Capitolo 1

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I preparativi per il matrimonio, e per la successiva festa, erano in corso fin dalle prime ore del mattino e si potevano dire quasi conclusi. Le lunghe tavolate, che avrebbero ospitato tutti gli abitanti del villaggio e qualche dignitario dei villaggi vicini, erano imbandite nella piazza centrale lungo il cui perimetro erano state preparate candele che avrebbero profumato l'ambiente e allontanato gli insetti gli unici ospiti indesiderati al banchetto nuziale. Per tutto il villaggio di Cnoc erano stati appesi festoni, coccarda e lanterne bianche e rosse, che sarebbero state accese dopo il tramonto.

La cerimonia vera e propria si sarebbe svolta nel grande prato, a nord del villaggio oltre le colline che lo circondavano da tre lati. Sul quarto, a ovest, c'era un bosco che terminava su di una montagna non troppo alta ma abbastanza da dominare tutta la vallata: il Monte Baldus, sacro, così come il bosco, ai Saila. Al centro del prato si stagliavano due alberi di tiglio, tra i quali c'era un bel masso erratico che fungeva da altare per le cerimonie, compreso il matrimonio, che sarebbe avvenuto poche ore dopo.

Degli uomini muscolosi, a coppie, stavano appoggiando a terra grossi tronchi di quercia, tagliati a metà per il lato orizzontale in modo da fungere come panche. Il Gran Cerimoniere, un uomo anziano, con una barba grigia di media lunghezza era intento a fare l'inventario dei materiali necessari alle nozze.

«Vediamo... l'edera c'è, i rami di ulivo anche, il turibolo... Gli incensi e le erbe aromatiche! Dove sono?» chiese rivolto a un gruppo di giovani inservienti.

«Qui Gran Cerimoniere!» disse un giovane spilungone di quattordici o quindici anni, che portava un grosso cesto di vimini.

«Ah, grazie Atlas» disse il Gran Cerimoniere che poi continuò l'inventario fino ad assicurarsi che non mancava nulla se non le poche ore che li separavano dall'inizio della cerimonia.

Preparativi di tutt'altro genere, ma decisamente non meno importanti, avvenivano nella stanza della sposa, la giovane Elora. Insieme con lei c'erano la sorella Alcalime e la sua nutrice, l'anziana Valie che aveva fatto loro da madre dopo la morte dei genitori Lùg e Deichtine, membri dell'aristocrazia del villaggio.

«Sei proprio bella Elora.»

«Grazie, Alcalime» rispose lei sorridendo.

«Eppure, manca ancora qualcosa» esclamò Valie stringendo gli occhi e battendo una paio di volte l'indice sul mento.

«Ah, sì!» disse poi, spalancando gli occhi e aprendo la bocca in un ampio sorriso. Andò verso un vaso di fiori regalato alla sposa e ne trasse un giglio bianco con striature viola che pose al petto.

«È meraviglioso, - disse Elora sorridendo. - Solo un po' piccolo.» Passò la mano sopra al fiore e quello si ingrandì di colpo.

«Sei sempre stata brava con gli incantesimi floreali» disse Valie.

«E non solo in quelli. Elora è una grande maga. Quanto vorrei essere potente come te!» disse Alcalime con entusiasmo che si trasformò in un tono imbronciato sul finire.

«Lo diventerai. Sei molto promettente!» la rassicurò la sorella.

«Ne puoi star certa! - aggiunse la nutrice. - La magia è potente nella vostra famiglia. Vostro padre Lùg era un potente mago e anche vostra madre non era da meno. Mi chiedo se sei sicura di voler sposare un uomo del tutto privo di poteri magici» disse poi, rivolgendosi a Elora.

«Ma, Valie!» la rimproverò. L'anziana scoppiò in una grossa risata.

«Scherzavo, scherzavo. Lo so che l'amore che Araton prova per te è immenso. E questa è la magia che conta di più.»

«Anche io lo amo» disse sognante.

«Ma certo. Ah, ho sempre saputo che questo giorno sarebbe arrivato. Fin da quando avevate cinque anni. Già allora eravate inseparabili. Ti difendeva dai bulletti che ti davano fastidio e ti regalava i frutti più grossi che raccoglieva dal suo giardino. E da quando a dodici anni hai scoperto i tuoi poteri magici, lui si è sempre offerto di farti da cavia. Quante ne ha sopportate.»

Alcalime {sospesa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora