Il ficodindia. (Opuntia ficus-indica (L.) Mill.)

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Origine e diffusione.
Il ficodindia è una pianta arborescente originaria del Messico, ma diffusa in tutto il mondo. L’Italia, dopo il Messico è la maggiore produttrice di ficodindia a livello mondiale. La produzione in Italia riguarda una regione nel meridione italiano, la Sicilia, che conta il 90% della superficie coltivata in tutta Italia. Il restante 10% è dedicato in Calabria, Puglia e Lazio. La ficodindicoltura da frutto siciliana è la più evoluta a livello internazionale. I territori siculi coltivati sono disseminati in tutta la regione, ma le principali aree ficodindicole che ricoprono il 70% delle colture si concentrano in 3 zone: le colline di San Cono (CT), le pendici dell’Etna (CT) e la Valle del Belice (AG). Altri sottoproduttori sono Perù, sud Africa, Brasile, Marocco, Canada del sud, Grecia e Spagna.

Classificazione botanica.
Scientificamente, appartiene alla famiglia delle Cactaceae, sottofamiglia Opuntiodeae, genere Opuntia, e alla specie O. ficus-indica. Il Nopal è stato descritto per la prima volta da Linneo come Cactus ficus-indica
L. Nel 1753. Ha una nomenclatura binomiale, e può chiamarsi in diversi modi, tra cui Opuntia ficus-indica (definita da Miller nel 1768) o Opuntia ficus barbarica (nome pubblicato da Berger nel 1912). L’Opuntia ficus-indica è la specie più conosciuta, diffusa e apprezzata per le sue caratteristiche, e specialmente per i suoi frutti commestibili e succulenti.


Morfologia.
L’Opuntia ficus-indica è una pianta grassa al di fuori di tutti i canoni vegetativi: presenta un tronco che non è tale, foglie che non sono foglie, spine che sono le sue foglie. La pianta può raggiungere un’altezza dai 3 ai 5 metri.
L’apparato radicale è carnoso, si sviluppa in larghezza e nei primi 30 cm di profondità e non oltre. Le sue radici, hanno la capacità di inoltrarsi nel terreno anche per molti metri al fine di trovare acqua, ancorandosi agli ambienti più impervi e profondi.
Il fusto è ben definito, può arrivare ad avere un diametro di 35 cm, ed è formato da diversi articoli uniti e appiattiti tra loro e lignificati chiamati cladodi, ma comunemente conosciuti come “pale” (o fusti modificati).
I cladodi di età inferiore ad un mese sono detti “nopalitos”. Sono di colore verde, e la loro forma è variabile in funzione della specie; possono essere di forma cilindrica, ovaliforme o appiattita e rappresentano i rami della pianta. Possono essere lunghi da pochi cm fino a 40-50 cm, larghi 15-25 cm e spessi 1,5-3 cm. Invecchiando, dopo il quarto anno d’età lignificano, si uniscono tra loro, e assumono una forma cilindrica formando così le branche.
Internamente sono gelatinosi, mentre esternamente sono ricoperti da uno strato ceroso impermiabile formato dalla cutina, che limita la traspirazione, la penetrazione di organismi indesiderati, la perdita d'acqua al suo interno e quindi di liquidi. L’epidermide è composta da uno strato di cellule, seguita dall’ipodermide, un tessuto resistente e flessibile in grado di espandersi in rapporto alla quantità di acqua contenuta nel Cladodio.
A seguire vi è il clorenchima e il parenchima.
Il parenchima presente all’interno del cladodio assolve la funzione di immagazzinare e conservare l’acqua una volta assunta, al suo interno. La presenza di questo tessuto è uno dei fattori più importanti che rendono la pianta adatta ad una condizione di estrema siccità. Inoltre, vi sono al suo interno delle cellule che producono mucillagini che occupano il 3% del volume del cladodio, che svolgono la funzione di riserva e metabolismo delle sostanze nutritive.
Sull’epidermide dei cladodi ci sono gli stomi, che si aprono e si chiudono per consentire gli scambi gassosi, aprendosi la notte a temperature minori ed emettendo ossigeno, e chiudendosi di giorno e assorbendo CO2 come tutte le Cactaceae e diversamente di quanto avviene nella maggior parte delle piante. Per questa caratteristica, il ficodindia è una pianta a ciclo CAM.

 Per questa caratteristica, il ficodindia è una pianta a ciclo CAM

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