Padri, figli e fratelli

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Alle prime luci dell’alba, Duncan era già sveglio, intento a terminare di mettere la sella a Grognak.

Lo Strider aveva preso anche fin troppo bene il repentino cambio di habitat. A parte un certo, continuo problema con la luce del sole (risolto in fretta con di una fascia protettiva), il mostro mutante non pareva essere stato particolarmente infastidito dalle temperature più miti o dall’assenza di neve. Perdeva sempre la stessa quantità di pelo –vale a dire, immensa- e aveva un appetito quasi insaziabile.

Duncan era sollevato, a voler essere onesti. La preoccupazione che Grognak non riuscisse ad adattarsi al nuovo ambiente era stata tanta, ma il mostro aveva dalla sua l’adattabilità tipica di una creatura mutante e incassava cambiamenti senza darlo troppo a vedere.

Ciò non significava che li avesse accolti proprio tutti tutti senza problemi.

A Lost South Hero, gli Strider avevano avuto delle tane a parte rispetto al resto della città –luoghi tranquilli dove potevano condurre la loro vita più o meno selvatica senza avere troppe interazioni con gli umani. La loro grande intelligenza li rendeva abbastanza indipendenti da godere della privacy, quando ne avevano.

Era da settimane, però, che Grognak non aveva avuto nulla del genere. Già fin dalla partenza dalla città perduta, i suoi momenti di pace erano state le scarne battute di caccia che gli erano state concesse tra una sosta e l’altra. Per il resto, Grognak era sempre stato circondato, in un modo o nell’altro, da umani sconosciuti, e la cosa lo k aveva messo a profondo disagio nonostante le spiegazioni che Duncan gli avesse fornito nel tentativo di fargli accettare la situazione.

Anche in quel momento, mentre il ragazzo finiva di fissare la sella, Grognak mugolava, tenendo testa e orecchie basse in una chiara ed imperiosa dimostrazione di sdegno. Conoscendo la sua propensione ad essere molto drammatico, Duncan gli aveva già controllato le zampe, in cerca di vesciche o ferite, ma non vi aveva trovato nulla.

-Piantala di fare storie, ciccio- lo redarguì appunto, puntellandosi con un piede sul suo fianco per stringere una cinghia a dovere. –È l’ultima volta, te l’ho detto. Si fa ‘sta cosa, e poi puoi tornartene pure su a nord, se vuoi…-

Lo Strider lo interruppe con un ringhio sdegnato, come se non volesse nemmeno considerare l’opzione di girare i tacchi da solo.

Duncan si scostò quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi, ora che aveva girato il testone nella sua direzione. –Beh, che vuoi? Non posso tornare su subito. Ho da fare qui, e poi c’è mio padre.- Fece una pausa a quel punto, genuinamente pensoso. –Anche se… mi manca un po’ Bianca…-

Grognak emise quel rumore cavernoso che indicava che si stava divertendo troppo, e a sue spese, per di più.

-Hey, fatti gli affari tuoi. Tanto so che manca anche a te. Pensi che non mi fossi accorto che ti portava dei bocconcini dalle cucine?- lo redarguì Duncan.

A quello, lo Strider parve ridacchiare più forte.

-Ugh. Codardo e traditore, ecco cosa sei.-

-Credevo foste tipo amici per la pelle-, si intromise la voce di Hancock dalle loro spalle.

Grognak gli soffiò. Non era particolarmente abituato ai ghoul, e quello aveva in particolare uno strano odore che non gli andava a genio. Ma Hancock accolse la sua aperta dimostrazione d’ostilità senza scomporsi, e si limitò ad alzare le spalle. –Non sei il primo che mi fa la voce grossa, né sarai l’ultimo- gli disse, senza veleno dietro le sue parole. Ma in ogni caso, mantenne una certa distanza.

L’altro ghoul che accompagnava Hancock, Daisy, seguì il suo esempio, occhieggiando però lo Strider con un certo nervosismo al contrario della pacata indifferenza del comandante. Duncan era abbastanza sicuro che la sua nonchalance avesse a che fare con una, o più, delle sostanze chimiche di cui era certo avesse il sangue pieno.

Fliegerabwehr - A Fallout 4 StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora