03. strange

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La cena è stata una lunga e travagliata ora di pura angoscia e nervosismo, in cui mio padre, una volta scoperta l'insolita predilezione verso la scienza di Peter, ha iniziato una lunga conversazione in cui non ha fatto altro che acclamare le sue grandi conoscenze e il suo smisurato talento.

Che poi, l'unico talento che ho visto in Peter, è quello di riuscire ad essere completamente imbarazzante o fuori luogo all'incirca ogni cinque secondi.

Non tutti riescono, certo, ma non penso che sia un qualcosa di cui vantarsi.

Sfioro con le dita le piume morbide sopra di me, mentre le lettere dorate brillano quando colpite dalla luce fioca della luna.

Certe volte, mi chiedo se non sia stupido, o infantile, sentire la mancanza di un qualcuno che non si è nemmeno conosciuto, e il riuscire addirittura ad amarlo.

Forse è solo un modo per sentirsi meno strani, per rendere più facile il sopportare il vuoto: lo si riempie di sentimenti ed emozioni senza senso.

"Era tua madre, vero?"

Abbasso la mano, scrutando con la coda dell'occhio il ragazzo steso sul letto vicino al mio, sospettosamente silenzioso.

Peter non stava parlando da almeno un'ora, quindi doveva per forza rovinare l'atmosfera: ora, la sua nomea di ragazzino fastidioso è di nuovo salva.

"Buonanotte, Peter," dico, semplicemente, voltandomi e dandogli così le spalle, annoiata.

Se lo ignoro, forse mi lascerà in pace.

Sospiro, stringendo le lenzuola e sforzandomi di chiudere gli occhi, quasi come se potessi davvero dormire sapendo che c'è un ragazzo nella mia stanza.

Non è esattamente ciò che più desideravo, soprattutto quando questo ragazzo è un totale estraneo.

"Io non riesco a ricordare il volto dei miei genitori, ma, ogni volta che ci provo, è come se mi venisse da piangere."

Corrugo la fronte, insolitamente sorpresa da questa rivelazione, così intima.

"Ti ritornerà la memoria, Peter: mio padre ti curerà," dico, semplicemente.

Lui resta in silenzio, appena sento il rumore regolare del suo respiro, che, improvvisamente, si fa più tremante.

"Penso che siano morti."

Mi volto verso di lui, notando che sta guardando l'acchiappasogni sopra di me, quasi come se, nascosto nella ragnatela, stesse cercando un ricordo lontano, uno di quelli che non sei davvero sicuro di voler ricordare, tanto fa male.

"Non puoi esserne sicuro, Peter."

Peter abbassa il suo sguardo su di me, e noto le sue iridi scure, ora più arrossate, ed il suo sorriso forzato. "Mi dispiace per tua madre."

Non rispondo, non riesco nemmeno a farlo, e Peter smette di sorridere, voltandosi dall'altra parte, dandomi così le spalle. "Buonanotte, Christine."

Rimango ferma, continuando ad osservare le sue spalle, tese sotto la sua maglietta bianca: non lo sento singhiozzare, ma penso stia piangendo.

"Buonanotte, Peter."

***

"Io tornerò questa sera, il signor Wright ha di nuovo l'influenza e devo accompagnarlo in ospedale, prima che sia troppo tardi."

"Staremo bene, papà," dico, semplicemente, e lui mi lancia uno sguardo perplesso, non totalmente convinto delle parole che ha sentito.

"Non lo ucciderò, okay?" Esclamo, sorridendo, sarcastica. "Massimo lo chiuderò in qualche stanza con un po' di cibo finché non tornerai."

The lost hero || spider manDove le storie prendono vita. Scoprilo ora