Talking about Hope

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Era appena finita la mia canzone preferita alla radio.
Quella canzone, così melodica e triste, mi ricordava sempre il giorno in cui erano morti i miei genitori e il mio cagnolino Jonah.

Loro erano così buoni con me, quel triste giorno io e mio fratello Lucian stavamo suonando alle tre di notte le nostre canzoni preferite. Eravamo allegri, lì in quella stanza ovattata, tra un imprecazione dei vicini e una minaccia di morte: ci addormentammo serenamente sul suolo della stanza. Mi piaceva dormire con lui, ed a lui piaceva dormire con me. Mi faceva sempre assaggiare il suo gelato prima di addormentarci.

Poi quel suono...

Il suono della macchina dei nostri zii che venivano a dirci che i nostri genitori erano morti di una morte orribile.

"Hope siediti!" Disse mentre io già piangevo. "I tuoi genitori sono morti ed anche quelli di tuo fratello."

Anche mio fratello pianse: "Siamo soli Hope, mi disse. Siamo soli!"

L'aereo in cui viaggiava Miley Cyrus si era schiantato contro la macchina dei miei genitori, che cosa orribile. La mia cantante preferita aveva ucciso i miei genitori. Andammo a vivere da i miei nella loro residenza nelle campagne di New York.

Fu una mattina di settembre che lo conobbi: era bellissimo con il suo berretto al contrario ed i risvoltini, aveva gli occhi grigi come il ghiaccio, la sua pelle rifletteva al sole come porcellana ambrata: era bellissimo.

Summer, quella che sarebbe diventata la mia migliore amica, mi si avvicinò di colpo: "Lascialo stare." Mi disse. "Quello è un tipo pericoloso, i suoi genitori sono entrambi in galera e lui cresce suo fratello da solo vendendo arrosticini alla fiera di paese."

Ero certa che un uomo che facesse un lavoro tanto sporco fosse un poco di buono, ma era troppo bellissimo perché potessi starci lontana.

Ma lui era come un magnete per la mia personalità, mi attirava come il baccalà attira le patatine nel fish&chips.
"Ti chiami Hope." Mi disse con la sua voce suadente. "Io sono Bruce."
Non sapevo perché conoscesse il mio nome, ne potevo immaginare che quella breve conversazione si sarebbe trasformata in un turbine di passione e malvagità.

Quando andammo a pranzo notai che Bruce stava seduto tenendo la testa china, la sollevava di tanto in tanto cercando di evitare gli sguardi degli altri che curiosi facevano commenti su di lui. Osservai l'intera sala e non c'era nessun posto libero, poi vidi uno spazio vuoto di fianco a Bruce, tirai un lungo respiro invocando nella mia testa le mie canzoni preferite ed andai lì. Mi avvicinai al suo tavolo non potei resistere a quel fascino antimagnetico che produceva con i suoi occhi grigio smeraldo.

"Ciao" disse "posso sedermi qui?"

Bruce mosse a malapena la testa, scostò i lunghi capelli da davanti agli occhi e prese a fissarmi intensamente, come uno di quei serial killer psicopatici che si vedono nei documentari.

"Non ci sono altri posti" Gli dissi "non posso certo restare in piedi."
Lui cominciò a mordersi le mani partendo dalle nocche, rise nervosamente, quegli occhi mi mettevano in soggezione, a dire il vero lo avrebbe messo in soggezione chiunque, ma decidi di resistere.

Bruce si guardò attorno, sapevo che voleva star solo non amava avere compagnia, notò lo spazio vuoto di fianco a Taylor un mio compagno di corso.

"Vai li!" Mi disse atono e tornò a fissare il vuoto oltre la finestra.

"Ma c'è gia qualcuno" Risposi stizzita. "E poi io voglio stare seduta vicina a te..."

Bruce non mi lasciò nemmeno finire, sbuffò e si sollevò dal tavolo prese la cartella e se la mise a tracolla sulla spalla destra poi con passi lenti si avviò al tavolo di Taylor. Taylor era il classico bravo ragazzo, biondo, alto e con gli occhi azzurri. Leggeva un sacco di libri classici come Stephen King ed era molto buono e religioso. Lo avevo conosciuto perché abitava vicino da me, lo spiavo dalla finestra di casa quando leggeva e quando si spogliava ballando sotto delle canzoni anni ottanta che erano troppo vecchie per i miei gusti.

Taylor sembrava un tantino spaventato, Bruce aveva un aria molto minacciosa anche se era più basso e magro di lui, però negli sguardi di Taylor vedevo qualcosa. Forse avrebbe voluto essere come lui, così accettò la sua vicinanza senza troppe storie. Dopo un po' vidi che sembravano andare d'accordo: forse avevo contribuito alla nascita di una bella amicizia.

La casa di mia zia non era molto distante dalla scuola, quella strada era stata complice di tanti incontri e se avesse potuto raccontare tutte le storie si sarebbe divertita parecchio.

Quella strada che quel giorno mi evocava vecchi ricordi, mio fratello Lucian era andato via, lui che non era capace di arrendersi si era arreso ed era scappato di casa.

Da quando i nostri genitori ci avevano lasciati era sempre stato così, cupo, ombreggioso e ombreggiante. Aveva smarrito l'amore per me e per tutti ed ora ero ancora più sola e sarei stata sempre sola se non fosse stato per Bruce.

Anche se ci eravamo parlati per pochi secondi avevo capito che sarebbe stata una grande storia d'amore. Il suo modo di dirmi 'vai lì!' faceva trasparire tutto l'amore che c'era dentro di lui.

Diversamente da quanto forse tutti si aspettavano Bruce era silenzioso e pacato, nella maggior parte dei momenti. C'erano momenti in cui la sua rabbia esplodeva come un terremoto, diventava violento ed aggressivo. Spesso era io la causa dei suoi momenti di rabbia, ma sapevo che c'era tanto amore dietro quella rabbia.

Camminavo lungo la strada persa nei miei pensieri, Bruce significava tanto per me, mi aveva mostrato un mondo diverso, fatto di sudore e arrosticini non l'ambiente ovattato della famiglia di mia zia, ma non sapevo se potevo assorbire tutta la sua oscurità.

"Ehi!"

Feci qualche altro passo in avanti prima di voltarmi. La figura di Taylor era apparsa sulla strada, non l'avevo notato distratta dai miei pensieri.

"Cosa ci fai qui?" Gli chiesi. "Questo viale porta a casa mia, è una strada chiusa."

"Porta anche a casa mia." Mi rispose sorridendo. "Sei la ragazza che mi spia tutti i giorni dalla finestra."

Mi strinsi nelle spalle, effettivamente eravamo vicini, me lo ero dimenticato. Taylor era molto carino, un fascino solare completamente diverso da quello ombroso di Bruce anche se mi avevano detto che era un po' nazista.

Sapevo di piacere a Taylor, era dal modo in cui mi guardava ed anche dal fatto che mi aveva offerto una patatina e salutato due volte, ma io sapevo che Bruce aveva qualcosa dentro, qualcosa che Taylor non aveva.

Taylor arrossì e tossicchiò un paio di volte. Era evidente che si era innamorato di me anche lui, ma ormai il mio cuore apparteneva a Bruce. Volevo dirgli qualcosa, ma la sua risatina mi innervosiva, compresi subito che era un ragazzo troppo buono per me.

"Lo so che ti sei innamorato di me." Gli dissi teneramente. "E del resto è normale, sono una sfigata però sono anche bellissima. Ma il mio cuore appartiene a Bruce che è più bad boy di te."

Feci per allontanarmi, ma lui accelerò affiancandomi, mi sembrò un po' pervertito.

"Senti, io e Bruce stiamo insieme!" Mi disse con fermezza. "Vorrei che lasciassi in pace il mio ragazzo!"

Rimasi un po' basita guardando Taylor che si allontanava. Il mio triste destino si era manifestato, ero destinata ad essere tradita e delusa da tutti. Mentre piangevo disperata un Audi R8 mi investì e ne discese un elegante uomo che teneva ancora l'auricolare all'orecchio e guardandomi con sguardo amorevole disse:

"Ho chiamato l'ambulanza."

Sapevo che era già amore.

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