Capitolo I

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"Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi. Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. Probabilmente l'incominciare a condividere qualcosa in più, a parlare un pò di sé, a scoprire piano piano quel che il cuore cela. Imparare a volersi bene. O forse accade perché doveva accadere. Perché le anime sono destinate a trovarsi, prima o poi."

Ecco, questo è quello che aveva sempre pensato mia madre, lei era sempre stata molto credente nel destino, ma io no, non c'ho mai creduto, perché sono del parere che siamo noi a scrivere la nostra vita e non che sia già scritta. Ma non possiamo saperlo con certezza, ma a mia madre non era mai importato, o almeno, così mi raccontò mio padre, perché purtroppo io non l'ho mai conosciuta, morì dandomi alla luce, e da lì ho sempre vissuto con il mio papà, il Signor Murakami, capo di un'azienda molto famosa e socio in molti affari. Lui e mia madre si erano conosciuti a Tokyo, ma entrambi sono italiani. Lei aveva sempre amato il Giappone, fin da piccola, così appena ebbe avuto i fondi necessari e la conoscenza della lingua si trasferì, invece mio padre ci nacque, ma i suoi genitori nonostante non vivevano più in Italia da molti anni, avevano preferito che conoscesse comunque la lingua italiana. Anch'io sono nata a Tokyo ma c'ho vissuto fino all'età di 6 anni, quando mio padre era socio in affari con il Signor Susuki, anche lui capo di un'importante azienda Giapponese che purtroppo morì in un tragico incidente stradale insieme a suo figlio, Susuki Rei, il mio migliore amico. Mentre la mia mente continuava a divagare un urlo stonato mi riportò alla realtà: "Yukiii, è un'ora che sei sotto la doccia, farai tardi a scuola!", questa è Agata, la mia governante, è con noi da quando mi sono trasferita in Italia e da allora ha sempre badato a me, le voglio un bene infinito perché è sempre stata la madre che non ho mai avuto, ma quando cominciava a strillare così volevo strozzarla. "Adesso esco tranquilla, c'è ancora tempo." dissi, mentre afferrai l'accappatoio e mi asciugai velocemente i capelli. La mia scuola è la Manhattan Music School, una scuola molto costosa e privata, dove formano gli studenti a diventare delle vere leggende della musica! Io sono al terzo anno e studio il pianoforte, la chitarra e il canto, e mi iscrissi perché la musica è sempre stata la mia più grande passione. Mio padre ci mise un pò ad accettare questa cosa, perché ha sempre voluto che studiassi o legge o medicina ma purtroppo nessuna delle due faceva per me. Quando guardai l'ora iniziai a notare che si stava facendo veramente tardi così afferrai le mie cose, scesi nel soggiorno, rubai un toast con la marmellata che si stava facendo mio padre, gli diedi al volo un bacio sulla guancia, salutai Agata e mi diressi di corsa alla fermata del bus. Quando arrivai, trovai lì che mi aspettavano Jamie e Molly, le mie migliori amiche: "Eccoti era ora, ma tu il cellulare ce l'hai per bellezza?" disse Molly con un'aria leggermente irritata, è sempre stata così, fin dalle elementari, impulsiva diretta e sincera."Perché dici così?" chiesi confusa, "ti avrò lasciato almeno dieci messaggi dove ti dicevo di raggiungerci al Bar Luna per fare colazione insieme, dove casualmente abbiamo incontrato Alex." "stai scherzando?" risposi sorpresa, "no, per niente, anzi ci ha pure chiesto dove fossi, evidentemente sperava di incontrarti." sottolineò Molly, "Oh accidenti, sono stata sotto la doccia per più di un'ora, non l'avrò sentito." "Che cosa? Un'ora? Eri di nuovo immersa nei tuoi pensieri non è vero?" "Si, pensavo a mia madre" *e a Rei..* dissi tra me e me "oh..Yuki..." aggiunse Molly con un tono più compassionevole "fa niente, non importa, arriva l'autobus", dico, mentre tirai fuori l'abbonamento e mi infilai velocemente le cuffie. Alex è il ragazzo con cui mi sto sentendo da due settimane, ma io gli andavo dietro da almeno due anni, frequenta l'accademia di medicina e i nostri padri si conoscono, ma ancora non sanno nulla di noi. Quando salimmo sul bus ci sedemmo come sempre nei posti a quattro dove tenevamo il posto a Anthony, il nostro migliore amico, o almeno così lo considerano Jamie e Molly, io purtroppo, dopo Rei non sono più riuscita ad averne un altro, per paura di soffrire ancora... Quando Jamie si rese conto che stavo di nuovo divagando nei miei pensieri provò a distrarmi: "Allora Yuki, sei riuscita a completare la canzone sul destino?" Jamie, al contrario di Molly, è una che parla poco ma ascolta tanto, è un'amica vera e c'è sempre se hai bisogno. "Non ancora, ci sto lavorando.." "Non è da te avere tante difficoltà nel scrivere una canzone" disse con un tono sorpreso, "Il problema non è la canzone ma il tema, IL DESTINO, sapete che non ci credo affatto eppure il professore ce l'ha assegnato comunque!" dissi con un tono freddo. "secondo me sei troppo fissata, non devi crederci per forza, prova a inventartelo" mi suggerì Molly, "per me le canzoni sono troppo importanti per essere buttate giù con le prime frasi che ti vengono in mente.." aggiunsi con un tono ancora più freddo, "beh forse tu non ci credi affatto, ma tua madre si, potresti prendere spunto da alcune delle frasi che scriveva nel suo diario no?", come idea non era affatto male, ma se ciò che scrivo non è farina del mio sacco non ci metto la giusta passione nel cantarle. Così quando capirono che non c'era modo di farmi cambiare idea cambiarono argomento per alleviare la tensione che si era creata. Arrivata a scuola andai al mio armadietto, il numero 25, la data di nascita di Rei, che ovviamente è una pura coincidenza che sia capitato proprio a me, non centra niente il fato! Una volta in classe iniziò la lezioni di storia della musica, interessante come sempre, in verità a scuola non mi annoiavo quasi mai, andavo d'accordo con gli insegnati e gli alunni, e detto tra noi, non me la cavo male nello studio. La mattinata volò via come al solito, e potevo dire che andò tutto bene se non fosse che avevo incontrato il professore di canto chiedendomi a che punto fossi con la canzone sul destino, dove gli avevo appunto spiegato che dovevo sistemare delle cose, e lui mi aveva dato tre giorni per finirla. *perfetto!* Quando uscì da scuola trovai Jamie, Molly e Alex che mi stavano aspettando e Molly, con un sorriso furbetto mi disse: "dato che stamattina ci hai dato buca, oggi pranzi con noi, e non voglio sentire scuse." e dato che non avevano tutti i torti non mi opposi alla loro decisone. Quando arrivammo al Bar Luna ordinammo tutti una piadina, ognuno con dentro cose diverse, io la presi con prosciutto cotto, insalata e formaggio, semplice ma buona, al contrario di questi tre che un kebab non è niente in confronto a ciò che ci mettevano dentro. Mentre ci gustanmo il nostro pranzo, una voce calda e dolce mi sussurrò all'orecchio: "finalmente ce l'ho fatta a incontrarti", in quel momento mi resi conto dell'aspetto che avevo mentre divoravo la mia piadina e cercai subito di darmi una sistemata afferrando un fazzoletto per poi alzarmi di colpo: "Alex! Anche tu qui?""Si, ti ho aspettata stamattina, ma non c'eri.." disse lui con un sorriso provocante "Si le ragazze me l'hanno detto, ma stamattina mi sono svegliata tardi e quindi non ho sentito i messaggi." mentì, mentre Jamie e Molly mi fissavano. "beh allora dovrai farti perdonare dormigliona, usciamo insieme stasera?" *SI SI!! Erano anni che speravo di sentire queste parole!* pensai, con il cuore a mille, ma la magia svanì quando mi ricordai che dovevo finire quella maledetta canzone, a cui non potevo rimandare ancora dato che in gioco c'era la mia carriera musicale, perdonami Alex... "mi dispiace Alex, ma io stasera ho degli impegni, sarà meglio un altro giorno." sussurrai, mentre i miei amici mi guardavano sorpresi. Loro più di tutti sapevano da quanto aspettavo che lui mi chiedesse di uscire e speravo che non mi facessero il terzo grado quando saremmo rimasti soli. "D'accordo, come preferisci." disse con un tono più distaccato, mi diede un bacio sulla guancia ed uscì dal bar. Quando Molly si assicurò che non poteva più sentirci non ci pensò a due volte ad esplodere: "ma dico ti è andata di volta il cervello, è Alex Wilson, uno dei ragazzi più fighi della città, ricco e persino dottore fra poco, dimmi quale neurone del cervello ti è saltato per rinunciare ad un'uscita con lui amica mia." "Nessuno Molly, non pensare che per me sia stato facile, ma devo finire quella dannata canzone, il professore mi ha dato un ultimatum e non posso deluderlo, cercate di capirmi, devo finire questo compito e poi potrò uscirci tutte le sere se è necessario, deve solo aspettare altri tre giorni." dissi mentre finivo ciò che restava del mio pranzo. Quando arrivai a casa trovai Agata che stava finendo le pulizie ballando a ritmo di musica, lo passava così il tempo, e non cambierà mai; una volta arrivata in camera sistemai le mie cose e afferrai subito la chitarra per cominciare a incidere la canzone, ma neanche il tempo di sfiorare le corde che la notifica del mio cellulare mi fermò subito, e non avrei rimandato ancora il compito se non avessi saputo di chi fosse il messaggio, mio padre, la differenziai apposta, così non lo lasciavo nel consegnato insieme ai tremila messaggi che avevo e non si arrabbiava: "stasera riunione di famiglia", è sempre stato un uomo diretto, e queste parole di solito non erano mai un buon segno, le ultime volte che mi scrisse questo messaggio fu quando a quattordici la mia vicina fece la spia dicendoli che mi aveva vista fumare, oppure quando Agata si fece scappare l'unica volta in cui tornai a casa ubriaca l'anno scorso, e nessuna di queste volte fu un bel momento, ed è così che avevo imparato a mettere la testa a posto. Ma proprio perché ora di cavolate non ne facevo più che volevo capire cosa avevo fatto..

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