volte il dolore che avessi subito, ti avrei resa sempre e solo felice.
Eravamo a Napoli un giorno, sotto Plebiscito. Ebbi il mio primo succhiotto della vita, una sensazione di pace, passione, possessione, amore mi attraversò tutto. Quindi era così che ti sentivi sempre?
Preso da quella sensazione volevo regalartela anche io ma diverse volte.
Il risultato?
Eri completamente mia.
Adesso vorrei chiarire questo punto.
Quando io dico sei mia, non intendo che la tua persona appartiene a me. Tu sei una donna libera, fantastica, una donna e una bambina.
Ed io per proteggere tutto ciò che sei voglio avvisare gli altri, che tu, sei sotto la mia protezione, sei felice, e si diciamolo, sei mia.
Anche io amo quando mi riempi di succhiotti, quante volte avrei voluto che me ne facessi, quante volte ti provocavo.
Ormai che dire, ero follemente innamorato di te, al punto di darti il mio corpo e dirti fai ciò che vuoi, dimostra a tutti di chi sono.
Non a caso, prima di dormire, ti avvertivo dicendo: amore io sono tuo, e tu sei mia.
Perchè è ciò che penso.
Anche quando dormivamo nel mio letto, ci mangiavamo, perchè mangiarci ci rendeva sazi, felici come non mai.
Anche quando facevamo l'amore, ero solito mangiarti. Perchè in quel caso eravamo un'unica persona.
Voglio ricordare con te un altro evento, quando stavamo in treno, dopo esserci rimessi insieme, piano piano ti affidasti a me, ed io ti cullavo, ti accarezzavo, e beh, mi scappò la mano, o in questo caso la bocca.
Utilizzasti la sciarpa per giorni, maglie a collo alto, ma in fondo eri felice, finalmente eri di nuovo mia. Finalmente eri felice.
Perciò ti avverto se mai mi perdonassi, il risultato su di te sarebbe anche piu grande, ma questa volta vorrei esserci io al tuo posto anche. Vorrei girare fiero dei tuoi segni.
Per dirti sui miei morsi non basta un testo, ma una vita...
Una volta mi chiedesti perchè ero cannibale, beh...
Nulla, io non sono cannibale, è semplicemente che tu sei fin troppo gustosa. La risposta alla tua domanda era una: perchè ti amo.
Che dirti, attenderò il giorno in cui potrò mangiarti, perchè oggi ho fame.