05. the spider man

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Mio padre alza la palpebra di Peter, puntandogli contro la piccola torcia luminosa, controllando i suoi riflessi.

In realtà, non ho la più pallida idea di come abbia fatto a convincere Peter a farsi visitare senza un'apparente ragione, ma, a quanto pare, c'è riuscito.

Questo dice molto sulla fiducia che prova Peter nei nostri confronti.

"I tuoi riflessi sembrano molto sviluppati, Peter," constata, scrivendo alcuni appunti sul suo taccuino.

"Beh, non suona come un qualcosa di negativo," ribatte il moro, sereno, lanciandomi un veloce sguardo, che io subito evito, tornando a giocare con i pezzi della sua strana uniforme.

Deve essersi accorto del fatto che lo sto quasi ignorando, ma sto cercando sistematicamente di non pensarci.

Il vero problema è che mi sento in colpa, davvero, perché è per causa mia che adesso sta venendo trattato come una specie di cavia da laboratorio.

Forse non è niente, sicuramente non è niente, eppure c'è un qualcosa che non riesco a spiegarmi, e che non mi fa stare davvero tranquilla.

"C'è qualcosa che non va, dottore?" Lo sento chiedere, ora un po' meno divertito.

"Stiamo solo cercando di capire se tu debba aver subito qualche altro trauma oltre quello alla testa," ribatte, tranquillamente, ma Peter non sembra convinto.

"Avevate già fatto questo controllo e sapete già che, oltre al non ricordarmi nulla, sto bene," esclama, puntiglioso. "Quindi, cosa state cercando, ora?"

Stringo fra le dita il pezzo di stoffa marchiato con un simbolo nero, bruciato in più parti, ma di cui si riconosce a grandi linee la figura: una che, a primo sguardo, non mi piace molto.

La sistemo sul tavolo, lisciandola con le mani, cercando di unire i vari lembi di stoffa strappati, ritrovandomi subito con un piccolo ragno nero fra le dita.

"Io e mio padre ti abbiamo trovato addosso un oggetto quando sei stato trovato," spiego, brevemente, lanciandogli un veloce sguardo.

Peter è serio, quasi confuso, non capendo di che cosa potrei mai parlare. "Un oggetto?"

Mio padre apre il cassetto della sua scrivania, porgendogli il piccolo cilindro nero, che subito Peter stringe, rigirandoselo fra le mani con curiosità.

Lo studio, in silenzio, notando come il suo sguardo cambia, non appena stringe il cilindro fra le mani, quasi sapesse esattamente di cosa si tratti.

"Dovevi essere una specie di uomo ragno," constato, mostrandogli il simbolo bruciato sull'uniforme, che lui guarda ad occhi aperti.

Sembra sorpreso, a tratti sconvolto, quasi, velocemente, i ricordi gli stessero pungendo la mente, tornando da lui.

Non pensavo sarebbe stato così facile, non pensavo che la sua mente fosse così forte.

"Come mi hai chiamato?" Chiede, sconcertato, ma, proprio mentre sto per ripetere lo stupido nomignolo, il cilindro che stringe Peter fra le mani emette un piccolo click, quasi si fosse finalmente messo in azione.

Un solo secondo dopo, il mio corpo è completamente ricoperto da quella che sembra una schifosa, umida e stretta ragnatela.

"Christine?" Mio padre mi guarda ad occhi aperti, perplesso, mentre io, ancora scandalizzata e tremante, alzo le mani davanti al mio viso, anche questo completamente ricoperto.

E li sento, li sento come se mi stessero ricoprendo, come se stessero cercando di infilarsi in ogni più piccolo foro, tentando di entrare dentro di me.

The lost hero || spider manDove le storie prendono vita. Scoprilo ora