CANTO II

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Lo straziante iorno andava all'imbrunire

e io m'apprestavo a far quella discesa

ch'atten color ch'a Dio obbedire

non vollero e a Lui mosser sempre offesa.

Grande impresa il Sommo Imperator

m'avea affidato ma io ben intesa

non l'avea sicché al dittator

clemente mi rivolsi:"Condottier

nobile e forte, perch'io peccator

misero, debba affrontar gesto alter

come esto che tu saggiamente

proponi, debba viaggiare pel ner

mondo, ove regna ciò ch'ombra la mente,

sicché molti lascian la retta via

per abbracciar quel torbido torrente

ch'allontana lo Sacro Cuor di Maria,

lo divin suo amore, il giovan soccorso

suo, immettendo l'anima nella via ria?"

Rivolte este parole, lo cuor mio arso

era dal di conoscere desiderio

el motivo dell'impresa. "Accorso

son io" disse il prode cavaliero:

"in aiuto tuo perché così vuole

il Cielo decimo. È ver ch'io imperio

su molte anime ma il poter del Sole

è così grande che io interpellar

non posso Colui che sempre si duole

quando il Diavolo un figlio fa cascar.

Metti a tacer ogni tuo scrupolo

e lascia a Dio il tuo cuor conquistar

perché Egli, sin dal primo secolo,

altro non vuole che regni Amore

tra voi fratelli. È già miracolo

la fede che tu hai nel Salvatore.

Se l'avessi potuto conoscere!

Seguimi ora nel luogo del dolore.

Ogni favel qui si venga a chiudere

e avviamoci nel regno senza gloria."

E come un fior che s'inizia a schiudere

al suono delle voci del Cantoria,

varcai la soglia dell'impervia porta.

M'aiuti or soltanto la mia memoria

per parlar di quella zona contorta

e a ciò collabori il mio alto ingegno

ora che solo l'Alto Amor conforta

l'anima mia, ch'ancor el disegno

divin ricorda e io con lungo respiro

traccio il passo di quel luogo indegno.

Varcata la soglia, tirai un sospiro

e subito sentii urla di furore,

m'avvolse il dolce soffio di Zeffiro,

chiusi il naso per l'orrido fetore

che rivestia il regno della morte,

L'InfernoWhere stories live. Discover now