Capitolo Uno (prima parte)

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La pioggia picchiettava sul vetro della finestra della cucina e, assieme alla musica jazz che fuoriusciva dalle casse dello stereo in salotto, produceva un'atmosfera rilassante, che avrebbe spinto Eren a gettarsi sul divano con una coperta di lana e un cesto industriale di popcorn per guardare qualche commedia romantica alla TV.

Invece, quella sera di novembre, Eren dovette destreggiarsi tra i fornelli della piccola cucina, tentando di tirare fuori una cena mangiabile per lui, Mikasa e loro madre.
Aveva appena messo la pentola sul fuoco che, voltandosi per aprire il frigorifero, vide sua madre appoggiata all'isola che lo guardava con un sopracciglio alzato.

"Cosa stai cercando di fare, Eren?"

Il ragazzo sobbalzò, colto di sorpresa, e per poco non rovesciò a terra la scodella di pomodori appena tagliati che teneva fra le braccia.

Carla Jaeger, sua madre, era sempre stata una donna indipendente, caratteristica che l'aveva aiutata a crescere due figli anche dopo che suo marito l'aveva abbandonata.
Eren aveva sempre ammirato sua madre e la sua forza, ma nell'ultimo periodo, anche quella donna all'apparenza indistruttibile aveva mostrato dei segni di debolezza. Lavorava come commessa in un piccolo negozietto di periferia molto frequentato, ma non veniva pagata abbastanza.

Quando lui e sua sorella erano piccoli, aveva anche un altro lavoro, perché altrimenti, senza suo marito, non sarebbe riuscita a mantenerli. Una volta cresciuti, i due fratelli avevano trovato degli impieghi per sostenerla, in modo che potesse riprendere a studiare architettura all'università, essendo stata costretta ad abbandonarla quando era rimasta incinta. Nonostante il supporto dei figli, lei aveva continuato comunque a lavorare, trovando un nuovo impiego come segretaria in un'azienda che costruiva aspirapolveri. Nell'ultimo anno, l'azienda stava attraversando un periodo molto duro, e i suoi dipendenti si erano ritrovati lo stipendio dimezzato.

Carla cercava di coprire quella perdita di guadagno lavorando di più, prendendo turni notturni su turni notturni, aiutando quando poteva, aveva improvvisato anche un mercatino delle pulci, e lo stress aveva incominciato a divorarla. Si ammalava molto spesso e, anche quel giorno, era stata costretta ad andare al lavoro con una febbre allucinante.

Era tornata alle quattro e mezza ed Eren, vedendola così, l'aveva costretta ad andare a letto. Lui e Mikasa si erano occupati delle faccende di casa, mentre lei cercava di riposare. Ora però lei era lì, i capelli scuri, legati in una sorta di codino che aveva praticamente ogni giorno, più scompigliati del solito, gli occhi ambrati lucidi per la stanchezza e due profonde occhiaie che le solcavano il viso pallido.

"Preparo un bel brodo per tutta la famiglia, mia signora" Eren rispose alla sua domanda con un piccolo inchino, per poi lanciarle uno di quei sorrisetti che da piccolo gli avevano salvato la pelle decine di volte.
Sua madre sospirò.

"Finirai col distruggere la cucina" disse, mentre si avvicinava al figlio per prendere la scodella.

"No!" Esclamò lui, voltandosi verso i fornelli per impedirglielo. "Sei ammalata, mamma. Devi riposare e non preoccuparti di nulla."

"E mi sapresti dire come dovrei fare, se so che a cucinare ci sei tu?" Tentò di sfilargli la ciotola.

"MIKASA!" Gridò lui, "La mamma non è a letto! Ripeto, la mamma non è a letto!"

Sua sorella arrivò di corsa, con un cesto di panni bagnati fra le mani, e per poco non scivolò sul pavimento. Riuscì a frenare appena prima di schiantarsi contro l'isola, posò il cesto a terra e si avvicinò a Carla, posandole una mano sulla spalla.

"Signora Mamma," cominciò, utilizzando l'epiteto con cui la chiamava da quando era entrata a far parte della famiglia, "...devi andare immediatamente a riposarti."
"Mikasa-"
"Ci penso io a lui" ribattè la ragazza.
Carla sospirò, lanciando uno sguardo a suo figlio, e si avviò verso il corridoio che portava alle camere da letto.

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