1) Offrimi da bere

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Il foglio davanti a loro era bianco. Bianco come la faccia di Shawn, che sembrava dovesse vomitare da un momento all'altro.

Continuava a strofinarsi la mano sudata sul tessuto dei jeans, senza neanche curarsi di non darlo a vedere. Era così nervoso.

E il foglio era bianco da più di mezz'ora.

Niall non sembrava neanche intenzionato a rompere quel silenzio imbarazzante - almeno per Shawn - che si era creato e continuava a scrutare l'altro facendolo agitare di più.

L'irlandese avrebbe voluto dargli un colpo con la mano e dirgli di smetterla. Perché di certo non l'avrebbe mangiato. Ma decise di non farlo, consapevole che se avesse fatto notare al più piccolo che il suo nervosismo era così rumoroso in mezzo al silenzio, lo avrebbe mandato nel panico.

«Shawn.»

Il ragazzo dai capelli castani sobbalzò al sentire il suo nome, alzando lo sguardo dal foglio e lasciando andare la penna che teneva in mano.

«Ho la mente vuota. Non riesco a scrivere né a tirar fuori nulla. Non sono proprio ispirato.» si giustificò il più grande, lasciandosi andare contro al divano di casa sua e passandosi una mano tra i capelli.

«Neanche io.» concordò Shawn in fretta, facendo risultare la sua voce fin troppo squillante. Maledizione.

Niall scoppiò a ridere senza poterne fare a meno e si avvicinò al più piccolo.

Shawn si irrigidì, mentre Niall lo afferrava dal collo, facendolo abbassare leggermente sotto al peso della sua mano. «Che ne dici di andare a berci una birra? Così ti rilassi un po', mh?»

«Fuori?» chiese Shawn, sperando di uscire da quella casa troppo grande che gli metteva soggezione.

«Sì. È una bella giornata dopotutto. Andiamo in qualche bel posticino a bere una birra. Magari vicino al mare. Che ne dici?»

L'unica cosa che Shawn riusciva a pensare in quel momento era: "dico che se non ti allontani e non smetti di accarezzarmi il collo con il pollice, svengo". Per sì e per no, annuì e basta.

«Ottimo. Prendiamo la mia macchina.» Niall si era messo finalmente in piedi e aveva raggiunto l'ingresso, alla ricerca delle chiavi della sua Range Rover.

«Alza il culo e andiamo, Shawnie.»

Il più piccolo si lasciò sfuggire un piccolo gemito dalle labbra, alzandosi in piedi e tirando un lungo respiro. Era solo Niall, cavolo! Poteva farcela.

Si erano conosciuti per la prima volta qualche mese addietro agli Awards e, tralasciando i messaggi sporadici che si erano scambiati su Twitter, quella era sostanzialmente la seconda volta che si vedevano, dopo che Niall era tornato ad LA e lo aveva invitato a casa sua. Per una collaborazione o qualcosa del genere, erano state le parole del biondo.

Shawn non riusciva a smettere di pensare che quella fosse la prima volta in cui erano completamente soli. Il suo nervosismo derivava prevalentemente da quello.

«Sai guidare?»

«Guarda che non sono così piccolo. Ho l'età per guidare e ho la patente.» il canadese si mise subito sulla difensiva. «Vuoi che guidi io?»

«Cosa? No!» Niall si mise a ridere. «Io ho molta più esperienza.» e gli fece l'occhiolino, appena prima di aprire lo sportello e salire dalla parte del guidatore.

Shawn avrebbe voluto sbattere la testa contro la carrozzeria scintillante dall'auto, perché aveva sentito le sue guance andare inevitabilmente a fuoco. Maledizione.

Salì in auto nel momento in cui Niall stava accendendo il motore, non volendo rischiare di farsi lasciare lì nel garage freddo.

Nonostante fosse chiuso in un cubiculo stretto con Niall accanto, Shawn stava iniziando a rilassarsi. Quasi per miracolo, eh. Dopotutto il biondo era intento a fissare la strada e gli lanciava solo degli sguardi di tanto in tanto, tra una parola e un'altra.

Song In Progress  //Shiall Moran//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora