Alla festa di Capodanno - P. 2.2.

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"Non si sente bene, permesso, fateci passare per favore".

Sento la voce di Fabio rimbombarmi nella testa insieme a non so quante altre che si lamentano perché passiamo loro davanti.

"Uscite per favore, uscite, ha bisogno di un po' d'aria. Se andate in fondo di là poi a sinistra, vicino al bancone degli alcolici, lì dietro c'è un altro bagno molto più grande e pulito" sento dire da Fabio mentre fa uscire le ultime ragazze rimaste qua dentro.

Mi appoggio al marmo freddo e allungo il viso verso il lavandino, mentre sento girare la chiave nella serratura.

"Ora non c'è più nessuno" mi si avvicina e apre il rubinetto davanti a me.

"Sciacquati la faccia e metti i polsi qualche minuto sotto l'acqua fredda, vedrai che sarà efficace quasi quanto vomitare".

"Guarda che non sto per vomitare, non è mica la prima volta che bevo".

Oddio, non sarò una gran bevitrice, ma non mi aveva mai fatto questo strano effetto.

"Sì però a pancia vuota non mi è sembrata una gran bella idea".

E tu che ne sai che sono a pancia vuota? A sì, dimenticavo, sei con me dalle sette di stasera.

"Ma non dovevi essere a ballare con Sara? Cosa ci fai qui?" gli dico mentre mi sciacquo il viso.

"Mai stato a ballare con Sara".

Pure bugiardo, fantastico.

"Veramente ti ho visto che stavi andando in pista con lei".

Vediamo ora come ribatterà.

"Mai arrivato in pista, sono venuto subito dietro di te, ti ho perso di vista per un attimo e poi ti ho ritrovata ciucca".

Ah, allora non ti sei strusciato in pista con lei?

"Non sono ciucca, ma se sapevi che giù di là c'era un bagno perché mi hai portata fin qua?".

"Non lo sapevo, credo che non ci sia nessun bagno giù di là, infatti ti conviene muoverti se devi vomitare, prima che tornino tutte di qua e prevedibilmente incazzate non poco con me. Se no andiamo a mangiare un boccone che magari ti ripigli".

Che strano tipo, sembrava così banale, così ordinario, e invece.

"Sto meglio, sto meglio, sì, forse è una buona idea quella di andare a mangiare qualcosa".

Usciamo dal bagno e ci dirigiamo verso un bancone dove dal profumo sembrano esserci state tante cose buone da mettere sotto i denti, ma ora pare non esserci rimasto più niente.

"Cos'avete ancora da proporci?" chiede Fabio a un signore grassoccio, non troppo alto, con dei lunghissimi baffi neri.

"Non ne diamo più a quest'ora, stiamo ritirando, mi spiace, ma verso le cinque attaccheremo con le colazioni".

Queste parole mi lasciano un po' delusa, nell'aria si sente ancora un forte profumo di pasta al forno, mi aveva fatto venire un certo languorino.

"Vieni con me" all'improvviso gli occhi di Fabio si illuminano, proprio come se fossero stati attraversati dal classico lampo di genio.

Lo seguo in mezzo alla folla fino a davanti una porta chiusa con scritto sopra Cucine vietato l'ingresso.

"Ma che fai?" gli dico quando lo vedo aprire la porta e infilarsi dentro.

"Stammi dietro e non parlare" mi prende la mano e mi tira dentro.

Ci troviamo in un locale grande pieno di carrelli d'acciaio poco più alti di noi, messi uno di fianco all'altro, formati da cinque ripiani l'uno, quasi completamente vuoti.

VICINI DI PIANEROTTOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora