La mattinata di Benjamin era stata tranquilla. Anya lo aveva ignorato tutto il tempo sino a quando non si era avvicinata alla sua scrivania. Si erano guardati in silenzio per qualche secondo, poi lei aveva detto «seguimi, dobbiamo parlare.» Lui si era alzato e l'aveva seguita senza proferire parola.
Si era ritrovato nell'archivio poggiato ad un tavolo vuoto e mezzo impolverato. Benjamin sapeva di essere in difetto nei suoi confronti e lasciò che la donna si sfogasse, che gli dicesse quanto era rimasta delusa e ferita dalla sua reazione dell'altra sera.
Benjamin aveva provato a spiegarle le sue ragioni per quella scenata, ma lei non sembrava voler capire.
«Ho sbagliato. Non avrei dovuto dirti quelle cose in quel modo.» Benjamin la guardò prima di continuare. «Siamo usciti insieme diverse volte. Ed ammetto che è stato sempre piacevole passare del tempo con te, ma questa volta hai esagerato.»
«Ho esagerato?» Chiese Anya divertita. «Stavamo lavorando e mi hai piantata in asso per correre da quella.»
Benjamin avrebbe voluto ribadire che "quella", come la chiamava lei, aveva un nome, ma decise di tenere quel commento per sé.
«Anya mi hai costretto a lavorare ben oltre il nostro orario solo perché avevo rifiutato un tuo invito a cena.» Le rispose. «Non posso continuare a compiacerti.»
«Ben, qui non si sta parlando di compiacermi. Qui si tratta del tuo atteggiamento nei miei confronti!» Esclamò la donna.
Si sentiva come se fosse stata tradita dal suo fidanzato.
«Il mio atteggiamento? Tu mi cerchi con il GPS e ti presenti ai miei appuntamenti, ed io ho un atteggiamento sbagliato?» Chiese Benjamin allibito.
«Va bene. Ho capito.» Aggiunse Anya arrendendosi. Sembrava lo dicesse solo per tenerlo contento, come se lei avesse sempre fatto le mosse giuste. «Ti prometto che cercherò di migliorare.» Poi si era avvicinata, gli aveva posato le mani sul viso e infine lo aveva baciato.
Benjamin aveva aperto leggermente le labbra stupito da quel gesto e lei lo aveva colto come un invito ad infilare la lingua. Benjamin la spinse via disgustato.
«Che stai facendo?» Le chiese con gli occhi fuori dalle orbite.
«Ho capito cosa intendevi dirmi. Per questo ti stavo baciando. Perché hai detto che il mio atteggiamento è sbagliato.» Benjamin la guardava con la bocca aperta. «Smettiamola di giraci intorno. Siamo grandi e le cose vanno dette senza tante messinscene.» Aveva continuato lei.
«Di che stai parlando?» Le chiese incerto Benjamin.
«Lavoriamo insieme da qualche anno e siamo in perfetta sintonia sia a lavoro che fuori. E non negare che delle volte ci siamo scambiati sguardi alquanto provocanti.» Disse lei. «Quindi smettiamo di riconcorrerci e iniziamo a frequentarci realmente!»
Benjamin era sconvolto. Doveva farle capire che tra loro non ci poteva essere altro senza ferirla.
«Anya, tu ed io stiamo bene come amici, come colleghi, ma nulla di più. Non c'è spazio per una frequentazione diversa da quella che abbiamo già. E mi dispiace se ti ho lasciato intuire che potesse esserci dell'altro.» Detto questo Benjamin la lasciò da sola nella polvere di quell'archivio che puzzava di chiuso. Corse fuori dall'edificio per prendere una boccata d'aria fresca.
Benjamin non riusciva a capacitarsi di quella situazione. Era sempre stato educato e gentile con lei e con qualsiasi altra collega. Non aveva mai avuto atteggiamenti provocatori nei confronti di nessuno. Neanche con Eleanor.
Non poteva continuare a lavorare con Anya. Non dopo che lei si era dichiarata e lui l'aveva rifiutata. Ritornò nel bureau e attese che arrivasse l'ascensore.
Le porte metalliche davanti a lui si aprirono ed Eleanor era lì con lo sguardo perso nel vuoto. Quando si accorse di lui corrugò la fronte e si spostò di lato per lasciarlo entrare.
«Ciao.» La salutò lui troppo contento.
«Ciao.» Rispose lei con voce dura.
«Vai a casa?»
«Sì.» Eleanor gli rispose a monosillabi.
Dopo aver visto quella scena raccapricciante era corsa in bagno. Voleva togliersi quell'immagine orrenda e si era lavata il viso con l'acqua ghiacciata. La pelle era diventata bollente e rossa. Aveva cercato di calmarsi per evitare di prendere a pugni qualcosa. Incominciò a fare respiri profondi e quando era tornata in sé aveva deciso di andarsene.
Vedere Benjamin dopo neanche dieci minuti dall'accaduto le aveva fatto tornare la rabbia. Aveva di nuovo il fumo che le usciva dal naso. Come aveva potuto guardare Anya come guardava lei? Come aveva potuto baciarla?
Che schifo. Pensò Eleanor.
«Allora ti accompagno.» Disse Benjamin cliccano sul bottoncino con una G sopra. La G di garage. «L'altra sera sono stato bene. Era buonissimo il dolce che hai preparato.»
Eleanor era pronta a gridargli in faccia quanto lo odiasse. Anche se non le era ancora chiaro perché lo detestasse così tanto. Era un ragazzo libero. Poteva baciare chi voleva e quando voleva. Perché allora era cosi arrabbiata con lui?
Le porte si aprirono ed Eleanor uscì.
«Ti va se più tardi ci vediamo?» Le chiese.
«Perché? Perché così poi potrai confrontare il mio bacio con quello di Anya? Per vedere chi delle due bacia meglio?»
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Bureau Society
RomantizmLavorare per un'agenzia investigativa privata era un grandissimo privilegio e anche una gran figata dal punto di vista di Eleanor Shaw. Soprattutto se facevi parte del livello si massima sicurezza. Un livello in cui pochi riuscivano a farne parte...