Nella vita non temere pensa a tutto l'infermiere

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Avete mai provato la sensazione di arrivare in orario, di fare le cose con calma senza corse o ansia?
Beh, io mai.

Sono terminate da poco le vacanze di Pasqua -che poi cinque giorni di stop valgono come "vacanza"?- ed è incredibile quanto riesca ad essere ritardataria. Non per nulla mamma mi ha soprannominato la ritardataria cronica. Ma è più forte di me, credo sia nel mio DNA.

<<Ci vediamo domani mattina!>> strillo, passando di volata in cucina in cui sta cenando la famiglia al completo.

<<Sorellona?>> dice una vocetta dolce come il miele, mettendosi in ginocchio sulla sedia. Con lo zaino sulle spalle e il casco in mano, fremo per andarmene altrimenti arriverei in ritardo, ma mi avvicino lo stesso.

<<Dimmi Diana.>> esclamo, scompigliandole i capelli biondi con una mano. Papà sorride, adora vedere quanto sia unita la nostra famiglia, nonostante a volte per lavoro lui sia costretto a perdersi tanti momenti importanti delle nostre vite.

<<Le chiavi del motorino sono qui.>> e le indica con un ditino minuscolo. Mamma scuote la testa e alza gli occhi al cielo, tra le altre cose sono anche parecchio sbadata.

Afferro le chiavi dal pupazzetto a forma di pellicano multicolore, do un bacio a Diana e corro per le scale. Ovviamente l'ascensore è fuori uso, di nuovo, sarà la decima volta solo in questo mese. Se non fossi in mega ritardo me la sarei data con molta calma, invece quasi volo tra le rampe di scale. Veloce come un fulmine sfreccio con lo Scarabeo tra le macchine, fino ad arrivare in ospedale. Parcheggio, aggancio la catena ed entro da una porta di servizio. Per l'ennesima volta, giuro che non si ripeterà più.

Spalanco la porta dello spogliatoio femminile, indosso la divisa bianca e lancio i vestiti e lo zaino in un armadietto. Corro per altre due rampe di scale, affretto il passo nell'ingresso principale mentre mi lego i capelli in una coda alta. Raggiungo il pronto soccorso con il fiatone, ma con solo due minuti di ritardo.

<<Lo sapevo! Sgancia Manu.>> esclama raggiante David, allungando una mano verso un Manuel stizzito. Dalla tasca della divisa tira fuori cinque euro e li passa al ragazzo, guardandomi male.

<<La prossima volta vedi di arrivare più tardi, ok?>> borbotta, e alzo gli occhi al cielo. Dovevano smetterla di scommettere su di me. David butta un braccio sulle mie spalle, e ridacchia.

<<Sei una gran fonte di guadagno Lù.>> sussurra, avvicinando le labbra piene al mio orecchio. Il filo di barba che ha mi causa un po' di prurito, ma non lo respingo.

<<La dovreste smettere David, mi sembra di avertelo già detto.>> mormoro, facendo finta di essere arrabbiata.

<<Ragazzi, ci siete tutti?>> chiede il dottore di turno, un uomo sulla quarantina brizzolato ed imponente. È nuovo e giovane, ma sa il fatto suo.

David si scosta, restando però vicinissimo. Oltre a Manuel, sarà con noi per il turno notturno anche Ilaria, la tipica ragazza fissata con i social e le fashion blogger. Probabilmente diventare come Chiara Ferragni è il suo sogno, peccato che invece sia qui a doversi sporcare le mani per aiutare gli altri. Lancia un occhiata lasciva a David, che la ignora, e una disgustata verso di me. Forse ho qualcosa sul viso e non me ne sono accorta.

<<Bene, vorrei che D'Angelo, Rossi e De Martino mi assistessero nella sala visite. Parisi, tu sarai nella stanza di accoglienza, sai già come funziona vero?>>

Guardo il dottor Tornese ed annuisco, un po' delusa. Dovrò stare seduta su una sedia di legno consumata, di fronte ad un computer dell'antiguerra ed inserire le generalità dei pazienti. Dare loro un codice in base alla gravità della loro condizione e passare al prossimo, insomma, una noia mortale. Avrei preferito mille volte rendermi utile al suo fianco, aiutare davvero qualcuno che stava male.

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