L'Inferno

CANTO IV

"O giovin ch'attingi all'Elicon fonte"

disse a me il massimo pontefice

"esto rivo avanti a noi è l'Acheronte

ch'a solcar è costretto ogni carnefice

del mal, lo qual, se ben ragiono,

trova in esto loco ogni sua radice

e quell'uom, che com vedi è tanto buono,

è il loro dolce traghettatore

che, com sai, è Caronte dimonio.

Molti in lui vedon lo primo dolore

per il cruccio ch'egli loro infligge,

altri, lui vedendo, vedon l'errore

e allor sadica spada li trafigge;

altri ancor non si penton del mal fatto

sicché neppur l'eterno strazio affligge

este anime, del Diavolo artefatto.

Forza, giovin poeta, fa la missione

del tuo Dio e seguimi in questo anfratto

ché sarà per te e i tuoi frati cagione

d'ogni bene." Ciò udito, io fissai

le mie pupille in Caron dimòne

e, volgendo un po' la vista, guardai

una schiera d'anime in su la riva

e io, con lento passo, verso loro andai.

Vidi allor come ognun di lor soffriva

per li colpi di remo che, com frusta,

con modesta furia lor infieriva

lo prim servo di quella casa angusta.

Io mi feci avanti con fare arguto

mentre i tristi spirti sulla vetusta

barca salian e allor il canuto,

poscia che me, anima viva, ebbe visto,

volse a me l'odioso suo volto irsuto

sicch'io mi feci d'audacia sprovvisto

e desiderai tornare indietro

ma egli disse:"O passeggero imprevisto,

vano è per te fuggir el loco tetro

però tua presenza fa me credere

e il passaggio dei successor di Pietro

per esto fiume fa me presumere

che nulla possa il tuo Dio con voi umani

sicché molti qui verranno a vivere.

Tutti color del creato son lontani

dalla spiaggia che è porta di salvezza

in special modo color che cristiani

si dicon ché carchi son d'abiettezza.

Tu, però, allontanati dalla barca

ché nel cuor tu se' pien di gentilezza

e tu dovresti guidar la quarta Arca

ma è vano ché questo sarà il neo mondo!"

Il buon amico d'ogni eresiarca,

ver nemico d'ogni uom verecondo,

fissò verso me e il duce il suo sguardo