2. La libertà nascosta

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Maria, nella sua vita, non si era mai soffermata, sul serio, a riflettere su quello che le sarebbe piaciuto fare. Aveva concluso le scuole superiori come un passista che affronta la salita del Mortirolo, senza scatti o crolli repentini, portando avanti una sufficienza stentata e costante fino al traguardo, tra montagne di panni da stirare e pavimenti da lavare, eppure, era una ragazza con un'intelligenza sottile, a tratti raffinata ma, purtroppo, nella sua culla familiare non era abitudine sponsorizzare l'istruzione ai figli, soprattutto se di sesso femminile. Era stata privata della libertà di scelta sin dalla nascita, ed era, ormai, abituata a subire le decisioni ed i comportamenti altrui, senza possibilità di replica.
Aveva iniziato a fare la commessa in una gioielleria, al centro del piccolo paese dove viveva, gli anni in cui l'Italia stava passando all'Euro, Philip Roth pubblicava "L'animale morente" e quei figli di puttana degli Strokes reinventavano il punk con "Is this It".
Abitavamo nello stesso paesino meridionale, eppure, per incontrarci era stato necessario che il fenomeno facebook si impossessasse di noi.
Le volte che mi parlava del suo lavoro, mi raccontava di uomini adulti che andavano a comprare anelli per le amanti, di ragazzini imbarazzati alle prese con la scelta per il primo gioiello alla fidanzatina, e di come era bello vedere nei loro occhi la fede nell'amore, di uomini e donne che rivendevano l'oro ricevuto in regalo a battesimi e comunioni dei propri figli, che poi entravano nel bar accanto a giocare alle slot machine. Maria, sosteneva che, la vita è un continuo susseguirsi di momenti sbagliati, dove fare la cosa giusta è molto difficile, pertanto, meglio non decidere. Credo la pensasse così perchè non era mai stata libera di farlo.
Ci sono amori che, per difetto mentale o per una errata collocazione spazio temporale, non riusciamo davvero a viverci, anche se meriterebbero di essere vissuti, ed altri, che ci affanniamo a tenere in vita anche se sono defunti ormai da tempo, e questa condizione, per alcuni, può durare per tutta la vita. Io, sul treno che viaggiava verso Roma come la freccia del tempo, ero collocato esattamente in questa bolla dilemmatica. Maria alle mie spalle ed Elena ad aspettarmi, o almeno, fino a quel momento credevo fosse così, di sicuro non alla stazione, quella è una situazione da primi giorni di innamoramento.

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