Capitolo 5.

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Capitolo 5.
" Louis." Sussurro andandogli in contro, lui mi sorride e mi saluta con un bacio sulla guancia.
"Scusami per il ritardo." Continuo imbarazzata.
" Figurati, anch'io sono arrivato pochi minuti fa." Risponde sorridendo mentre io guardo il mare che si estende dinanzi a me.
"Di cosa volevi parlarmi?"
" Andiamo in riva al mare, lì è sicuro che nessuno possa sentirci." Dice porgendomi la mano che io afferro.
Scendiamo lungo la discesa di legno e prima di poter camminare sulla sabbia mi accovaccio così da poter levare le scarpe e non sporcarele, Louis segue i miei stessi gesti e mi sorride, sembra molto pensieroso.
Scendiamo dalla discesa e iniziamo a camminare verso la riva.
" Prima in ufficio volevo parlarti di Harry." Inizia guardando il mare nella sua inifinità.
" L'avevo immagginato."
" Volevo parlarti un po' di lui..."
" Mi fa molto piacere, almeno conoscerò un po' di lui e così mi sarà più facile agire." Rispondo sorridendo lievemnete.
" Bene, volevo iniziare col dirti che il cammino che hai appena intrapreso con Harry non sarà un cammino composto solo da salita, anzi credo che di salite non ne vedrai molte." Continua accennando una risata, sta volta però guardandomi.
" È il mio lavoro, ci sono abituata."
" Con tutto il rispetto ma non credo che tu abbia mai avuto un caso come quello di Harry."
" Si, ho avuto molti casi come quello di Harry. Sai quante persone hanno deciso di non parlare più a causa della morte di un parente..." Ametto guardandolo.
" Par... ah si giusto, hai ragione." Risponde distogliendo lo sguardo da me.
Sembra pentito o qualcosa del genere.
" Louis tutto bene?"
" Oh si certo, cosa dovrebbe andare male?" Chiede ridendo stranamente.
Scuoto la testa inziando a guardare dinanzi a me.
" Volevo dirti solo una cosa, trattalo bene, cerca di prenderlo per il verso giusto." Dice dopo attimi di silenzio.
" Certo che lo tratterò bene, perchè non dovrei farlo?"
" Intendo anche se un giorno farà qualcosa di sbagliato tu passaci sopra..."
" Credo sia normale che io lo farò, d'altronde credo che nel suo stato tutti a volte comettono errori, anche se non ho capito in pieno cosa intendi." Rispondo osservandolo, dal suo volto capisco che ci sia qualcosa che non va, ma non voglio fare domande, sembrerei indiscreta.
"Lascia stare, tu dimmi solo che ci passerai sopra." Chiede fermandosi d'improvviso.
" Te lo ripeto, ci passerò sopra in tal caso che Harry facesse qualcosa di sbagliato." Rispondo fermandomi anch'io.
Lui annuisce infilando le mani nelle tasche dei jeans, questo è un comportamento da chi è in un certo senso nervoso, sono una psicologa riesco a capire il linguaggio dei corpi.
" Tu ed Harry come vi siete conosciuti?" Chiedo spezzando il silenzio riniziando a camminare.
" Io ed Harry ci conosciamo da quando siamo nati, i nostri genitori sono amici per la pelle tutt'ora.
Da bambini passavamo la maggior parte del nostro tempo lun con l'altro, proprio come facciamo ora l'unica differenza però è che a quei tempi c'era anche Colton." Inizia abbassando il capo.
" Se non vuoi parlarne possiamo cambiare argomento."
" No no, mi piace ricordarlo nei suoi momenti felici." Dice sorridendomi.
" Eravamo come i tre moschettieri, inseparabili.
Harry era più piccolo di noi di due anni e mezzo, quasi tre, so che può sembrare niente ma non è così."Continua.
" Posso capirti, anch'io e mia sorella abbiamo tre anni che ci differenziano."
" Ma nonostante questo condividevamo tutto, ma proprio tutto.
Uscivamo insieme, eravamo leali l'un con l'altro e ci raccontavamo tutto.
In fondo anche noi ragazzi abbiamo bisogno di confidarci con qualcuno anche se a volte non sembra.
Ricordo tutti i nostri momenti trascorsi assieme, dai più belli ai più brutti, perchè si, condividevamo non solo i momenti belli ma anche quelli brutti.
Come la separazione dei miei genitori, avevo soltanto quattordici anni ero appena diventato adolescente quando i miei presero la decisione del divorzio, inevitabile dire quanto ho pianto a causa di questo.
Ero come tutti gli atri ragazzi della mia età, volevo anch'io la mia famiglia unita, non sopportavo l'idea della separazione.
I miei genitori d'altronde non mi avevano comunicato questa notizia loro di persona, ma ne sono venuto al corrente ascoltando una conversazione tra mia madre e quella di Colton ed Harry.
È stato un colpo per me, avevo preso la decisione di non uscire più da casa e di godermi quegli ultimi mesi che mi erano rimasti prima che i miei divorziassero, mi deprimevo in camera mia ma poi sono arrivati Harry e Colton che mi hanno preso di peso e portato fuori a godermi la vita." Racconta la sua storia asciugandosi una lacrima per la commozione che gli hanno trasmesso i ricordi.
" Di peso?" Cerco di sdramatizzate, anche se dentro di me anch'io sto in un certo senso piangendo.
Sono una donna che si commuove facilmente.
" Si, letteralmente." Risponde anche lui ridendo.
" Possi chiederti una cosa?"
" Certo dimmi."
" Io ricirdo che al liceo i tuoi genitori stavano assieme." Sentenzio accigliandomi, non mi sto sbagliando, lo ricordo bene.
Anche perché conducono lo stesso lavoro dei miei e una sera vennero a cena da noi.
Tra architetti si sa queste cose accadono.
" Si, anche perchè sono tutt'ora sposati. Mia madre ha scoperto di essere rimasta incinta mentre stavano preparando le carte del divorzio ed in quel preciso momento ha capito che l'amore che provava per mio padre non era svanito.
Quindi da tragedia per quanto riguarda il divorzio si è trasformato in gioia grazie alla gravidanza." Risponde sorridendo.
"La nascita della piccola combina guai di Lily giusto?" Chiedo ricordando di quando le facevo a volte da baby sitter.
" Si, con la sola differenza che ora ha tredici anni."
" La ricordo ancora quando correva per casa durante le cene di lavoro."
" Anch'io è sempre stata una rompiscatole."
" Carina però, immaggino ora che stia crescendo, sarà sicuramente una bella ragazza." Penso ad alta voce sorridendo al suo ricordo.
" Già, la mia rompiscatole sta crescendo, e sta diventando anche troppo bella per i miei gusti."
" Geloso eh?"
" Mi sembra normale, non voglio che qualcuno me la porti via." Risponde alzando le spalle.
" Comprensibile è pur sempre la tua sorellina minore."
" Già."
" Toglimi una curiosità."
" Si certo, dimmi."
" I genitori di Harry mi hanno detto che lui si confida soltanto con te, è vero?" Chiedo osservandolo, lui sorride e annuisce.
" È vero, Harry parla solamente con me da ormai tre mesi. Quindi se prima trascorrevamo tutta la giornara assieme ora anche la notte, sto cercando di stare sempre al suo fianco così che lui continui a parlare." Risponde fermandosi e sedendosi sulla sabbia quasi vicino alla riva, poi con la mano destra mi fa segno di affiancarlo.
Mi siedo al suo fianco ed inizio ad osservare la luna piena che man mano sta per toccare la vetta.
Restiamo così per alcuni istanti finchè Louis non prende parola.
" Alla fine hai deciso di dicentare una psicologa... ricordo quando frequentavamo lo stesso cordo di psicologia che durante le lezioni raccontavi ai prof di quanto tu fossi indecisa su quale indirizzo scegliere per il college."
" Già, lo ricordo anch'io."
" Alla fine perchè hai scelto di intraprendere questa carriera?" Chiede osservandomi.
" Perchè ho sempre pensato che questo fosse quello che avrei voluto fare da grande, anche da bambina lo pensavo. Ho sempre adorato aiutare le persone che avevano qualche problema interiormente."
" Anch'io una volta se ricordi ti ho detto che avresti dovuto laurearti in Psicologia Clinica della Salute."
" Si ricordo, quel giorno il professore di psicologia mi aveva vista piangere in un angolo della classe e intuendo la motivazione ad inizio lezione ha deciso di fare un sondaggio a mia insaputa. Ricordo ancora il titolo." Rispondo ridendo.
" Come non ricordare " Brooklyn in crisi, aiuto." "
" Già, tu invece cos'hai scelto alla fine?"
" Lettere."
" Sei laureato in lettere?" Chiedo spalancando le palpebre.
" Si..." Risponde arrossendo.
" Sto parlando con un futuro filosofo." Scherzo dandogli una leggera gomitata al fianco destro.
Lui ride portando la testa all'indietro per poi portarsi una mano tra i capelli per aggiustarli.
" Magari... ora sono soltanto un professore del liceo." Amette tornando serio ma non eliminando del tutto il sorriso dalle labbra.
" Buon inizio." Lo prendo in giro.
Un cellulare scquilla interrompendo le nostre risate mentre io sobbalzo appena per lo spavento.
Louis mi sorride e mimando con le labbra uno "scusa" risponde al suo cellulare.
" Harry dimmi." Risponde guardandomi, credo stia aspettando una mia reazione.
" Si ho capito... ora non potrei per-, si arrivo." Farfuglia tutto così velocemente che capisco solo alcune parole.
Riaggancia e sbuffa guardando le stelle sopra la sua testa.
" Problemi con Harry?" Chiedo osservandolo.
" Si devo tornare a casa nostra perchè ha un problema con una ragazza."
" Non parla ma bensì ha rapporti con le donne. Buono a sapersi, userò questa informazione come punto a mio favore." Penso ad alta voce mentre Louis si acciglia.
" Ho paura di te." Dice scherzando mentre ride.
" Fai bene, a volte mi faccio paura io stessa di quello che mi passa per la mente."
Lui ride e si alza pulendosi i jeans che indossa, poi mi porge una mano che io afferro prontamente e insieme ci avviamo al bar lì vicino.
Entriamo nel parcheggio del bar e Louis si accosta vocino ad un'auto blu notte, molto cool.
" È stato bello passare questo breve arco di tempo con te, ma ora devo proprio andare. Vuoi un passaggio?" Chiede aprendo lo sportello al lato guidatore della sua automobile, io scuoto la testa ed accenno un sorriso.
" No grazie, mi verrà a prendere un amico."
" Posso fidarmi?"
" Si che puoi."
" Bene allora io vado..." Sussurra sorridendomi.
" Alla prossima, ma ricorda che devo dirti ancora un paio di cose importanti."Continua.
" Certo, quando sei disponibile chiamami." Rispondo scuotendo la mano in segno di saluto, lui ricambia e facendomi l'occhiolino entra in auto partendo a tutto gas.
Lo osservo sfreccaire via e dopo neanche due secondi già non vedo più l'auto.
Sospiro e prendo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
Compongo il numero e dopo tre squilli risponde.

" Ehi Baby."
" Ciao Riley, scusa se ti disturbo tuo fratello ti ha detto qualcosa riguardo sta sera?" Chiedo gentilmente.
" Oh si, non muoverti da lì, due secondi e sono da te." Risponde frettolosamente mentre un rumore mi rompe i timpani.
" Anche mezz'ora Riley va tranquillo, basta che non corri." Rispondo sorridendo sapendo cosa stia succedendo dall'altro lato del telefono.
" Si certo, arrivo." Ribatte chiudendo la telefonata.
Controllo il cellulare e rido leggermente, sempre il solito piccolo e sbadato Riley.

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