Prologo - La catastrofe

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Sento delle voci attutite chiamare il mio nome, ma non riesco bene a distinguere chi e cosa stia gridando. Intorno a me c'è uno scudo che mi protegge da ogni attacco che mi stanno indirizzando e non permette a nessuno dei nemici di entrare e potermi ferire.

Io non riesco a reagire, il mio corpo è paralizzato in questa posizione e non riesco a scuotermi, dopotutto nessuno potrebbe se avesse visto morire la persona più importante della sua vita davanti ai suoi occhi e su uno schermo gigante attaccato al soffitto.

Sento la rabbia e la tristezza montare sempre di più, a cui si aggiunge lo sconforto. E ora che farò? Come riuscirò ad andare avanti? Ce la farò almeno a superare tutto questo?
Improvvisamente le gambe mi cedono e cado in ginocchio a terra, lacrime calde che mi solcano il viso. Non riesco ancora a crederci e sento il respiro che comincia ad accorciarsi e a mancarmi.

<Che fai? Piangi? Povera piccolina  al posto di stare qui a frignare potresti lasciarmi prendere il sopravvento, che ne dici?>, questa voce che conosco fin troppo bene è l'unica cosa che riesco a sentire con chiarezza in tutto questo caos di macerie che cadono dal soffitto, di portali dimensionali che si creano, di rotture di spazio che solcano l'aria e vanno a conficcarsi nei muri, di ali che fendono l'aria a velocità impressionante e dei colpi che arrivano a urtare sullo scudo protettivo.

<Lasciami in pace, non voglio avere niente a che fare con te. Sappiamo tutti perfettamente cosa succede quando tu prendi il sopravvento e gradirei ricordarmi di quello che succederà se tu mai riuscirai a controllarmi>, la mia voce trema per la velocità a cui il mio cuore sta battendo e per il poco ossigeno che mi sta arrivando al cervello comincio a vedere leggermente sfuocato. Se non faccio qualcosa per riprendermi da tutto questo, i miei amici si faranno male.

< Ma che ti importa dei tuoi amici, ormai hai perso tutto ciò che avevi di prezioso, non hai più NIENTE>, le ultime parole mi arrivano in un sussurro ma che provocano il dolore di mille coltellate. Forse ha ragione, forse non ho davvero più niente per cui sforzarmi e controllarla.

< Dai dai, lo sento che non riesci più a tenermi a freno, ormai manca poco>, anche la sua voce ormai sta arrivando sempre più affievolita alle mie orecchie e la vista sta diventando sempre più offuscata.

Sai che c'è? Non mi interessa di quello che succederà.

< Brava la mia ragazza, ora lascia che ci pensi io>, sento l'adrenalina fluire dentro di me a una velocità esorbitante, la testa comincia a farmi un male cane e mi copro le orecchie con le mani per il rumore assordante che mi circonda, rannicchiandomi a terra e non rendendomi conto di star urlando.

< È fatta>, sono le ultime parole che sento prima che lo scudo esploda in mille pezzi, andando a frantumarsi al suolo producendo un frastuono che mi fa impazzire, e io non veda più niente se non la più completa oscurità.

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