La nostra storia inizia in una fresca mattina di marzo con una gatta.Era una grossa gattona bianca con la coda ad anelli neri e gli occhi più azzurri del cielo (anche perché,quella mattina,il cielo era fosco e sporco di nuvole color fumo). Beveva l'acqua di una fontana piena di ninfee ancora giovani e minuscoli pesci rossi.Sopra la fontana si diramava una grande pianta di edera,che si era attorcigliata intorno alle gambe di ferro nero del gazebo fino a farle scomparire.
La gatta avvertì un rumore,come di foglie schicciate.Non si era sbagliata:
una bambina con la pelle e i capelli chiari e la bocca scura le si avvicinava,
camminando attraverso il giardino.
Raggiunta la fontana,si sedette sul bordo
e grattò la gatta dietro le orecchie.
Sembra strano a dirlo:gli occhi celesti della gatta erano fissati in quelli color oro della bambina.<<Manca ancora molto,Astrea-esordì la bambina rivolgendosi alla gatta,che intanto si era seduta-ancora un paio di secoli,credo.
Pazienza,vuol dire che aspetterò.>>.
Astrea,la gatta,sapeva benissimo a cosa si riferiva.Sbadigliò,prima di decidere che rincorrere una libellula rossa era più interessante che starsene seduta a oziare.
All'improvviso le nuvole sopra il giardino cambiarono colore,da grigiastre a rosse e gialle,iniziarono a turbinare e a tuonare e da lì,in mezzo all'occhio del turbine,
scese in picchiata un uccellino,un simpatico pennuto scarlatto come un rubino che,vedendo l'edera del gazebo
virò,forse per magia o forse per miracolo,
giusto un attimo prima di andare a schiantarsi.Andò a posarsi sulla spalla della bambina,ancora seduta sul bordo della fontana,che sorrise vedendo arrivare il piccolo volatile.L'esserino si accostò a un suo orecchio e cinguettò qualcosa che fece mutare l'espressione della bambina in un misto di preoccupazione e malinconia.
Dopodiché,quell'unica.macchiolina rossa in un paesaggio dai colori che avevano fatto tutti amicizia con il bianco e il grigio,svanì,tornando da dove era venuto.La gatta era rimasta a guardare la scena,e il suo candido musetto si era distorto in una smorfia di rassegnazione;probabilmente aveva già visto altre volte scappare quello che ai suoi occhi doveva apparire come un gustoso spuntino.<<Ci avevo visto giusto,Astrea-fece la bambina con un'espressione corrucciata sul viso-ancora due secoli.>>.