VIII.

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POV'S LUCIFER.

Non la sopportavo, era inconcepibile ciò che aveva fatto, se n'era andata, così: di punto in bianco.

Ero a scuola, seduto alla mia solita e monotona cattedra, ed il suo posto era vuoto, oggi pomeriggio mi avrebbe sentito, l'avrei trovata in pochi istanti; avevo finito di fare lezione prima, il mio sguardo era perso nel vuoto, ed il vociare femminile era impresso nelle mie orecchie, ma non avevano quella voce. Sentivo frasi del tipo: 'oggi il professor Morningstar sembra triste.','Alicia, dovresti tirarlo su di morale dopo scuola.','magari ti alza pure la media.'. Peccato che ignoravano il fatto che io le sentissi, anche molto bene. La campanella determinò la fine della lezione, salutai tutti gli studenti; stavo sistemando gli ultimi test, quando notai una ragazza dai capelli rossi con gli occhi verdi, ferma davanti alla mia cattedra.

"La lezione è finita, e questa sarebbe la mia ora vuota, è pregata di proseguire con il suo orario scolastico." le mostrai uno dei sorrisi più falsi di tutto l'inferno.

"Professor Morningstar, giusto?" disse sensualmente.

"Certo, e tu devi essere Alicia, dico bene?" appoggiai la schiena allo schienale della sedia ghignando.

"Si ricorda il mio nome?" gli occhi le iniziarono a brillare.

"No, prima ho sentito le tue amiche dire certe cose poco consone su di me." iniziò a ghignare, lei invece sarebbe diventata tutta rossa.

"Quindi, sa già le mie intenzioni?" passò il dito sulla cattedra, per poi posizionarsi davanti a me.

"Sì, e se non vuole essere espulsa, le consiglio di smetterla, sono qui per lavorare, non per giocare con una bambina, sennò avrei fatto il babysitter; mettiamo in chiaro che io odio i bambini." cercai di levarmela da sopra, ma più tentavo, più lei si avvicinava, ad un certo punto si sedette sopra di me.

"Non menta, so che le piace." provavo solo disgusto, e ribrezzo.

All'improvviso sentii la porta che si spalancò, una figura femminile, abbastanza minuta comparve, mi levai subito la rossa da sopra facendola cadere per terra. La mascella mi cadde quasi per terra, non potevo crederci, un mix di rabbia e felicità si fece spazio dentro di me.

"Scusi del disturbo ma dovevo consegnarle il compito." disse duramente, avvicinandosi alla cattedra, guardò con ripugnanza la ragazza per terra.

"Scusi per il ritardo, e buona giornata professor Morningstar." sputò acida, guardandomi negli occhi, erano così cupi, non mi sono mai sentito così...male.

~

POV'S SARA.

"Dove sei stata?" la voce seria di Mazikeen comparì nella mia stanza.

"Sono andata a trovare mio padre, avevo bisogno di stare un po' da sola, scusami Mazi, davvero." mi scusai, non avevo molte forze, era da tutto il giorno che ero in soprappensiero, non riuscivo a concentrarmi, ero incapace di fare tutto.

"Come mai volevi staccare un attimo?" incrociò le braccia sotto al seno, alzando un sopracciglio.

"Mi sentivo come...compressa, tra lo studio, Lucifer che mi sta sempre addosso, ed Aaron che vuole riallacciare con me, non so cosa sia peggio." mi misi le mani tra i capelli, svenendo sul mio letto.

"Non sembra averti fatto molto bene questo viaggio." ghignò sedendosi accanto a me.

"Non è tanto il viaggio, anzi, è la sorpresa che mi sono trovata stamattina a scuola." sospirai.

Corrugò la fronte guardandomi, "C'entra il Diavolo?", annuii sonoramente.

"Che è successo?" mi abbracciò, il calore del suo corpo si mischiò al mio.

"Nulla di che, ho trovato Alicia, che sarebbe quella con cui mi ha tradito il mio ex, sopra Lucifer." mi sono sentita abbastanza stupida quando li vidi.

"Ci stai male?" mi accarezzò i capelli dolcemente.

"In effetti sì, ma non so nemmeno io il perché, nel senso, non mi sento legata a lui in un particolar modo sentimentale, anzi, solo che...mi sono sentita usata, e presa in giro; e se mi prendi in giro, mi perdi." dissi mordendomi il labbro.

~

"Si può sapere dove cazzo sei stata?" mi urlò in faccia, le vene sul collo erano gonfie.

"Sarà un problema mio dove sono andata." lo superai andando in cucina, non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Sentii una fitta dolorosissima alla schiena e poi nella parte posteriore della testa, notai che mi aveva inchiodata alla porta d'ingresso, posizionò le mani ai lati del mio cranio, deglutii.

"Forse non hai ben chiara la situazione, ogni tuo problema, è anche mio." sussurrò al mio orecchio.

"Ho avuto paura di perderti." continuò poco dopo, non sapevo che pensare, mi faceva schifo, proprio come Aaron e Alicia.

"Togliti Lucifer." dissi cercando di non guardarlo negli occhi, non dovevo, non potevo.

"Scordatelo, e guardami." non risposi, guardai in tutti i punti della stanza che c'era dietro di lui; una sua mano mi prese con forza il mento girandomi verso di lui.

"Voglio la verità, solamente la verità." sussurrò a pochi centimetri da me, misi le mani sul suo petto spingendolo via da me.

"Vuoi sapere la verità? Il primo giorno in cui venni al Lux, sono andata a casa presto perché il giorno dopo avevo scuola, e non perché c'era mia madre che mi aspettava, tu non sai nemmeno quanto vorrei che lei fosse qui, invece no, è morta quando io ero piccola, sono stata con i miei nonni fino a qualche anno fa, e ieri sono andata finalmente da mio padre, non lo vedevo da quando era morta lei, ed è stato bello rivederlo. Ma non puoi capire." gli urlai con le lacrime agli occhi, non sapevo che pensare, mi sentivo totalmente vuota. Un cipiglio gli si formò sul viso, poi mi abbracciò.

"Per qualsiasi cosa, ci sono." sussurrò fra i miei capelli.

"No, te ne sei andato oggi pomeriggio, con Alicia." non ricambiai l'abbraccio, sapendo che qualche ora prima, l'aveva toccato lei.

"Lei non è niente, ero contrario dolcezza, sto lottando per te." sbuffai, bugiardo.

"Non recitare, non con me, per favore." feci smorfia di disgusto. 

the dark side of the glance - lucifer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora