Nightmare

881 65 6
                                    

Eravamo in viaggio per andare in vacanza.
Ero seduto sul sedile posteriore della macchina e vedevo come i miei genitori parlavano: mio padre ascoltava guidando, invece mia madre, con un sorriso stampato sulle labbra, raccontava dei tanti episodi avvenuti nell'arco di una settimana.
In quel momento sprizzavo felicità da tutti i pori ma non potevo sapere che quella gioia che provavo si sarebbe subito tramutata in dolore e paura.
Da quel che potevo vedere dalla mia piccola statura potevo scorgere, fuori dalla finestra della macchina, la strada a senso unico: stavamo imboccando un tunnel, entrando, le pareti diventavano sempre più strette, quasi soffocanti.

Ad un certo punto udimmo il suono di un'altra macchina proveniente dalla direzione opposta: era come impazzita.

Non c'era modo di fermarla.

Mio padre fece per suonare il clacson per avvertire quella macchina che ci stava venendo incontro, ma fu questione di secondi: mia madre, spostandosi dal sedile anteriore al posteriore, mi prese in un abbraccio tranquillizzandomi ; poco dopo mio padre fece lo stesso e ci avvolse tra le sue braccia per proteggerci dall'impatto.
In quel momento, quasi soffocato dalla forte presa dei miei genitori, mi dissero entrambi in lacrime " Qualunque cosa succeda non perderti d'animo, si forte e vivi la tua felicità ". E queste furono le loro ultime parole prima di vedere tutto buio.
Mi svegliai in ospedale: ero disteso sul lettino bianco attaccato ad una flebo e al mio fianco era seduta la mia madrina, che con le sue mani, stringeva forte la mia.
Feci lo stesso e lei, dopo essersi accorta che ero sveglio, si mise a piangere. La calmai e infine le chiesi:

" Dove sono mamma e papà? "

Quel vivido ricordo si ripeteva ogni volta nei miei sogni procurandomi solo angoscia.
Mi svegliavo sempre in preda alla paura durante la notte, coperto di sudore. Non era mai abbastanza.
Con tutte le mie forze volevo dimenticare ma era inutile continuare: nonostante non volessi, quel ricordo ritornava.
Sempre.

Mi alzai dal letto togliendomi la t-shirt bagnata del mio sudore dirigendomi verso l'armadio a due ante e prendendo una maglietta di ricambio e nel mentre, con la luce che la luna rifletteva attraverso la finestra del balcone, mi vidi nello specchio.
Pallido come un pezzo di carta: le occhiaie sotto i miei occhi, le labbra secche, le braccia di uno scheletro e il mio corpo asciutto.
Piccole ferite e cicatrici sparse sul corpo: non mi piacevo, non mi accettavo perché guardando gli altri, felici, senza vergogna di mostrarsi al pubblico provavo invidia per quelli come loro, io invece, mi coprivo con qualsiasi indumento che non mi mettesse in risalto.

Non ero io

Mi dirigo verso il balcone della mia stanza disordinata percorrendo la scia dei vestiti gettati come se fossero stracci.

Apro la finestra e l'aria fresca del vento mi colpisce il viso facendomi rabbrividire.
Appena metto piede fuori sento tutto freddo e la luce della luna che mi accarezza.
Il balcone era chiuso in tutte e tre i lati e separato da quella del mio vicino. Era tutto così tranquillo.

Silenzioso

Mi appoggiai alla ringhiera nera che mi proteggeva dall'esterno e con il piede sul bordo del balcone mi sedetti: sono una di quelle costruzioni chiamate " balconi a castello " , ai lati sono chiusi da mura e torri* sporgenti in avanti, invece l'unico lato non chiuso è proprio quello che dà vista al panorama di fronte a me.
Un'altra delle mie abitudini o stranezze, dipende dai diversi punti di vista, è salire su una delle torri e sedermi.
È spaventoso quanto sia così vicino alla morte: la sensazione di qualcosa di pungente e doloroso è vicina, basta solo una mossa per lasciarmi andare nel vuoto.
Alle volte mi capita di pensare a come sarebbe dimenticare tutto, senza pensare alle conseguenze e abbandonare la tua vita alla morte. Il peso di quel pensiero mi distrugge, mi confonde e a volte quella tentazione è sempre vicino spingendomi ad eseguire.

Masker - KookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora