Giovanni Verga.

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“La Pasqua infatti era vicina. Le colline erano tornate a vestirsi di verde, e i fichidindia erano di nuovo in fiore”
Giovanni Verga – I Malavoglia: capitolo 8

Il ficodindia, parte integrante del paesaggio tipico della Sicilia, ha influenzato la letteratura italiana, in particolare i poeti della regione citata.
Un autore tra questi fu Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, e considerato come uno dei maggiori esponenti del Verismo in Italia. La coltura appare nell’opera “I Malavoglia”, grazie alle tecniche narrative dell’autore.

Il Verismo, è una corrente letteraria ispirata al naturalismo francese (altra corrente letteraria fondata da Èmilie Zola verso la fine dell’800) e fondata in Italia fra il 1875 e il 1895 da Verga e Capuana; altro autore siciliano, a Milano

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Il Verismo, è una corrente letteraria ispirata al naturalismo francese (altra corrente letteraria fondata da Èmilie Zola verso la fine dell’800) e fondata in Italia fra il 1875 e il 1895 da Verga e Capuana; altro autore siciliano, a Milano. È conosciuta anche come Scapigliatura. La poetica del Verismo si basa sulla poetica della verità assoluta, sull’applicazione del metodo scientifico e l’osservazione di ciò che non piace. La fase verista di Verga, segna la sua raccolta di novelle “Vita dei campi” e “Novelle rusticane” e il suo primo romanzo della raccolta del “Ciclo dei Vinti”.

Le tecniche narrative della poetica Verghiana prevedono:
• Il principio dell’impersonalità;
• Il rifiuto del romanticismo;
• L’uso di un linguaggio gergale non colto;
• L’uso di proverbi;
• Rappresentazione della situazione economica e sociale dell’epoca in cui vive;
• Realtà sociale dell’Italia centrale, meridionale e le sue isole;
• L’artificio di “regressione”;
• Il principio della concatenazione e concatenazione opposta;
• La ripetizione narrativa;
• Il principio dello straniamento;
• Il discorso indiretto libero;
• Il pessimismo;
• Tema della roba;
• Tema dell’ostrica.

Le raccolte che l'autore compone, sono:
• Vita dei campi, è la sua prima opera verista e comprende “Rosso Malpelo” e “La Lupa” (1880);
• Novelle rusticane, che comprende “La Roba” e “Libertà” (1882);
• Per le vie (1883);
• Il Ciclo dei vinti, che si compone di cinque romanzi veristi, tra cui solo i primi due verranno terminati. Attraverso questi romanzi Verga, analizza i Vinti; e cioè le “vittime della modernità”, e proprone la descrizione di un'Italia moderna, e un tema universale sulla lotta dell'uomo per l'esistenza, il progresso e la lussuria. I cinque romanzi, che dimostrano la filosofia verghiana, sono:
-I Malavoglia, l'opera più importante (ambizione economica);
-Mastro Don Gesualdo, un muratore, Gesualdo Motta, un arrampicatore sociale ossessionato dalla roba (ambizione sociale);
-La duchessa di Leyra (ambizione aristocratica);
-l'Onorevole Sciopioni, un avvocato (ambizione politica);
-l'uomo di lusso, un intelletuale (ambizione artistica).

I Malavoglia è il romanzo più famoso di Verga ed esprime al meglio il verismo. Scritto nel 1881, racconta la storia della famiglia dei Toscano, pescatori siciliani di Aci Trezza (CT) colpiti da disgrazie e dalle trasformazioni della modernità, che li riduce in rovina e li disgrega progressivamente. È composto da 15 capitoli e la vicenda si svolge intorno la seconda metà dell'ottocento. I protagonisti, nonostante abbiano quel soprannome, sono una famiglia laboriosa, come si narra nel testo “tutti buona e brava gente di mare”. Il soprannome è dato dalla tecnica narrativa dell'autore nell'utilizzo della cultura popolare in cui il cognome viene acquisito in base alla qualità opposta del carattere della famiglia. Questa, è composta dal più anziano, il capostipite Padron 'Ntoni, padre di Bastianazzo che è sposato con Maruzza La Longa, ed insieme hanno cinque figli: 'Ntoni il figlio maggiore; Luca, che nella storia morirà in battaglia; Mena, Filomena; Alessi il figlio più piccolo; e Lia, che disonorerà la famiglia diventando una prostituta in seguito ad una
tresca. Inizialmente il nucleo vive nella “casa del nespolo” e possiedono un peschereccio, la “Provvidenza”. 'Ntoni, viene chiamato alle armi, lasciando la famiglia senza lavoro, così Padron 'Ntoni prende in prestito un carico di lupini da vendere e affida il lavoro a Bastianazzo. La nave affonda, il figlio muore e la famiglia si riempie di debiti, ed è costretta a cedere la casa del nespolo e la Provvidenza, andando in affitto. Luca è costretto a partire in battaglia al posto del fratello, da cui non farà più ritorno. La Longa muore durante un'epidemia di colera. Padron 'Ntoni, vecchio e malato, morirà in ospedale non volendo essere assisito dai nipoti Alessi e Mena. In seguito a grandi sacrifici e una volta cresciuto e sposato, Alessi si riapproprierà della casa del nespolo. Nel frattempo, 'Ntoni verrà arrestato. Quando tornerà alla casa del nespolo, dove Mena l'unica figlia rimasta in casa si prende cura dei figli di Alessi, deciderà di partire comunque all'alba, modo in cui l'opera terminerà.
Il romanzo racchiude molte espressioni e modi di dire, altra tecnica narrativa verghiana, importante poiché è stata attribuita per una lettura agevolata per le persone che avrebbero letto la sua opera, e per indicare la saggezza proverbiale del passato.
La coltura a noi interessata è presente in molte parti di questo romanzo.

Per disgrazia il ragazzo era fatto con coscienza, come se ne fabbricano ancora ad Aci Trezza, e il dottore della leva, quando si vide dinanzi quel pezzo di giovanotto, gli disse che aveva il difetto di esser piantato come un pilastro su quei piedacci che sembravano pale di ficodindia; ma i piedi fatti a pala di ficodindia ci stanno meglio degli stivalini stretti sul ponte di una corazzata, in certe giornataccie; e perciò si presero 'Ntoni senza dire «permettete».

Oppure:

“Di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare tra capo e collo, come una schioppettata tra i fichi d'india”

“Di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare tra capo e collo, come una schioppettata tra i fichi d'india”

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