L'ultimo pezzo del puzzle

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Le luci si riaccesero illuminando l’enorme passerella e tutto il pubblico, accompagnate dal forte boato d’applausi che invadeva la sala.

Ruby era fermo sotto l’accecante getto di luce dei riflettori, al centro dell’attenzione, inchinandosi leggermene e sorridendo di fronte alle fotocamere dei paparazzi.
La voce al microfono pronunciò un’ultima volta il suo nome e tutta la sala si alzò in piedi applaudendo sempre più forte.

Sapphire si avvicinò alla passerella tenendo in braccio un piccolo pargoletto di appena due anni, visibilmente annoiato e imprigionato in un elegante completino. Con un grazioso gesto lo stilista fece salire la compagna sulla passerella, prendendo il bambino dalle sue braccia.

“Tra poco andiamo a casa, resisti ancora un po’ va bene?” disse al bambino per poi tornare a guardare le telecamere che cercavano di immortalare quel tenero momento.

Lino sedeva in prima fila, entusiasta dello spettacolo che Ruby aveva dato sfoggiando gli ultimi pezzi della sua collezione, lasciando gli spettatori e la critica senza fiato. Il ragazzo non aveva mai capito più di tanto la moda ma assistere alla sfilata del suo migliore amico era per lui quasi un obbligo.
Guardò lo stilista stringere le mani del bambino.
È come se stesse stringendo tra le mani la sua vita… Pensò, sorridendo e richiamando alla memoria il giorno in cui era venuto a sapere che Sapphire era rimasta incinta. Quella volta si sentì vicino ai due amici come mai prima di allora. Aveva visto il rapporto tra i due nascere, svilupparsi e finalmente arrivare al culmine.

Di colpo i pensieri del ragazzo si spostarono nel presente, pensò a se stesso.
Lino stava passando la Belle Époque della sua vita: una emergente carriera come sviluppatore di software per i nuovi modelli di PokéNav, un’ottima stabilità economica e una piccola casa nei pressi della grande Ferruggipoli, eppure qualcosa ancora mancava.

Che cosa?

Se lo chiedeva, passando la mano fra i suoi arruffati capelli verdi e volgendo lo sguardo al vuoto, immergendosi completamente nelle proprie riflessioni.



Perché sono così inquieto?
Non ho motivo di provare questa sensazione…
Ma allora perché ?

- Sono carini assieme, vero?
Era una voce femminile, quella che aveva mandato in frantumi il vetro di pensieri che separava Lino dalla realtà.
Lino tentennò per un secondo poi si voltò e gli occhi si posarono sul seducente corpo di Orthilla.
Orthilla gli si parò davanti accennando un sorriso.
- Lino, ciao!
La ragazza era piuttosto alta e di carnagione pallida, la luce della sala faceva risplendere come pietre preziose le sue iridi turchesi.
- Lino…? - cercò di richiamare la sua attenzione mentre con un gesto delicato spostava i suoi meravigliosi capelli dietro l’orecchio.
-  Uh? Oh, Orthilla, ciao .
Il ragazzo si fermò ad osservare la ragazza per qualche attimo: indossava un elegante vestito bianco metteva in risalto le prosperose forme della ragazza, lasciando nudi i fianchi e parte della schiena.
Due paia di guanti azzurri coprivano le delicate mani della donna.
I due avevano avuto modo di conoscersi alla festa di compleanno di Ruby il luglio di tre anni prima, durante una interessantissima discussione sulle ultime mode. Orthilla, essendo nel caotico girone della moda e divenuta amica di Ruby grazie ad esso, si lasciò scappare una battutina sui gusti complicati dello stilista. La simpatia di Orthilla aveva subito colpito Lino e tra i due s’era instaurato un bel rapporto d’amicizia.
Lino era come incantato e non accennava a una benché minima risposta.
- Terra chiama Lino… Che hai?
- Stavi pensando a qualcosa di importante?
- Non provi mai la sensazione di essere incompleta? Non hai quella mancanza che ti spinge a cercare ossessivamente qualcosa che probabilmente non esiste? –
- Oggi sei strano… sicuro di stare bene? – La ragazza scruto attentamente l’interlocutore, cercando di individuare dei segni di stanchezza o malore: gli occhi del ragazzo erano spenti, come ipnotizzati da qualcosa di lontano a lei invisibile.
- Comunque sì, anche io a volte mi sento in quel modo. Ho provato quella sensazione per quasi due anni, ma poi qualcosa mi ha fatto capire che ciò che mi mancava era più vicino di quanto pensassi… - continuò riportando lo sguardo verso le iridi argentate del ragazzo.
- E cos’era? –.  Il ragazzo era sulle spine.
Sul volto di Orthilla comparve un leggero ghigno.
- Stasera a cena da me e te lo dico. – rispose con un tono percettibilmente provocante.
La risposta arrivò a bruciapelo e Lino ci mise qualche attimo prima di metabolizzarla. Sentì il cuore accelerare il battito, lo stomaco brontolare e un lieve tremolio diffondersi dalle gambe in tutto il corpo.
- A-a cena d-da te? – balbettò.
- Sì, ti aspetto per le otto!
Orthilla scomparve ancor prima che Lino potesse dire qualcosa.
Confuso il ragazzo si guardò attorno: ormai la sala si era ridotta a una desolata landa di grigie sedie vuote. Spostò infine lo sguardo al suo orologio e si accorse che fossero le sette meno dieci.
Salutò Ruby e Sapphire di fretta, limitandosi a un cenno con la mano e abbandonando poi la sala, come se qualcosa lo stesse costringendo a farlo.
Si fermò a pensare se avesse veramente intenzione di andare a cena dall’amica. Ebbe più di un tentennamento, voleva scappare da quella sensazione, voleva ignorarla.
All’improvviso quel vuoto dentro di lui si trasformò in un magnete attratto dal suo polo opposto:

Orthilla.





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