- 29 - LITHIUM

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Arrivò scortata dalla guardia che avevo deriso e umiliato poco prima.
Non alzò lo sguardo sino a che la guardia non si fermò ad aprire la cella e anche allora i suoi occhi furono sfuggenti.
Saettavano nervosi rifuggendo il contatto ed era una pugnalata al cuore ogni volta che giravano altrove evitando i miei.
Erano gonfi e arrossati, ancora lucidi.
Aveva pianto.

Lo avrei massacrato quello stronzo,
se avessi scoperto che era successo a causa sua.

Quando la guardia aprì finalmente la cella lasciandoci soli, lei rimase in piedi sulla soglia non accennando ad avvicinarsi.
Fu allora che compresi.

Lei sapeva già.

In quel momento lei non era la stessa Neeve che sino a poco prima cercava bramosa le mie labbra.

Era fredda, distaccata.
Già distante anni luce da me.
E da noi.
Lei mi aveva già detto addio.
Non eravamo più solo due ragazzi perdutamente innamorati l'uno dell'altro senza tanti perché.
Ora c'era un'umana, ultima discendente di una stirpe secolare di Hunter ed un licantropo.

"Lo sai, non è così?"
chiesi mestamente.

"Si"
rispose semplicemente poi si richiuse nel suo silenzio imbarazzato.

"Parla cazzo.
Dimmi qualcosa.
Qualsiasi cosa, ti prego"
la implorai non riuscendo a sostenere il gelo ed il vuoto che mi stavano stracciando il cuore a brandelli.
A fanculo la virilità, la mia voce era già arrochita dalla sofferenza. Già incrinata dalla disperazione.

"I-io...io non so cosa dire, Blake"
ammise con candore e una lacrima le sfuggì, rotolandole sulla guancia pigramente.

"Ti prego piccola, dimmi che questo non ha cambiato le cose tra noi..."
supplicai reprimendo un singhiozzo, muovendo un passo verso di lei.
Anche se sapevo che purtroppo era già così, era già successo.

Lei arretro'.

Aveva paura di me?
Le incutevo timore?
Mi sembrò di udire distintamente il mio cuore fracassarsi in mille minuscole scaglie.

"Piccola?"
la chiamai ancora incredulo.

"Mi dispiace Blake"
sussurro' abbassando lo sguardo.

Il dolore fu insopportabile.
Crollai sulle ginocchia prendendomi il viso tra le mani.
Con la coda dell'occhio notai i ragazzi delle altre celle allontanarsi con rispetto dalle sbarre per lasciarmi una parvenza di intimità in quel momento di estrema sofferenza.
Mi lasciarono la dignità di poter crollare.

"Ti dispiace?
Questo é tutto quello che mi merito da te?"
sibilai distrutto e ferito dalla sua apparente indifferenza.

"I-io...non può funzionare tra noi, ora che..."

"Ora che sai cosa sono?
Coraggio su, dillo!"
terminai la frase al suo posto, alzando la voce e tirando su col naso.

"Dillo!"
urlai con la voce rotta dal pianto incombente.

Cazzo se faceva male.
Bruciava come una colata di lava incandescente sul cuore.

"Ora che so cosa sei...?"
alzò la voce di qualche ottava sgranando i suoi occhioni azzurri.
"Io non ho idea di cosa sei!
Io non avevo la benché minima idea che esistesse qualcosa oltre agli esseri umani fino a poco fa!
È per questo che non può funzionare tra noi..."

"E tu credi che io invece lo sappia?
Di me, ne so quanto prima e se è possibile anche meno!
L'unica certezza che ho nella mia vita del cazzo è che ti amo,
ma a te questo ora non importa più nulla eh?
Ora, semplicemente, te ne tiri fuori eh?
Eccoci qui, la bella e la bestia!"
esclamai beffardo.

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