Capitolo 3

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Al suo risveglio, nel breve istante tra il sonno e la veglia, Alcalime si sentì bene. Non aveva preoccupazioni, poi si rese conto che non era a casa sua, e tutta la verità le piombò addosso come un macigno.

La sorella era già in piedi e le Sorrideva, anche se i suoi occhi erano tristi. Elora le porse una bacinella di legno con del liquido violaceo.

«Tieni. Ho spremuto un po' di frutti di bosco.»

«Grazie» mormorò Alcalime e si sforzò di bere, nonostante avesse lo stomaco contratto.

«Perché i Maistir ci hanno attaccato?»

Elora sospirò. Anche lei si era fatta quella domanda ma non aveva una risposta certa.

«Non lo so. Non lo so. Forse non volevano che io e Anator ci sposassimo.»

«E perché, scusa ma il vostro matrimonio non sarebbe stato diverso da tanti altri!»

Elora sospirò. Quello che aveva detto Alcalime era vero. La sua famiglia è quella di Araton erano importanti nella zona, ma non così importanti da poter essere una minaccia per l'equilibrio politico della regione, né tantomeno del regno Maistir. Però nelle ultime settimane aveva fatto un sogno ricorrente. Una voce che non conosceva le diceva che se la figlia di Lùg avesse coronato il sogno d'amore per re Droch sarebbe stata la fine.

Elora non aveva mai avuto intenzione di tramare contro re Droch, inoltre, proprio perché conosceva la pericolosità di quel sogno, non ne aveva parlato a nessuno. Temeva però che i maghi al servizio del re lo avessero in qualche modo scoperto e che il sovrano avesse preso provvedimenti. Era una cosa all'apparenza assurda, e se fosse così sarebbe stata ancora in pericolo e la sorella con lei. Ma Alcalime era già troppo provata ed Elora decise di non rivelarle le sue paure.

«Non lo so - rispose infine. - È solo un mio sfogo, non ci badare.»

«Dove andremo?»

«Credo sia meglio lasciare Aès Saila. Dobbiamo andare a uno dei villaggi sul lago Glas e attraversarlo per raggiungere il bosco Duile. Da lì continueremo verso ovest fino a Dwyfon.»

«E poi?»

«Vedremo d farci una nuova vita lì.»

«Vuoi dire che non torneremo più a casa?»

«Non abbiamo più una casa, Alcalime.»

La sorella la guardò con gli occhi lucidi, e le labbra tremanti. Elora prese la sorella tra le braccia.

«Andrà tutto bene. Supereremo anche questa insieme.»

***

Durante tutta la giornata di marcia ad Araton non era stato dato nulla se non un tozzo di pane raffermo con un poco di formaggio di capra e una coppa d'acqua. Ciononostante

Aveva camminato senza lamentarsi, anzi senza parlare del tutto, nonostante Isil di tanto in tanto avesse continuato a chiedergli informazioni. Era stato fiero e zitto, ma ora che le ombre della sera erano calate la stanchezza si fece sentire e ringraziò gli dei quando la colonna si fermò per accamparsi.

«Finalmente mi sono ricordata il tuo nome. Ti chiami Araton.»

Come aveva fatto per tutto il resto del tempo si limitò a fissarla.

«Che begli smeraldi che hai. Sei un uomo fiero. Beh un ragazzo visto che a occhio e croce hai poco più di vent'anni. Siamo quasi coetanei visto che io ne ho venticinque. Però entrambi siamo guerrieri fieri.»

Fece una pausa, studiando attentamente il giovane, pronta a cogliere il minimo movimento che le indicasse l'effetto delle sue parole. Ma Araton era una statua. Il sorriso di Isil si fece più ampio.

Alcalime {sospesa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora