Bagno Di Sensazioni

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Bagno di sensazioni 

L'acqua scorreva lentamente e in modo sublime all'interno della vasca e il suono che produceva era rilassante, così come la luce soffusa all'interno del bagno che, unito al profumo delicato delle essenze che profumano l'acqua, creava un' atmosfera quasi ultraterrena e del tutto piacevole ai sensi. 
Arthur mi dava le spalle mentre gli sfilato la casacca di lino rossa. Le mie mani si portarono all' orlo di essa, per poi tirarla su lentamente, come se stesi scoprendo il più sacro dei tesori. Sussultai all'istante quando sentii le mani Arthur prendere le mie, da dietro la sua schiena, con decisione e portarsele sul suo addome per poi intrecciare le sue dita alla mie. Le strinse forte, avvolgendosi il corpo con le mie braccia. Respirare non sapevo nemmeno più cosa volesse dire, mai Arthur si era comportato così, mai e non era certo la prima volta che lo privato dei vestiti per prepararlo al bagno, ma quel momento era così diverso da qualunque altro momento passato. Era un  momento così intimo, delicato, provato. Il mio respiro frammentato si infranse sulla sua pelle, eravamo così vicini che potevo sentire il suo odore direttamente dalla sua pelle. Il suo odore non era cambiato, era il suo, tipico di Arthur, un odore che ricordava vagamente il cuoio e i campi di grano. 
Ancora una volta sentii il suo calore, questa volta più consistente, più vivo, più vicino. 
Lo sentii sulla mia pelle, dentro e fuori. 
Presi un respiro profondo, cercando di calmare i battiti del mio cuore impazzito e chiudendo gli occhi osai girare il viso sfiorando con le labbra quella pelle meravigliosa che sentii scossa da brividi piacevoli mentre Arthur si passava le nostre mani intrecciate sul torace, facendo sì che il palmo accarezzasse ogni lembo di pelle che lui tracciava. 
Mai le mie umili mani avevano toccato in quel modo il suo corpo, mai, e la sensazione provata mi fece vorticare la testa dalle troppe emozioni. 
Arthur risali il suo corpo con le nostre mani, portandosi dietro la casacca, fino a che non furono sul suo collo, e poi sopra la testa dove fece scivolare via l'indumento, pur senza lasciare le mie mani e una volta tolto si girò così lentamente da farmi sentire la mancanza del pavimento sotto i piedi. 
Avevo ancora gli occhi chiusi quando sentii Arthur portarsi le nostre mani sul suo cuore, lasciandole lì, mentre dopo averne sfilata una la portò al mio viso e poi tra i miei capelli. 
Il suo cuore batteva forte sotto la mia mano ed era una sensazione inebriante. 
Così a lungo avevo aspettato di risentire quel battito sotto le mie dita. 
La vita. La vita del mio re. Il mio Signore. Il mio sovrano. Il mio destino. La ragione della mia intera esistenza. 
Lui era qui e pregai, pregai in quell'istante tutti gli dei della religione antica affinché tutto quello fosse reale, li pregai di lasciarmelo, di non portarmelo via una seconda volta, pregai loro di essere misericordiosi nei miei confronti e di avere pietà. 
''Credo che il bagno sia pronto'' fu un sussurro quello di Arthur, un sussurro appena udibile, soffiato delicatamente sul mio viso. 
Mi riscossi, tornando alla realtà, pur avendo il suo corpo solido vicino. 
'' emh, sì... Sì avete ragione''
Dissi affrettandomi a spegnere il rubinetto della vasca che nel frattempo era stata riempita a sufficienza. 
Sfiorai la superficie dell'acqua con un dito e constata che la temperatura era perfetta così mi girai e trovai Arthur nudo davanti a me. Si era sfilato da solo i pantaloni ed attendeva il mio consenso per entrare in acqua. 
Abbassai lo sguardo, leggermente in imbarazzo. Arthur non si era mai vergognato del suo corpo, e soprattutto non si era mai posto problemi nel farsi vedere nudo da me. 
Con lo sguardo basso scossi la testa in segno di assenso e lui si immerse nella vasca, un po' titubante non essendo abituato a quell'ambiente. 
Presi la pezzuola che avevo precedentemente preparato ed appoggiato sul lavandino e dopo essermi inginocchiato accanto alla vasca la immersi nell'acqua e senza strizzarla la feci scorrere sulle sue spalle, lasciando che l'acqua in eccesso presente nella pezzuola scoresse sul suo corpo. 
Al mio tocco lo sentii rilassarsi e a quella constatazione ripetei il gesto immergendo nuovamente la pezzuola nell'acqua. 
Le mie mani percorsero il contorno della sua pelle, lasciando dietro di loro piccoli brividi e mille goccioline d'acqua. 
Il vapore dell'acqua calda amplificava ancora di più il suo odore, quell' odore che mi era mancato da impazzire, che un tempo riempiva costantemente le mie narici e che dopo così tanti secoli ricordo ancora alla perfezione. 
Sarei stato in grado di riconoscerlo fra mille. 
Nel frattempo le mie mani, sempre più pretenziose, cominciarono a sfiorare i suoi capelli, ancora morbidi e lisci come una volta. Affondai le dita in quelle ciocche, più e più volte, immersi le mani a coppa nella vasca e portai l'acqua sulla sua testa detergendo quei fili dorati che divennero subito più scuri. 
Nessuna parola fino a quel momento era stata detta, il silenzio copriva ogni cosa eppure sembrava un silenzio rumoroso, pieno. 
Arthur fece cadere la testa all'indietro, verso le mie mani, in un' esplicita richiesta ed io non persi tempo, presi il detergente e dopo averne versato una sufficiente quantità lo fregati tra le mie mani per riscaldarlo e poi presi ad insaponare la sua chioma, affondando la mie mani tra le sua ciocche ancora e ancora e ancora. Carezze reverenziali, delicate mentre lui allungata una mano verso il rubinetto e facendo il mio gesto contrario di quando lo avevo chiuso, facendo scorrere l'acqua. 
Passò quella stessa mano sotto il getto caldo dell'acqua e lo vidi stupirsi piacevolmente, così mi avvicinai al rubinetto e tira la valvolina del cambio, facendo fuoriuscire l'acqua dal doccetto invece che dal rubinetto e tonai alla sue spalle per sciacquargli i capelli. 
Un gesto delicato, con una mano tenevo il doccetto e con l'altra trascinavo via il sapone con morbide carezze alle quali lo sentii abbandonarsi. 
'' È magia? '' mi chiese all'improvviso, senza voltarsi, riferendosi al fatto che l'acqua fosse calda senza bisogno di essere scaldata prima e che venisse direttamente gettata all'interno della vasca. 
Sorrisi, di un sorriso intenerito e triste allo stesso tempo. Arthur era mancato per più di mille anni e mezzo e non aveva potuto assistere gradualmente al cambiamento e al progresso dell'uomo, si ritrovava catapultato in un mondo che non era più il suo. 
'' No, non è magia, è semplicemente il progresso dell'uomo, della sua conoscenza e della scienza'' risposi lavando via gli ultimi residui di sapone prima di spegnere l'acqua e rimettere al suo posto il rubinetto. 
Sentii il suo sguardo bruciare su di me e sempre in ginocchio, appoggiato alla vasca, lo guardai ed azzardai ad allungare una mano per spostare i suoi capelli bagnati dalla fronte. 
Gli feci un sorriso dolce con una sfumatura malinconica e gli dissi che gli avrei spiegato tutto e che gli sarei stato vicino, ma che prima sarebbe dovuto uscire dalla vasca, così mi alzai e presi un grande asciugamano per il corpo e uno più piccolo per i capelli. 
Lo aiuta ad asciugarsi, tamponando con riverenza il suo corpo. Sembrava quasi di tornare indietro nel tempo, a Camelot, quando non ero nient'altro che il suo servo. 
Si legò quello stesso asciugamano intorno alla vita e con quello più piccolo presi ad asciugargli i capelli sotto il suo sguardo attento che osservava ogni mio movimento. 
Si fece accudire come un bambino, si abbandonò completamente alla mie cure, come non aveva mai fatto. Non una parola, solo sguardi attenti che bruciavano come mille fiamme. 
Mai in quei mille e cinquecento cinquanta anni avevo sentito tanto caldo e il pensiero che fosse il suo sguardo la causa di tutto quel calore mi faceva tremare. 
Fermai le mani, facendo scorrere lentamente, per un'ultima volta, l'asciugamano sulla sua testa, lentamente, mentre ci guardavamo negli occhi, come se fossimo incantati, come se non ci fossimo mai visti.

Abbassai lentamente lo sguardo e con esso l'asciugamano, per poi fare qualche passo indietro fino a voltarmi e dargli le spalle, mentre riponevo il panno al suo posto per prendere poi gli indumenti preparati in precedenza. 

Non avevo coraggio di girarmi, avrei dovuto girarmi e rivestirlo, ma ero bloccato, non riuscivo a farlo. 

D'un tratto sentii la sua presenza sempre più vicina alle mie spalle, il suo respiro caldo, sempre caldo, su di me, sulle mie spalle, attraversava i vestiti e si infiltrata sotto pelle riscandandomi dall'interno. Posò le sue mani forti e grandi sulle mie spalle. 

"Parlami" la sua voce così vicina, mi entrò nella testa facendomi tremare. Per tempo quel suono era stato solo un ricordo a cui mi ero aggrappato, così come tutto il resto di lui. Il suo tocco, la sua presenza, i suoi occhi, il suo sorriso storto seppur sincero e così bello, il colore e la morbidezza dei suoi capelli, le sue spalle larghe, la sua tempra, il suo orgoglio, la sua testardaggine, il suo onore, la sua cavalleresca nobiltà d'animo e la sua voce. Mi ero aggrappato a tutto questo pur di restare vivo e quando i ricordi avevano cominciato a sfocarsi rendendo meno nitidi i dettagli ho cominciato ad odiarmi e ad odiare il calore che mi faceva provare emozioni e mi ero rifugiato presto nel freddo, il quale tutto uccideva meno che me, destinato ad una vita di dolore e solitudine. 

"I... Io" balbetta confuso, gli occhi pesanti, chiusi ma i sensi aperti, attenti che sentivano la sua presenza, il suo tanto agognato calore, il suo respiro, la sua voce, il suo tocco. 

"Parlami Merlin, ti prego" 

Quel 'ti prego' mi fece venir voglia di urlare e piangere. Lui era un re, il mio re e pregava, pregava me, un servo, il suo servo... Lo pregava di parlargli ed io davvero non seppi cosa dire perché l'ultima volta fui io a pregarlo. Lo pregai di non morire, di non lasciarmi e tante volte lo avevo pregato di tornare indietro, tante quante lo erano state le volte in cui aveva pregato gli Dei di ascoltami. 

"Sei qui" 

E davvero, quella era l'unica cosa che riuscii a pensare. Lui era qui, le mie preghiere erano state ascoltate e i miei desideri esauditi. Speravo solo durasse. 

A quelle mie parole lui mi strinse le braccia attorno alla vita, tenendomi stretto, facendo aderire la mia schiena con il suo petto e sussurrandomi all'orecchio "Sì, sì Merlin, sono qui, sono qui per te". 

Parole sussurrate piano che lenirono il mio dolore e le mie ferite. 

Cercai di calmarmi, di contenermi, di ricompormi. 

Mi girai piano verso di lui, ancora coi vestiti in mano, lo sguardo basso, sulle sue mani strette ancora sulla mia vita.

"Dovete vestirvi" 

Quando rialzati gli occhi ed incrociati i suoi l'unica cosa che riuscivo a pensare era che quei mille cinquecento cinquanta anni ne erano valsi la pena tutti.

Note autrice: questo capitolo è stato molto sentito e spero tanto di avervi trasmetto le medesime sensazioni da me provate nello scrivere.

Amo alla follia l'idea di Merlin sofferente per amore di Arthur e ancor di più amo il nostro re che si dedica ad atti romantici nei confronti di Merlin. 
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate e se è il caso che io continui. Un bacio 

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