Punizione

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Solamente che, una volta uscito dalla stanza, fece solo qualche metro prima di sentire la realtà cadergli addosso come un secchio di acqua gelata.
La realtà lo svegliò con cattiveria proprio nel momento meno opportuno.
Tremava ancora di paura quando impose a i suoi piedi di fermarsi con forza. Loro volevano continuare la fuga ma Louis era diventato così pesante.
Abbassò la testa e strinse i pugni
mentre si ordinava di ritornare su i suoi stessi passi.
Lottava contro se stesso.
Un respiro profondo e un passo.
Un respiro e un passo.
Prese tanto coraggio mente indietreggiava verso la stanza del principe.
Uno e due.
Uno due.
Sapeva che sarebbe stato punito; che lui fosse scappato nelle cucine come un codardo o che fosse rimasto nella stanza e, sinceramente, Louis per la prima volta aveva capito con una terribile chiarezza in cosa consisteva la sua esistenza.
Arrivò davanti alla porta che aveva chiuso rapidamente solo un attimo prima e la fissò mentre immaginava cosa sarebbe successo.
L'avrebbe picchiato?
Me lo merito.
Lo avrebbe fatto frustare?
Me lo dicono tutti di fare ciò che mi viene ordinato.
Lo avrebbero messo in cella?
Di nuovo?
Avrebbe rivisto l'alba?
Inghiottì.
Ma deve succede ugualmente, quindi meglio togliere subito il dente dolente.

Aprì la porta con estrema lentezza (non volendo far infuriare di più Harry) e chiuse immediatamente gli occhi mentre sentiva alti vasi diventare degli inutili cocci rotti.

Così sarà ridotto il mio cuore.

Socchiuse un occhio e vide la sua schiena alzarsi e abbassarsi velocemente, mentre le sue mani cercavano smaniose qualcos'altro da lanciare.
Adesso potrà sfogare la sua rabbia su di me.
Sentiva la sua voce sussurrare minacciosa il suo nome con insistenza.

Louis. Louis. Louis. Louis. Louis.

Ogni suo singolo pezzo era furioso con lui e, anche se terrorizzato, Louis si rifiutò di piangere.
Le femminucce piangono e tu non lo sei.
Fece un respiro più rumoroso per annunciare la sua presenza e la possente schiena del suo futuro Re smise di muoversi.
Sentì il sangue uscire dai palmi delle mani tagliate dalle sue stesse unghie, mentre lo osservava girarsi verso di lui.
Era sudato, aveva i muscoli in tensione, la mascella in tensione e un muscolo sulla guancia pulsante.
Osservò il suo corpo ancora nudo sprigionare furore: dal suo petto muscoloso, alle sue gambe lunghe e slanciate.
«Che cosa ci fai di nuovo qua?»
La sua voce era un sussurro ma Louis colse ugualmente tutte le sfumature che conteneva.
Sentì un brivido sulla schiena.
Poteva vedere come chiudeva e apriva conclusivamente le mani, come per cercare di calmarsi.
Lo guardò un secondo negli occhi e trovò che era molto più bello quando era calmo ma anche così avrebbe potuto guardalo per ore.
Gli sarebbe piaciuto avere l'opportunità di essere un pittore e poter tentare di disegnare il suo viso.
Sì, si era rassegnato anche a quello.
Sarà anche l'uomo più crudele della terra ma non sono insensibile a tale bellezza.
Louis fece un segno col capo per salutare e poi si voltò, dandogli le spalle.
Lo sentì avvicinarsi.
I suoi passi erano pesanti e rapidi, mentre Louis, con velocità si tolse la prima spallina della tunica.
Sì sentì nudo sotto i suoi occhi.
I passi si fermarono di colpo.
Alzò gli occhi al cielo per non far cadere le lacrime mentre faceva calare anche l'altra.
Magari dura meno di quanto penso.
Fece scendere la tunica sul suo petto magro, sui suoi fianchi spessi, fino a farla cadere a terra.
Non fece rumore quando cadde, ma per Louis quello fu un suono tale al frastuono di mille cavalli al galoppo.
Appoggiò le mani al muro davanti a lui mentre apriva le gambe e chinava ancora la testa, in segno di sottomissione.
Sii uomo e non piangere.
I passi si avvicinarono, stavolta calmi e leggeri.
Si immaginò il suo volto con un ghigno, aveva vinto.
Gli venne la pelle d'oca per lo spostamento dell'aria.
Una mano gli afferrò con prepotenza il fianco facendolo sobbalzare.
«Bravo -sussurrò mentre lo toccava- questa tua scelta ti sottrarrà dalla punizione che avevo intenzione di darti» sembrava che un serpente gli stesse parlando, sibilando nel suo orecchio.
Sentì il suo tocco viscido e subdolo.
Sentì le sue mani che scorrevano avanti e indietro, lo guardavano come un premio, un tesoro.
Chiuse gli occhi mentre l'uomo gli mordeva il collo e stringeva con forza il suo sedere.
«Non vedo l'ora di essere dentro di te, fiorellino»
Harry lo chiamò così per prendersi gioco di sé stesso e per quello che aveva pensato del ragazzo, la sera prima nella sua camera.
Lui era così bello e piccolo, ma lui non poteva pensare una cosa del genere, sicuramente lo aveva fatto per la rabbia nei suoi confronti.
Uno schiavo non può essere paragonato ad un fiore.
Si convinse.
Rise roco mentre si staccò dal ragazzo, avvicinandosi ad un piccolo tavolo con delle boccette di olii profumati.
Nel frattempo Louis si aggrappò con le unghie al muro per non tremare.
Sentì piccoli pezzi di muro finire sotto le sue unghie ma non sentì dolore.
Passarono pochi secondi quando Harry tornò indietro con le mani unte.
«Se farai il bravo sarà una cosa abbastanza veloce» lo disse con una voce ansimante perché con le mani stava stimolando il suo membro già eretto.
Dieci.
«Apri bene le gambe»
E Louis le spalancò più che potè.
Se le apro così sarà più "piacevole"?
Nove.
Senti un dito bagnato sopra la sua apertura e arrossì. Nessuno, neanche lui, si era mai azzardato a toccato in quel punto tanto intimo.
Otto.
«Quando metterai su un po' di peso sarà ancora più bello afferrare questi»
Disse alludendo ai suoi fianchi.
Sette.
Introdusse con poca delicatezza il primo dito e lo cominciò a muovere fin da subito.
Sentì l'uomo gemere mentre lui trattenne un singhiozzo.
Non pensarci.
Ma come poteva non farlo?
Sei.
«Avevo immaginato che tu fossi vergine ma non pensavo che fossi così stretto» sentì le stoccate che l'uomo si dava, come muoveva velocemente la mano su sé stesso.
Cinque.
E Louis cominciò a respirare affannosamente.
Quattro.
Ed Harry inserì un secondo dito.
Tre.
E Louis deluse se stesso perché sentì le lacrime.
Due.
Ed Harry ghignò.
Uno.
Non si torna indietro, vero?
Ed Harry una volta dopo aver allineato la punta del suo spesso membro entrò con una spinta secca dentro il corpo minuto del giovane schiavo.
Urlò.
Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo perché faceva troppo male.
Urlò perché voleva che la smettesse, perché si pentiva di essere tornato indietro.
Forse quel dolore era il più terribile che avesse mai provato.
E una mano gli coprì la bocca mentre si sentiva lacerato, spaccato in due.
«Zitto»
E l'uomo aumentò la velocità del bacino mentre sorrideva compiaciuto nel vedere il corpo dello schiavo andare avanti e indietro, grazie alla velocità e alla potenza delle sue spinte.
Un giocattolo.
Pensò Harry.
Un giocattolo così bello e solamente mio.
Perché Harry lo voleva e soprattutto, lo voleva solo per se.
Si fermò ed uscì da lui, per farlo girare.
Louis, i quali occhi non cessavano di lacrimare, abbassò subito la testa per non dargliela vinta.
Harry scese su i capezzoli e li morse, li leccò e li baciò, mentre Louis stava immobile.
Harry arpionò il suo sedere dolorante e lo issò da terra.
«Lega le tue gambe sulla mia vita» Louis annuì ed eseguì.

Un Fiore sbocciato nella sabbia » larry stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora