Capitolo 9

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Avanzai titubante verso la casa davanti a me; ovvero un edificio alto due piani dalle pareti colorate di un azzurro acceso. Facendo appello a tutto il coraggio che mi era restato varcai la porta. All'interno tutto sembrava normale; una normale cucina, un normale soggiorno e via dicendo. Bhe, tutto normale fin quando non mi imbattei nella testa impagliata di un leopardo. Vi starete chiedendo cosa c'è di strano in un trofeo impagliato? Niente, se non si conta il fatto che era vivo e che ferocemente mi soffiava contro. Non persi solo dieci anni di vita; infatti persi anche gli occhiali, almeno una coronaria e il pavimento sotto i piedi. Si, in poche parole mi ritrovai con il culo a terra. Intanto la testa di leopardo continuava a ringhiarmi contro e per una volta ringraziai gli dei per la miopia.

« a cuccia! Quante volte ti ho detto di non spaventare i nuovi arrivati?» disse la sagoma di un cavallo bianco.

«T-tu sai p-parlare?!» dissi sconvolta

«Bhe, non ci crederai mai, ma i centauri sanno parlare proprio come gli umani»

«tu sei un centa..che?»

«Un centauro, creatura mitologica semiumana che al posto delle gambe ha quattro zoccoli»

«so cos'è un centauro...» presi gli occhiali e lo guardai di nuovo. Il busto muscoloso di un uomo di mezz'età dalla folta barba e capelli lunghi si ergeva sul manto perfettamente bianco di un cavallo. Mi guardava con aria divertita mentre incrociò le braccia al petto.

«Devo dedurre che il pavimento sia al quanto confortevole » disse il centauro sogghignando

Imbarazzata mi alzai.

«potrei conoscere il tuo nome, figliola?»

«mi chiamo Crystal Cold, signore»

«ah, sono allergico alla formalità, mi fa sentire vecchio. È un piacere fare la tua conoscenza, io sono Chirone il direttore delle attività del campo. Vieni, andiamo nell'altra stanza» così ci allontanammo dal ghepardo.

Chirone mi scortò nella stanza seguente. Ci sedemmo intorno al grande tavolo di ginepro. Seduti insieme a noi c'erano una ventina di persone. Erano ragazzi e ragazze di tutte le età che mi fissavano incuriositi. Tutti tranne Alice e Will che sorridenti si sbracciavano facendo a gara a chi si faceva notare di più. Che scemi...

«mi stai prendendo in giro? Non solo sporchi la porta di casa mia, ma rubi anche il mio posto a sedere? Vuoi farmi innervosire? Perché ci stai riuscendo alla grande, ragazzina»

Tra tutti i possibili posti a sedere mi ero seduta proprio al suo... Questa è pura cattiveria!

«Mi scusi, Mister-a-volte-Leopardi-mi-bacia-le-scarpe. Non sapevo che era il suo posto e poi mi sembra alquanto esagerato prendersela per uno stupido posto a sedere» dissi mentre mi alzai. L'aria improvvisamente si immobilizzò, si creò un silenzio sordo e il terreno cominciò a tremare. Mi guardai intorno impaurita, tutti i ragazzi guardavano Nico; così spostai anch'io lo sguardo sul corvino. Era arrabbiato, terribilmente arrabbiato. «Figliolo, stai bene?» disse il centauro preoccupato.

«Tu, stronza che non sei altro, mi hai davvero stufato; hai davvero superato il limite» il tavolo iniziò a tremare pericolosamente. «i-io.. Io n-non»dalla paura non riuscivo a formulare nemmeno una frase decente.

« tu cosa? Non volevi farlo? Ti dispiace? Ne ho fin sopra i capelli delle tue scuse, credo che sia arrivato il momento di darti una lezione». Una scossa percosse il pavimento che tremò di nuovo , fu così violenta che si creò una crepa. Tutti si alzarono per cercare di placare Nico invano. Il ragazzo continuava a guardare ferocemente nella mia direzione avanzando verso di me e spostando chiunque si trovasse davanti. Non sapevo veramente cosa fare, il corvino era a pochi passi da me. Ad un tratto dalla crepa uscì uno scheletro armato di una lancia che minacciosamente respingeva chiunque cercasse di mettersi tra me e Nico. Cominciai ad indietreggiare ma purtroppo il muro toccò la mia schiena prima del previsto «ora non puoi più scappare, ultime parole?» Nico aveva in faccia lo sguardo di uno psicopatico; se prima avevo paura adesso me la stavo facendo sotto letteralmente. «Stai lontano da me» gli intimai. «oh, la gattina ha deciso di tirare fuori gli artigli? Peccato che la tua voce ed il tuo tremare ti tradiscono» si prese gioco di me, poi prese la sua spada e lentamente l'avvicinava alla mia gola. Disperata feci appello a tutta la mia forza, chiusi gli occhi. Purtroppo non successe niente, ci provai e riprovai ma il risultato era sempre lo stesso. Ormai la spada era a pochissimi millimetri. «ho detto, NON. AVVICINARTI.» urlai e finalmente accadde qualcosa. Davanti a me si ergeva una figura informe di un accecante color bianco. Solo dopo capii di cosa si trattasse. Gli occhi totalmente neri, il naso quasi inesistente, al posto delle braccia aveva delle affilatissime schegge di ghiaccio e, infine, al posto dei piedi si allungavano delle orribili zampe. Era strano, sembrava la versione horror di un pupazzo di neve. L'uomo restava fermo davanti a me, quasi a volermi fare da scudo. Intanto tutti cominciarono a commentare la creatura che si frapponeva tra me e Nico.

«Non è possibile...» disse Chirone visibilmente preoccupato.

Terrorizzata misi le mani davanti alla bocca. Come scaturito da un meccanismo il mio pupazzo di neve attacco violentemente Nico che anche se era sorpreso riusciva a parare ogni colpo. Un fendente, una parata e ancora un'altro fendente. Poi la spada di Nico sfregò è distrusse il ghiaccio. Un rumore sordo si fece largo nei miei timpani mentre un dolore cupo e freddo si fece spazio nel mio petto costringendomi a piegarmi. Nico continuava a penetrare nel cuore di ghiaccio della mia creazione; e più penetrava, più il freddo ed il dolore si impossessavano del mio corpo piegandomi sempre di più. Fin quando non lo trafisse totalmente. Urlai per il dolore mentre l'uomo si tramutava in piccolissimi frammenti di ghiaccio. Alice e Will preoccupati si avvicinarono e dopo aver scambiato un cenno di intesa con Chirone il biondo mi prese in braccio, ebbi il tempo di sentire 'la seduta è sospesa' poi per la seconda volta in un giorno rividi l'infermeria.

In your Eyes [Nico Di Angelo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora