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~ Ufficio ~

Quel sabato eravamo stati costretti a lavorare, la redazione era indietro con degli articoli e servivano i migliori cervelli dell'azienda per riparare al problema

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Quel sabato eravamo stati costretti a lavorare, la redazione era indietro con degli articoli e servivano i migliori cervelli dell'azienda per riparare al problema. Ero mentalmente distrutta, la settimana lavorativa ci aveva bombardato di problemi senza lasciarci un secondo di respiro.
Jonghyun seduto a capotavola rispecchiava lo stato d'animo di tutti i dipendenti... esasperati.
I capelli sempre in ordine erano del tutto spettinati e senza una vera forma sulla sua testa, gli occhiali rigorosamente sulla punta del naso, cravatta allentata e disperazione negli occhi, mentre il tempo scorreva e la situazione tendeva a rimanere statica.

«Park Jiho devi riscrivere tutto l'articolo cinque in mezz'ora, Kim Hajoon devi rivedere la pagina dodici e ventidue prima di subito chiunque abbia messo mano a quel lavoro ha fatto un disastro» Jonghyun dava ordini in modo autoritario, ma risultando comunque docile, come se invece di una imposizione ti stesse dando un suggerimento che tu avresti seguito alla lettera. Era impressionante come avesse instaurato in poco tempo con tutti i suoi dipendenti un senso di sicurezza e rispetto che gli permettevano di non dover diventare un capo aggressivo.

« Min Inna, ho bisogno che tu supervisioni ogni cosa mentre ti occupi dell'articolo sul comeback degli EXO, io mi occuperò del resto, mi dispiace trattenervi più del dovuto» disse con sguardo dispiaciuto.
Si passò una mano tra i capelli riportandoli ad una forma composta e ordinata, per poi stringere il nodo della cravatte e ripristinare la sua compostezza.

«Dispiace a noi che si sia arrivati con l'acqua alla gola» si affrettò a dire Jiho chinandosi in avanti in segno di scuse, tutti i presenti fecero lo stesso, ci sentivamo in colpa per quella situazione di disagio, nonostante non fosse realmente un nostro errore.

«State lavorando tutti duramente, siamo una grossa redazione è normale che ogni tanto capitino queste cose, non è colpa vostra, lavoriamo come una squadra e saremo fuori prima che i ristoranti chiudano» sorrise allo staff donandoci del coraggio, raccolse i fogli davanti a se e si diresse verso l'uscita per raggiungere il suo ufficio, lo staff iniziò a vagare per la stanza così da poter organizzare ogni cosa nel minimo dettaglio e poter tornare alle proprie postazioni a lavorare.

«Abbiamo una cena da affrontare noi due» la voce di Jonghyun mi colse alla sprovvista facendomi sobbalzare, fu un sussurro a malapena percepibile in quel frastuono, mi voltai verso la sua figura che si trovava ormai alle mie spalle, ferma sull'uscio della porta.

«É da stamattine che ci penso» lo informai con un mezzo sorriso sulle labbra, non riuscivo a comportarmi in modo disinvolto in sua presenza, mi era biologicamente impossibile, ogni elemento che componeva la sua parte fisica e astratta mi destabilizzava lasciandomi come un involucro pieno di puro imbarazzo, come una bambina.
Jonghyun sorrise sparendo dietro la porta del suo ufficio, senza aggiungere altro.
Tutto lo staff era all'opera, mi destreggiavo tra il mio articolo e la supervisione del resto dei lavori in modo meccanico, nel mio cervello non c'era spazio per qualcosa di diverso dal lavoro, ogni problema o frivolezza era stata rinchiusa in uno sgabuzzino nel mio cervello, in modo che tutta la mia attenzione fosse riversata sul lavoro.
Ripresi posto alla mia scrivania solo un'ora dopo, stremata e con una conclusione da dare all'articolo che mi competeva, il telefono al mio fianco iniziò a vibrare, avevo tre chiamate perse, tutte dalla stessa persona... mio fratello.
Alzai gli occhi al cielo, non era fisicamente possibile sopportare anche le sue richieste in quel momento, ma dovevo farcela in qualche modo o non mi avrebbe lasciato lavorare tranquillamente.

Elevator || JonghyunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora