Il problema globale della desertificazione e la potenzialità del ficodindia.

2 0 0
                                    

"I cambiamenti climatici e i crescenti rischi di siccità sono motivi validi per aggiornare gli umili cactus allo stato di raccolti essenziali in molte aree"
Hans Dreyer, Direttore della Divisione Produzione e Protezione delle Piante della FAO.

Il Nopal è una risorsa naturale per proteggere il suolo dall’erosione e dalla desertificazione del vento, specialmente nelle regioni più aride del pianeta, caratterizzate da lunghi periodi di siccità. A causa del buco dell’ozono, e dell’emergenza siccità, la desertificazione toccherà anche alla Sicilia. Perché non impiantare dei ficodindia? E perché proprio questa pianta?
Il ficodindia nei terreni aridi, semi-aridi o desertici occupa il ruolo di infestante, in quanto trova condizioni ambientali favorevoli alla sua diffusione, tantochè nelle zone predesertiche come quelle nel Nord Africa viene impiegato per fissare le dune sabbiose. La FAO, è stata la prima organizzazione a definire il ficodindia come un alleato per combattere questo problema globale, come “risorsa del futuro”. Questa coltura, ha una grande capacità di ritenzione idrica; per questo è una pianta da non trascurare nel quadro di un programma della lotta contro la desertificazione e per la valorizzazione del suolo.
La desertificazione è un problema serio che riguarda l’intero pianeta terra. È un processo chimico – fisico irreversibile. I “sintomi” dovuti a questo fenomeno, sono rappresentati dalla degradazione di suoli, quindi perdita di terreno fertile e di sostanza organica; dalla scomparsa della biosfera del territorio, quindi rispettive flora e fauna; e la trasformazione dell’ambiente naturale in deserto (dal latino: desertum che vuol dire abbandonare, o da Deserere quindi de in negazione e serere legare, “non più legato”). Una volta persa la sostanza organica, il suolo non avrà più la capacità rigenerativa, poiché i suoli si impoveriscono sempre di più e la terra diventa sabbia. Inizialmente si pensava che le cause fossero naturali, come il clima, per via della scarsità di piogge e con temperature elevate. Ma oggi, le attività antropiche, risultano le principali cause di questo problema globale, e dell’aumentare i suoi passi verso alti territori da desertificare.

I fattori predispondenti a questo processo sono:
• Scarsa copertura vegetale del suolo;
• Ecosistemi sensibili;
• Idrosfera;
• Litosfera;
• Geomorfologia.

Le attività antropiche responsabili di questo fenomeno sono:
• Disboscamento;
• Urbanizzazione;
• Inquinamento;
• Incendi;
• Sfruttamento delle risorse;
• Eccessivo uso ed emissione di sostanze chimiche;
• Il pascolo eccessivo (sfruttamento del terreno);
• Tecniche agricole inadatte (agricoltura intensiva);
• Mancata irrigazione delle zone aride (i suoli aridi sono ricchi di Sali minerali che necessitano di essere disciolti in acqua).

I fattori naturali riguardano:
• Minor apporto meteorico con conseguente minor apporto idrico nella rete idrica superficiale;
• Siccità prolungate;
• Riscaldamento globale;
• Erosione del terreno svolta da violenti agenti atmosferici.

In Italia le regioni più a rischio sono le Marche, la Basilicata, la Puglia e la Sicilia.

La desertificazione è “una minaccia al benessere globale” ( Luc Gnacadja, 2010), ed è per questo che bisogna contrastarlo, attuando un piano di lotta, perché a volte l’uomo è in grado di fare molto contro di essa, attuando per esempio delle modifiche

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La desertificazione è “una minaccia al benessere globale” ( Luc Gnacadja, 2010), ed è per questo che bisogna contrastarlo, attuando un piano di lotta, perché a volte l’uomo è in grado di fare molto contro di essa, attuando per esempio delle modifiche.
I metodi tradizionali di lotta prevedono:
• La TUTELA e VALORIZZAZIONE delle risorse;
• L’impianto di alberi e cactus (tra cui il sopracitato Opuntia ficus-indica);
• La coltivazione di erbe ed arbusti;
• La costruzione di muretti e recinzioni per contenere la sabbia in perenne movimento;
• Costruzione di pozzi;
• Utilizzo di nuove tecniche di irrigazione;
• Nuove scoperte scientifiche (il batterio Bacillus pasteurii).
Il batterio sopracitato ha la capacità di trasformare rapidamente le dune in strutture di pietra arenaria, che potrebbe essere utilizzata nelle oasi per i rifugiati.
All’interno delle dune, ci si può prendere cura della flora e della fauna, trovare acqua e ombra, rendere il suolo fertile e mantenerlo così tale.
La cactacea trattata, contribuisce al miglioramento del suolo in quanto azoto fissatrice, e agevola la crescita di altre piante. Ad esempio, in Tunisia, viene coltivato negli stessi appezzamenti di orzo. In Madagascar, nelle zone a risciò siccità è una fonte di risorse di cibo e foraggio per le popolazioni autoctone.

IL NOPAL, RISORSA NATURALE. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora