Capitolo 5

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Mi stacco dall'abbraccio e ci guardiamo negli occhi, non potevo credere che da vicino ha questi occhioni così belli, così fottutamente perfetti.
E che dire delle sue labbra, così morbide e carnose.
Però basta non devo pensare a tutto questo, ma devo andare via...è giusto così.

«Beh io andrei, allora ci vediamo oggi pomeriggio a casa sua»

Sorrido, ancora felice della notizia.
Mi Annuisce e prende un pezzo di carta con scritto l'indirizzo di casa sua, e se nel caso non trovo la sua casa mi lascia anche il numero di telefono così lo chiamo.
È tutto perfetto ora, è tutto così bello.
Ancora sono elettrizza che nemmeno riesco a fermarmi.
Mi alzo dalle sue gambe ed esco dalla sala insegnanti e incontro Jason fuori.

«Amore, ciao ma che hai fatto alla testa ?»

Mi avvicino a lui, e gli tocco il bernoccolo che ha vicino alla tempia.

«Nulla tranquilla, mi sono fatto male, a ginnastica»

Gli sorrido e lo abbraccio, poi torno in classe perché è già tardi.
Finisco le altre due ore di scuola, e vado a casa assieme a Vanessa.
Mentre ci avviamo a casa mia parliamo, e mi spiega ancora una volta il suo appuntamento di ieri, ancora non ci credo.
Sono felice per lei, se lo merita di trovare la persona più giusta per lei, però quel ragazzo, non me la racconta giusta.
Tra pensieri e mentre parliamo arriviamo a casa mia.
Stranamente mio padre è in casa e mia madre penso sia in cucina dall'odore di cibo penso sia lì.
Entriamo in casa e andiamo in camera mia, la trovo sotto sorpa, e non capisco chi sia stato.

«Ma che....
Se è stata Federica la meno, e non la passa liscia stavolta.», dico a denti stretti.

«Tranquilla, non ne vale la pensa per una sorella così.»

In effetti ha ragione, ho una sorella stupida.
Ma nella mia testa però c'è il professore, che ancora penso ad oggi ciò accaduto.
Non vedo l'ora di andare a casa sua per rimettere apposto quel libro.

Andiamo a mangiare, e siamo tutti in silenzio, non capisco perché c'è sempre sto silenzio.
Mio padre non cena con noi, e presumo che stavano litigando prima che io tornassi a casa.
Ma tanto si capisce, anche dal fatto che non si parlano.
E ne niente.

«Mamma, dopo pranzo devo andare a casa del prof, mi deve aiutare con un progetto che organizza la scuola.»

Ho dovuto un Po mentire, perché se no non mi avrebbe fatto andare, ed è meglio così.
È già tanto se gli dico che devo fare un progetto.

«E di cosa si tratta?»

«Scrivere un proprio libro, e poi mandarlo ad una casa editrice, ovviamente li leggono tutti ma il più bello, verrà anche pubblicato.»

Spero davvero che se piace lo pubblicano, per la prima volta il mio primo libro.
Non sto più nella pelle.

«Sono felice per te tesoro», mi sorride prendendo la mia mano.

Sono felice che almeno mia madre, mi appoggia a questa mia nuova "avventura".

«Già che ci sei ti fai il prof.»

Afferro la forchetta e la stringo forte.
Ovviamente mia sorella non può stare zitta, ma deve mettere del suo.
La odio quando fa così.
Pensasse a lei che non sa nemmeno cosa farà nella sua inutile vita.

l'amore tra un'alunna e il proprio professoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora