Il ficodindia nel catasto agrario.

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“Il catasto agrario del 1929 conferma il successo della coltura in Sicilia, indicando la presenza dell’isola di 8.146 ha di superficie integrante e di 68.823 ha di superficie ripetuta.”

Il catasto è l’inventario dei beni immobili di uno stato, un insieme di documenti, redatto a scopo fiscale. Si distinguono:
• Catasto descrittivo, che fornisce informazioni sugli immobili censiti senza alcuna planimetria;
• Catasto geometrico, che si basa sulla rappresentazione planimetria degli immobili (a sua volta si possono distinguere:
- Catasto per massa di coltura;
- Catasto per singole proprietà e particellari;
(a seconda che il rilievo topografico mostri le suddivisioni colturali dei terreni, la ripartizione della proprietà o la suddivisione in particelle);
• Catasto dei terreni;
• Catasto dei fabbricati;
• Catasto probatorio, se fornisce la prova giuridica sulla proprietà ;
• Catasto non probatorio, in caso contrario al precedente elencato.
Il catasto agrario (o catasto dei terreni) riguarda in particolare i terreni coltivati, le aree improduttive di reddito, i fabbricati con le loro pertinenze, ed oltre allo scopo fiscale, ha anche scopi sociali, amministrativi, giuridici o topografici. Secondo l’articolo 1 della legge del 1 marzo 1886, n. 3682 (legge della perequazione dell’imposta fondiaria) istitutiva del catasto, il catasto terreni è geometrico, particellare, uniforme, fondato sulla misura e sulla stima.
Già nel XIX secolo esisteva il catasto borbonico per il quale alla data del 1853 i ficodindieti censiti in Sicilia coprivano una superficie pari a 7.078 ha di coltura specializzata e 1.744 di coltura promiscua.

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