Eleanor era imbarazzata. Iniziò a pensare di non essere fatta per quel tipo di situazioni. Non sapeva come smorzare la tensione che si era creata. Aveva tirato fuori l'argomento solo per cercare di avere un po' di controllo, ma era andato tutto a rotoli. Si mise a sedere dritta con le gambe che puntavano verso l'uscita e prese il suo cocktail dal tavolino. Iniziò a concentrarsi solo su quel liquido colorato che era intenzionata a buttar giù il più velocemente possibile.
Si potrebbe pensare che a quel punto le farfalle nello stomaco si fossero placate, ma non era così. Continuavano a svolazzare come se niente fosse. «Questa uscita non ha alcun senso.» Blaterò lei.
Benjamin si voltò di scatto a guardarla e notò il cambio di posizione. Beveva il suo drink con aria imbronciata. Capì di aver sbagliato a risponderle male, ma voleva farle capire che lui non era un burattino. Non voleva essere manovrato da lei a suo piacimento. Questa volta fu lui a girarsi completamente in direzione di Eleanor. «Ha molto senso invece!»
Lei era intenzionata a finire di bere e poi andare via da quel posto. Si sentiva ridicola per aver provato tutta quell'agitazione e quell'imbarazzo.
«Non mi va di parlare di Anya. La sopporto tutti i giorni. Ora voglio solo godermi il momento con te.» Lei continuava a guardare il suo bicchiere mentre Benjamin cercava disperatamente di attirare la sua attenzione. Avrebbe voluto toccarla, ma aveva paura che lei potesse staccargli la mano.
«Mi accompagni a casa?» Chiese poggiando il bicchiere vuoto sul tavolino.
«No!» Benjamin era deciso nonostante sentisse la terra franare sotto i suoi piedi. Non le avrebbe permesso di andare via. Era stanco di essere respinto in continuazione. Non voleva essere trattato come tutti gli altri.
«Allora chiamo Jeff.» Mentre lo diceva, Eleanor, estrasse il cellulare dalla borsa e Benjamin prontamente glielo tolse dalle mani. Si voltò verso di lui.
«Scordatelo!»
«Questo si chiama sequestro di persona!»
«Davvero? Allora dovresti chiamare la polizia... ah, no! Non puoi. Non hai il telefono.»
«Posso sempre gridare.» Tornò a sedersi dritta e fissava il bancone di fronte a lei convinta che a quella minaccia Benjamin avrebbe ceduto.
«Ottimo. Allora grida!» Lei si voltò a guardarlo incuriosita. Non riusciva a credere che glielo avrebbe lasciato fare. «Perché stai zitta?»
«Se grido potresti venire picchiato da un buttafuori!» Esclamò Eleanor tornado a guardarlo. Era un po' meno arrabbiata e i tratti sul suo viso si erano leggermente addolciti.
«E allora? Hai paura che mi possa fare male?» Anche Benjamin si era rilassato. La guardava con un mezzo sorriso sulle labbra. «O hai paura che io possa fare male a lui.»
Eleanor rise di gusto a quell'affermazione. «Penso proprio che sarai tu a farti male.»
«Già, lo penso anche io.» Ma Benjamin non si riferiva al buttafuori. Eleanor se ne accorse e un po' in imbarazzo si girò con la testa dall'altra parte.
Benjamin notò che le gambe di lei si erano spostate leggermente nella sua direzione. Doveva riuscire a farla girare completamente verso di sé. E avrebbe dovuto controllare la voglia di toccarla.
«Posso riavere il mio cellulare?» Chiese lei voltandosi di nuovo verso di lui.
«Assolutamente no!» Le sorrise propenso a non staccare gli occhi dai suoi.
«Non chiamerò Jeff.» Eleanor allungò una mano verso di lui pronta a prendere il cellulare, ma Benjamin si mise il telefono in tasca.
«Sono più tranquillo se lo tengo io.»
«Posso sempre gridare.»
«Non lo farai.»
«E cosa te lo fa credere?»
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Bureau Society
RomanceLavorare per un'agenzia investigativa privata era un grandissimo privilegio e anche una gran figata dal punto di vista di Eleanor Shaw. Soprattutto se facevi parte del livello si massima sicurezza. Un livello in cui pochi riuscivano a farne parte...