Capitolo Uno (seconda parte)

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Eren si gettò sotto la pioggia sbuffando e chiedendosi perché non avesse pensato di fare semplicemente dei sandwich. Sarebbe stato meglio, no? Non avrebbe potuto di certo bruciarli, dei sandwich.

Continuò a camminare sul marciapiede, intenzionato a raggiungere la pizzeria il più velocemente possibile, sapendo che sua sorella gli avrebbe fatto pagare ogni singolo minuto di ritardo.

Lanciò un'occhiata verso la strada, alla sua sinistra, e si sorprese nel non vedere neanche un'automobile. "Strano", pensò. È vero, pioveva da impazzire, ma Eren non aveva mai visto le strade di Trost così vuote. Era una delle città più trafficate in assoluto, forse anche più di Stohess, una gigantesca metropoli distante solo una decina di chilometri da Trost.

Assorto nei suoi pensieri, si accorse a malapena della figura incappucciata sotto la tettoia della fermata dell'autobus.

Appena se ne rese conto, si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con un individuo vestito totalmente di nero. A spiccare era la sua carnagione pallida e il fatto che il cappuccio dell'impermeabile gli lasciasse scoperti solo naso e bocca. Eren tornò a guardare davanti a sé, accelerando il passo, e sentì il battito del suo cuore aumentare a dismisura.

"Criminale criminale criminale" iniziò a strillare il suo cervello, e il ragazzo si ritrovò a correre, rischiando anche di schiantarsi a terra.

Guardò nuovamente verso la strada, pregando per il passaggio di qualche macchina, ma ciò che vide fu un altro tipo incappucciato, sull'altro lato della strada, più basso del primo, con lo stesso abbigliamento scuro e la stessa pelle diafana.

"VAMPIRI" sbraitò allora il suo cervello.
"Sta' zitto" ringhiò lui, accelerando ancor di più. Intravide le luci della pizzeria e, oh dio, si sentì talmente sollevato da lasciar vagare lo sguardo verso l'altro lato della strada di nuovo.

Quando però tornò a guardare di fronte a sé, si ritrovò il primo tizio davanti. Eren lanciò un urlo ben poco virile e cadde all'indietro, dritto sul cemento bagnato.

Puntò i gomiti a terra e spostò lo sguardo terrorizzato dalla figura incappucciata all'altro tipo, che si era appena posizionato di fianco al primo. Si rialzò barcollante, e si preparò a fronteggiare il maggiore.

"Chi diavolo siete? E che volete da me?"

Nessuno dei due rispose. Eren spostò gli occhi velocemente da uno all'altro, senza neanche pensare al fatto che il cappuccio gli fosse scivolato giù dalla testa, facendogli bagnare i capelli e assicurandogli una bronchite entro il giorno successivo.

"Forse," parlò il primo, con voce bassa e profonda, "sei tu quello che ci deve delle spiegazioni. Chi sei?"
Chi sono?, si chiese Eren. Che diavolo significa?

"Sono solo un poveraccio che tenta di andare a comprare una pizza per sua sorella durante un acquazzone apocalittico. Ora, se non vi dispiace..." Tentò di oltrepassarli, ma il più basso lo afferrò per un braccio, tenendolo fermo.

"Tua sorella?" Gli chiese, con una voce da ragazza, quasi da bambina, particolare che sorpese Eren. "È sua la sciarpa, vero? Qual'è il suo nome?"
Eren strappò il braccio dalla presa ferrea della ragazza, e spintonò l'altro tizio, facendosi strada tra i due e cercando di fuggire.

Il più alto però lo afferrò nuovamente e lo sbattè sul marciapiede. Eren stavolta cadde di schiena, e il colpo gli mozzò il fiato. "Parla!" Gli urlò addosso il ragazzo, ed Eren, di riflesso, gli tirò una ginocchiata dritta allo stomaco.

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