Le lune e i soli passavano con un'inaspettata velocità e Louis si sentiva solo uno spettatore della sua ''vita'', come un bambino curioso che guarda annoiato la sabbia della clessidra che cade, scivola dall'altro lato, granello dopo granello.
Adorava la monotonia e l'amore materno che trovava giorno dopo giorno in Salima, che lo trattava con guanti di velluto bianchi.
Si divertiva a stare nelle cucine e preparare le più prelibate pietanze che, quando era appena arrivato, non riusciva a non guardare con gli occhi e la bocca spalancati (avevano rubato qualche pezzetto alcune volte ma la donna gli aveva fatto giurare di non dirlo a nessuno: «Alçak[1] se ti farai mai scoprire sarò più rapida io a tagliarti la lingua delle guardie a prenderti».
Va Bene, diciamo che più di una promessa era una minaccia ma Louis aveva comunque afferrato il concetto).
Si sentiva protetto quando voleva piangere o semplicemente voleva un abbraccio per far partire la giornata al meglio e lei era disposta a dargli tutto («Adesso me lo fai un bel sorriso?» increspava le labbra e lei lo guardava indignata «Ho detto un sorriso non una smorfia!» e allora ridevano entrambi).
Adorava quando ella gli faceva fare il giro di tutte le stanze che ancora non aveva avuto il modo di scoprire e di come lei cercasse di metterlo a suo agio con gli altri servi, esagerando avvolte («Ti dico che le piaci Lou! Ti guarda come fossi un dolce» disse lei battendo le mani mentre Louis scuoteva rapidamente la testa e arrossiva.
Magari Lui mi guardasse così.
Ma scacciava subito il pensiero arrossendo il doppio).
Il ragazzo non aveva mai avuto una madre e non sapeva esattamente se il rapporto che aveva con questa donna fosse "giusto", quello che ogni bambino aveva con la persona che lo aveva messo al mondo, ma lui trovava fosse perfetto.Più di una volta Louis aveva tentato di dirle anche un semplicissimo "grazie", che tanto semplice da dire non è.
Quante volte ci ritroviamo a dire grazie durante la giornata?
Pensateci un secondo: Lo dite tante volte? Poche? A chi? Perché?
Cosa significa realmente "grazie"?
Credete che sia una cosa scontata? Importante?
Per cosa va realmente usato?
Louis non voleva usarlo quando lei gli faceva un favore o semplicemente era gentile con lui, assolutamente no.
Quel "grazie" sarebbe dovuto essere unico.
Louis voleva farle capire com una sola parola che, anche se in poco tempo, le voleva bene.
Che le era grato per avere pazienza con lui.
Non voleva dirle un "grazie"di cortesia, quelli che diciamo ogni giorno quando compiamo quei piccoli gesti educati fra sconosciuti o a tavola con i nostri parenti.
Voleva dirle un "grazie" più importante perché quell'affetto non l'aveva mai avuto e si era affezionato a lei ma, anche se lo desiderava, non usciva nulla dalla sua bocca tutte le volte che aveva provato.
Lei non ci faceva caso, non aveva mai chiesto niente e non avrebbe mai chiesto finché lui stesso non fosse stato pronto. Ogni volta metteva un sorriso sornione sulle labbra guardando Louis come se fosse l'unica meraviglia della casa e anche per questo Louis la considerava importante.
Chi avrebbe detto di no ad una "monotonia" del genere?
Ma (sì, c'era e ci sarà sempre un "ma") c'era anche la parte frenetica, movimenta nella sua vita e Louis l'amava.
In quei mesi, da quando si trovava a palazzo, aveva combattuto con se stesso un' infinità di volte e il suo cervello era diviso in due parti, così come il suo cuore.
La parte razionale e la parte che pensava solo a sognare.
Harry (chi altro?) era un grosso punto interrogativo nella sua vita e passava i momenti solitari a cercare di capire.
Lo odiava per il suo carattere da saccente, ma lo amava per la forza e l'imponenza che il suo corpo sprigionava.
Odiava la sua superiorità, non poter possedere tutto quello che lui aveva, ma amava quando dedicava del tempo nella sua giornata per portarlo nella sua stanza e fargli vedere le stelle anche solo con una carezza veloce.
All'inizio non riusciva a capacitarsi di come facesse a guardare negli occhi l'uomo che aveva avuto solo parole e gesti crudi per lui, figurarsi se pensava che da lì a poche settimane si sarebbe ritrovato nel cuore della notte a sognarlo, ad immaginare che venisse da lui per dirgli quanto lo desiderava, quanto gli mancava il suo corpo.
Amava che quell'uomo dal cuore di pietra lo facesse suo ogni volta che ne aveva voglia e allo stesso tempo non sopportava che potesse sempre fare ciò che voleva.
Quante volte si era detto che non sarebbe più ceduto carnalmente a lui?
Che avrebbe tenuto testa al desiderio?
"Devi solo soddisfarlo, lasciarlo godere con il tuo corpo, non prendere piacere da ciò che ti fa"
Quante volte se lo era ripetuto nella testa davanti alla porta della sua stanza, mentre le mani sudavano e il respiro era veloce?
Ma Harry, evidentemente, era magico, perché ogni volta che varcava quella soglia dimenticava persino il suo stesso nome.
Lo faceva stare bene quando entrava in lui, avvolte con calma, gustandosi il momento, oppure con pura rabbia.
Sapeva che lo usava anche come "anti stress", che quanto veniva in lui riversava tutta la sua frustrazione, ma sapeva anche che le altre volte lo voleva e basta. Lo capiva dalla smania e dalla frenesia con cui mordeva il suo corpo o quando gli toglieva i vestiti.
Quando finivano, e Harry riversava il suo seme dentro di lui, Louis si chiedeva se avesse dovuto dire un grazie anche a lui, ma forse sarebbe stato troppo imbarazzante.
Ringraziarlo perché ti ha posseduto? Assolutamente no, Louis. Fatti venire altre brillanti idee perché questa la bocciamo.
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Un Fiore sbocciato nella sabbia » larry stylinson
Random"Non eravamo forse tutti uomini? Non eravamo fatti tutti di carne e da organi? Forse noi nascevamo in un modo diverso, sbagliato? Forse il mio cuore valeva meno del tuo? La mia vita, è meno importante della tua?" Louis non sapeva rispondere alle su...