PROLOGO

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Il suono della sua stessa carne che veniva dilaniata riaffiorò alla mente del ragazzo. L'odore del proprio sangue che imbrattava la strada asfaltata, i versi agghiaccianti del lupo che lo stava divorando, le sue stesse grida che gli rimbombavano nella testa. Il piagnucolio di quando, dopo averlo trascinato per centinaia di metri all'interno della foresta, la belva lo aveva abbandonato morente sul prato di una radura. Ricordò il dolore e la rabbia che lo avevano invaso quando aveva riaperto di nuovo gli occhi. Stessa radura, stessa notte limpida, stessa luna piena, ma qualcosa era cambiato. Fece un giro su se stesso, constatando di trovarsi su quattro zampe, e digrignò i denti, producendo incosciamente un ringhio. Puntò il muso verso il cielo e ululò, lasciandosi andare a un istinto che non ricordava di possedere. Lo stesso istinto che poco dopo lo spinse a correre per la foresta in cerca del suo assassino.

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