Capitolo 5

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Era una mattina come tante nella cittadina di Sheffield, Yorkshire.
Il cielo si nascondeva dietro una coltre di nubi, alcune grigie, altre più scure, le quali annunciavano la pioggia. Un venticello fresco sferzava l'aria per le strade colme di gente attratta, secondo le matrone più informate, dagli ottimi prezzi del mercato locale.
Il cattivo tempo non era motivo di sconforto per la popolazione. D'altronde, si percepivano raramente quei raggi di sole portatori di calore e afa.

La figura incappucciata si decise ad uscire da una palazzina trasandata, che sembrava volesse cedere da un momento all'altro. Le travi che componevano il tetto erano fissate tra loro da chiodi arrugginiti, alcuni dei quali erano saltati via, generando aperture causate dall'allontanamento di qualche trave.
Le inferriate delle due finestre presenti, erano anch'esse mangiate dalla ruggine, coperte da ragnatele e da un fitto strato di polvere che regnava anche all'interno dell'edificio. I muri, tempo prima, erano bianchi. Ora del colore passato, restava solo il ricordo, vista la quantità di muffa e umidità che impregnava le pareti, rendendole poco apprezzabili esteticamente e malsane, avendo la capacità di riscuotere effetti negativi sulla salute.

Prima di allontanarsi, la figura espose il viso fuori dalla porta. Guardò avanti, a destra e a sinistra, per assicurarsi che nessun occhio indiscreto stesse guardando nella sua direzione.
Una volta constatato che nessuno si sarebbe accorto della sua presenza, vista la confusione e l'attrazione generata dalla merce esposta sulle bancarelle del mercato, decise di uscire e sbrigare il prima possibile la faccenda.
Cercava di camminare distante dalla folla, quanto basta per non destare sospetti, evitando con accuratezza di scontrarsi con qualcuno.
La gente può essere stupida, ma non così ingenua da non prestare attenzione ad una persona coperta da un mantello verde scuro (se fosse stato nero, avrebbe dato troppo nell'occhio) lungo fino a toccare terra, con le maniche che coprivano anche le mani e un cappuccio calato sul capo.

Il suo passo era svelto, impaziente. Qualche volta voltava la testa qua e là, per individuare qualcuno intento a guardare dalla sua parte, ma nessuno, per sua fortuna, aveva notato la sua figura.
Si sforzava di apparire il più normale possibile, provando a non far trasparire dai suoi comportamenti la sua ansia e preoccupazione. Cercava di non contorcere le mani tra loro - gesto che compiva sempre quando percepiva tensione ed agitazione - altrimenti avrebbero potuto riconoscere il suo sesso. Le mani femminili e maschili sono ben differenti tra loro.

Aveva percorso un bel tratto, più o meno la metà del lungo vialone centrale, nel quale ogni mattina si svolgeva il mercato.
Si girò un'ultima volta verso la folla, ma nessuno era voltato verso quell'ombra. Sì, proprio così, questa persona era come un'ombra.
Silenziosa, passava inosservata.
Dopo l'ultimo controllo, svoltò in un vicolo stretto e buio, nascosto dagli occhi della società.
Si guardò intorno, cercando con gli occhi un uomo, ma niente.
Di lui non c'era traccia, neanche dietro le rientranze dei muri.
L'ombra si sentì persa, la preoccupazione si fece strada dentro di lei e un dolore sordo le colpì il petto.

Una mano si posò sulla sua spalla, facendo sobbalzare l'ombra. La paura di venire allo scoperto era tanta.
L'ombra si voltò, pronta ad affrontare il suo destino, alzò il capo e abbassò il cappuccio, decisa a mostrarsi prima che dovesse farlo sotto ordine.
Colui che vide, però, era semplicemente l'uomo.
La rabbia esplose nel petto dell'ombra. Per colpa sua, aveva creduto d'esser spacciata.

<<Ti sembra il modo di presentarti?>> sbottò la nostra ombra, infastidita dal comportamento dell'uomo. Non aveva paura di far sentire la sua voce, l'uomo conosceva fin troppo bene chi fosse.
<<Non credevo ti spaventassi per così poco>> rispose lui, sorridendo beffardo, passando una mano tra i capelli, per poi metterla nella tasca dei pantaloni sgualciti. Si percepiva dal suo aspetto che non fosse benestante.

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