Capitolo due.

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Il viaggio sembrò interminabile, ci mettemmo più del tempo previsto a causa delle lunghe code di fine stagione. Nonostante la seccatura riuscì però a godermi il tragitto e ad assaporare il rumore dei tanti macigni che cadevano dal mio stomaco ad ogni chilometro che mi avvicinavo a Milano e mi allontanavo dal mio, ormai vecchio, paesino.

Quando ormai ci separava una sola oretta dal nostro hotel, ripresi a guidare per la seconda volta, dato che mia madre era distrutta dalla stanchezza. Nonostante le canzoni che passavano a voce bassa per radio continuai a canticchiare 'Tornerai da me', mi pervase un attimo la voglia di saperne di più su quel cantante, ascoltare qualche altra canzone, chiedergli del tono arrabbiato, le radici della sua musica, idea che però mi abbandonò immediatamente non appena la radio decise di riprodurre Fabrizio Moro: Libero.

Ero innamorata di tutte le sfaccettature della sua voce, delle sue parole, e nel caso di 'libero' anche del suo concetto di libertà, che cominciava ad eclissare sempre di più la mia razionalità.
Mi ero ripromessa di abbandonarmi al mio istinto, di sfruttare ogni momento della vita in modo utile, senza però pensare troppo al domani; mi ero ripromessa essenzialmente di far tacere la mia mente e di far parlare il mio cuore, d'altronde i cambiamenti sono utili per mettere in pratica i nuovi propositi.
Mentre parcheggiavo l'auto davanti all'hotel che ci avrebbe ospitato quella notte, non riuscii a fare a meno di pensare quanto bella fosse Milano, ma soprattutto così grande per me che ero abituata ad un contesto troppo piccolo.

Non appena io e mia madre mettemmo piede nella hall vedemmo che mio padre e Aurora erano già seduti sui divanetti color bianco, mentre erano intenti a ridere a qualche assurda battuta.
La receptionist ci accolse con calore, fornendoci tutti i dettagli del nostro soggiorno, nel frattempo un fattorino prendeva, con fatica, il solo bagaglio che avevamo deciso di scendere per lo stretto essenziale.
Dopo averci consegnato la chiave della camera, tutti e quattro ci incamminammo verso l'ascensore che si fermò al terzo piano dove si trovava la nostra stanza.

Quando entrai nella camera d'hotel mi resi subito conto di quanto era grande: la parete immediatamente di fronte era occupata da un grosso letto matrimoniale, curato nei dettagli, come se ogni posto per i cuscini o i petali profumati fosse stato calcolato con un righello; invece oltre il bagno e il piccolo soggiorno con frigobar, un divano e un tavolino ci stavano due letti singoli separati da un comodino che richiamava lo stile moderno dell'armadio e i colori di tutta la stanza. Le mura della stanza erano color tabacco, riempite da quadri classici dipinti con colori pastello che contrastavano i moderni mobili in legno scuro.
Infine vi era una grosso terrazzo, al di fuori del quale, oltre ad una straordinaria vista di quella città immensa, si poteva anche godere della presenza di un divanetto con un tavolino.
Provai un po' di amaro in bocca quando mi ricordai che sarei rimasta lì solo una sera e una notte, ma al tempo stesso presi consapevolezza di quanto effettivamente stava andando bene il lavoro a papà per permetterci un hotel del genere e realizzai di essere felice di non aver ostacolato il trasferimento a Milano. Essendo rimasti tutti disorientati alla vista di quella stanza, non ci rendemmo conto che si era creato intorno a noi un fitto silenzio, che papà interruppe: 'Ragazze io porto i bagagli rimasti in auto nella casa nuova che è poco distante da qui, così domani ci limiteremo soltanto a pulirla per non stancarci ulteriormente!'
Mamma e Aurora annuirono di sì con la testa, già sul punto di addormentarsi sui loro letti nonostante fossero solo le sei di pomeriggio, mentre io chiesi a papà di andare con lui per vedere la casa con un po' di anticipo.

I miei quando salirono a Milano per scegliere la casa decisero di non inviarci alcuna foto, non rendendoci assolutamente partecipi perché avrebbero voluto farci una sorpresa. Io ero abbastanza seccata dalla scelta, o meglio la parte di me maniaca del controllo restò offesa, ma accettai senza obiettare.
Però essendo lì, la curiosità era veramente forte e, nonostante fossi davvero stanca, immaginavo che se mi fossi messa a letto provando a dormire, mi sarei rimessa a pensare al bacio con Simone di questa notte e ciò non rientrava nei nuovi propositi del trasferimento.

Un casino stupendo. [Irama FF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora