Cap. 1

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Prima storia che pubblico e seconda che scrivo, vi prego abbiate pietà e non incazzatevi se non aggiorno spesso perché sono epilessica e non posso stare più di tanto al telefono. Chiedo scusa per eventuali errori. Detto questo buona lettura!
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'Viva i 5! Non vedo l'ora di poterlo gridare di nuovo' pensai squadrando il disegno che ci ritraeva: io, appesa -come sempre- al collo di Jude e Max e gli altri due, cioè Jarelt e Louis che ci correvano incontro prendendo lo slancio per finire il lavoro e saltarci addosso.
Spostai lo zaino di scuola e ripensando ai bei momenti della scorsa estate, lo riposi definitivamente sotto al letto, dove riposerà in santa pace per i prossimi tre mesi.
Devo dire che come primo anno, nella "scuola" Rogris, anche se a dire il vero è più una piccola associazione di vecchi contadini, me la sono cavata egregiamente e senza sforzarmi più di tanto. Si, sono felice del risultato. Noi figli di agricoltori e allevatori andiamo in "scuole" apposite, dove oltre ai nostri genitori, ci insegnano come prenderci cura di un campo e del bestiame nei dettagli.
"Sasha! Corri ad apparecchiare!" Evviva! Ecco mio padre che mi distoglie dai miei pensieri per degli stupidi piatti e bicchieri.
"Arrivo" finii di mettermi il pigiama, che come al solito consisteva in una maglietta fregata 'all'uomo di casa' per così dire, che mi arrivava fino al ginocchio.
Scesi di corsa le scale e rischiai di rompermi l'osso del collo per colpa di Riley, quel bestione di 40 kg che mi si parò davanti scodinzolando.
"Sas!" Ed ecco a voi mia madre "Quante volte ti ho detto di non correre per le scale?!?" La guardai e annui "Tante" risposi sbuffando, lei se ne andò soddisfatta dopo avermi minacciato e nonostante io gli avessi spiegato che fosse tutta colpa del cane se avevo rischiato di farmi male lei lo  liquidò dicendo che Riley era un angelo. Si, dell'inferno.
Appena fu scomparsa in cucina quel maledetto cane mi guardò con aria di sfida, come a dire 'chi è il preferito? Ehh!' Poi se andò dandomi le spalle "Prima o poi ti cuocio" borbottai seguendo mia madre.
Apparecchiai e mangiammo pollo arrosto -che oramai me lo ritrovavo nel piatto da due giorni- "Non c'è nient'altro?" Chiesi esasperata nel vederlo di nuovo "Zitta e mangia" mi rispose mio padre e ovviamente mia madre -da buona gallina qual'è- aggiunse uno dei suoi discorsi sul quanto fossi fortunata ad avere del cibo davanti e che non mi dovevo lamentare, sbuffai e tornai concentrata su quel coscio maledetto.
Andai a letto pensando che quando sarebbe arrivato il resto del gruppo avremmo pensato a cosa fare, fino ad allora dovevo solo aspettare... eeh, facile a dirsi, peccato che a farsi non è così semplice.

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