"Non mi interessa il tuo nome, perché sei qui?" gli chiedo irritata.
"Te l'ho detto, ci vivo" dice calmo.
Non sto capendo niente.Decido di andare in camera per dormire, mi ci vuole un po' di riposo.
Dopo poco sento che qualcuno mi scuote violentemente. Apro gli occhi, confusa. Vedo il ragazzo di prima, Gionata, che mi parla ma ancora stanca, non capisco niente.
"Eh?" gli chiedo.
"Sei sul mio letto, dolcezza" dice annoiato. Io lo guardo e poi realizzo.
Mi alzo e vado sul letto di sopra.
Mi riaddormento.Mi sveglio di colpo, è ancora notte, mi hanno svegliato dei rumori. Mi alzo e vado in cucina, apro il frigo e bevo dell'acqua. Mi siedo sul divano e realizzo cosa fossero quei suoni: dei gemiti di piacere. Che cazzo di schifo, sono mamma e il tipo.
Però noto anche che la finestra è aperta, terrorizzata scosto le tende e vedo che c'è Gionata che fuma al balcone.
È illuminato dalla luce della luna e ogni volta che fa un tiro chiude gli occhi, come se stesse assaporando il dolce più buono del mondo. Fa uscire lentamente il fumo dalle sue carnose labbra e neanche accorgendomene getta la sigaretta e si gira velocemente.Mi guarda e ghigna. Quanto cazzo è irritante? Mi si avvicina e mi cinge i fianchi con le mani.
"Se vuoi guardare meglio, anche qualcos'altro, basta chiedere" dice maliziosamente. Io resto zitta e seria e lui smette di ridere.
"Quindi tu saresti il figlio di lui?" chiedo facendo sentire che sta gemendo.
"Direi di sì" dice ridendo ancora.Sarà molto difficile convivere con un ragazzo che non ho mai visto prima e di cui mia madre non mi ha mai parlato.
Non sono fatta per quelle famigliole felici che le domeniche escono a fare delle gite in montagna, o che mangiano insieme a natale e pasqua.Non ho nessun famigliare, a parte mia madre. Sono tutti morti.
Mi ricordo, da piccola, che stavo sempre con i miei nonni, ci ho vissuto per circa cinque anni. Mia madre era partita, da sola, e mi aveva lasciato a loro. Volevo un gran bene a mia nonna ma è morta, con mio nonno, in un incidente d'auto. Ricordo che quello fu il periodo più buio della mia vita.Ma come mia madre mi ha insegnato, tutto finisce, prima o poi.
Sono sicura che anche questa nuova storia di mamma, finirà, molto presto spero.Ritorno in camera e vedo che Gionata non c'è, probabilmente è uscito, mi metto di nuovo nel mio letto e dopo un po' mi riaddormento.
Mi sono appena svegliata e mi accorgo, dopo essere entrata in cucina, di essere da sola in casa.
Mi prendo tutto il mio tempo per mangiare e lavarmi, oggi non voglio fare niente.
Siamo a luglio e si muore di caldo, a mare non ci vado neanche se mi pagano, quindi non mi rimane che restare a casa tutto il giorno.Arriva l'ora di pranzo e io ho fame. Nessuno si è fatto vivo, quindi prendo del cibo a domicilio.
Appena finisco di mangiare vedo Gionata entrare in casa con il gruppetto che ieri stava al parco.
Mi guardano e si siedono tutti attorno a me, sui divani. Io, abbastanza stranita, mi alzo e vado in camera per dormire.Mi sveglio e vado in bagno. Esco dal bagno e vado in cucina per mangiare, di nuovo. Che vita interessante, non è vero?
Noto, con dispiacere, che ci sono ancora i ragazzi di prima e adesso si è aggiunta anche la ragazza di ieri.
Dio, che odio.
Comunque, sono amici di Gionata, e questa è anche casa sua quindi non li posso cacciare. Un ragazzo, più o meno alto, mi si avvicina.
"Mario, piacere" dice sorridendomi e porgendomi la mano. Io lo guardo e me ne vado, come ho detto non voglio fare amicizia con nessuno.Decido, prima che faccia buio, di uscire per fare un giro in zona.
Ritorno nel parco del giorno prima e mi siedo sulla stessa panchina.
Mi si avvicinano dei tipi in tuta e con gli occhiali da sole, fanno abbastanza ridere. Non accorgendomene, mi esce una risata sommessa.
"Chi sei? Dove abiti?" mi chiede uno con una parte del sopracciglio tagliata.
"Sono Elena, abito lì" dico indicando, per l'ennesima volta il palazzo in cui abito.
"Matteo Privitera" dice presentandosi. Lo guardo e inizio di nuovo a ridere sommessamente.
"Vieni, ti presento gli altri" dice iniziando a camminare sotto dei portici.
Io titubante, lo seguo.
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