UNO

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"The the line for Milan is ready for check-in"  

<<Dobbiamo andare, è arrivato l'aereo.>> dice mia madre alzandosi da una delle quattro sedie messe in serie dell'aereoporto. annuisco. tanto prima o poi doveva succedere. mi ero preparata tante volte a questo momento. prendo il bagaglio a mano, il mio zaino, spengo il cellulare e io, mia madre e mio padre ci incamminiamo verso l'imbarco dodici. come una perfetta famiglia felice. che bella metafora. in effetti è la mia figura retorica preferita. rendono tutto così reale, le metafore. guardo i miei genitori per un attimo. uno a destra, l'altra a sinistra. fino a pochi anni fa le loro mani erano congiunte. ora se ne stanno buone buone nelle tasche. ormai ci ho fatto l'abitudine, però. no. ovviamente non è vero. arriviamo all'imbarco dodici. è uguale all'imbarco undici, all'imbarco tredici e persino all'imbarco quattordici. cambiano solo il numerello illuminato e la hostess. c'e già un sacco di gente, in fila. ma tanto non cambia nulla. le famiglie con bambini passeranno per prime. perciò chi c'è per primo in coda non conta assolutamente niente. ma le persone sono fissate. hanno bisogno di sentirsi prima di altri. forse per avere un buon motivo per litigare con quello dietro. è come se avere un vantaggio sugli altri renda tutto più semplice. ho sempre pensato fosse una cosa così infantile. ho viaggiato molto, e non c'è una fila che abbia fatto senza la signora di mezza età e l'anziano di ottant'anni che litighino su chi abbia diritto di passare prima. come se poi tanto l'altro non passasse comunque. era questione di pochi secondi. ma le persone sono tutte uguali. tutte con lo stesso ideale. il bello è che sono tutte in grado di negarlo. <<Bene, Mike, ci si vede l'anno prossimo.>> Mia madre stringe la mano di mio padre in un modo così freddo che penso che tra poco inizierà a nevicare. lui è accigliato. <<Anno prossimo? avevi detto che Alex avrebbe passato Natale qui a Los Angeles con me.>> Dice indicandomi. almeno mio padre mi chiama Alex e non Alessia. un punto a suo favore. la mamma scuote la testa. <<Non sta ne in cielo ne in terra che io mandi mia figlia da sola in un altro continente.>> La odio, quando fa così. come se quello che dice lei fosse degno di far parte della costituzione. mio padre la guarda quasi insofferente. mi fa un po' pena, a volte. dal divorzio mia madre ha iniziato a regnare incontrastata sia sulla mia vita, che sulle mie visite a mio padre. d'altrocanto è difficile vederlo, sia di persona che su skype, dato che vive a Los Angeles. Lui ci è nato, in California. ogni tanto ci ho pensato, quando era il momento di decidere con chi sarei stata, all'andare con lui a Los Angeles. ma per mia madre era già deciso, dove e con chi sarei rimasta. mi faccio schifo a pensarlo, ma forse mio padre se ne starà meglio senza di lei, dopotutto.<<Alessia, andiamo?>> chiede mia madre. <<Posso almeno salutare l'uomo che ti ha donato uno spermatozoo per farmi nascere?>> Si, amo anche fare l'intellettuale. la mamma annuisce seccata, poi si rimette in coda. mio padre mi guarda dritta negli occhi. sono tanto diversi dai miei...eppure racchiudono la stessa identica emozione. <<Mi chiami, mh?>> annuisco. <<Certo che ti chiamo.>> sospiro. <<Mi mancherai così tanto...>> non ero solita a dire queste cose. o almeno, non a mio padre. come risposta mi abbraccia. e per una volta, ricambio anche io.


"Ti vengo a prendere all'aereoporto, se ti va."

"No. c'è mia madre."

"Non credi sia il momento di presentarmela?"

"Già, perchè un mese di fidanzamento di cui i tre quarti a distanza è degna di una cena a casa mia."

"Fingerò di non offendermi. quindi ci vediamo domani?"

"Certo, a domani."

subito dopo aver chiuso la conversazione con Filippo metto il cellulare in modalità off-line. Guardo fuori dal finestrino e penso che almeno quella parte della mia vita è okay. più che okay. sto con uno che mi piace, e molto anche. sapere che gli piaccio anche io è una cosa che fa godere la mia autostima, o almeno quello straccio di autostima che mi restava. solo che mi sembra ancora così strano avere un ragazzo dopo...beh dopo Lorenzo. Forse però dovrei smetterla di farmi complessi inutili e pensare al mio presente, che per ora...è Filippo. 

Una lezione di te | Federico RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora