Cap. 2

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HOW IT FEELS

Percorsi il vialetto di casa e notai Troye mentre chattava con qualcuno, l'avevo visto così attento al cellulare veramente poche volte, aveva i capelli biondissimi perfettamente pettinati e tenuti fermi dal gel, l'opposto della sera prima, indossava una maglietta rossa semplice e degli skinny jeans neri che gli donavano, il mio amico aveva di certo molte qualità, tra cui la seconda, preceduta dalla sua capacità di ascoltare e di essere quindi un Buon-Miglior-Amico, era il buon gusto in fatto di moda, per questo andavo sempre per negozi con lui.
Era seduto sulla sua solita vecchia bici, penso un tempo fosse stata di sua madre, aveva il manubrio sorprendentemente lungo e risultava molto bassa, era di un giallo limone.

Dopo avere soffocato un sorriso nel vederlo così intento a scrivere qualcosa sul suo iPhone 6, mi spostai a destra sulla stradina di pietra che portava a quella principale del mio quartiere e raggiunsi la casetta di legno nel mio cortile, la aprii facendo scattare la serratura e con un gesto rapido presi la mia bici, una vecchia bici viola scuro con un cestino nero. Era tanto misera da fischiare ogni volta che premevo sul freno sinistro - dato che il destro proprio non andava - , ma nonostante questo era sempre stata la mia compagna di avventure e non l'avrei sostituita per niente al mondo,  a dare la verità non l'avrei mai sostituita per ordine di mia madre, che subito dopo la pubertà mi aveva ammonito dicendo che quella sarebbe stata la mia ultima bici e di tenermela al meglio, ma comunque fingiamo che ci tenessi a quella bici.

Pedalai fino al mio amico e gli tirai un leggero schiaffetto sulla guancia, la pelle di Troye doveva essere molto sensibile, perché quella divenne tutta rossa in un istante.

<<ahia!>> gridò lui nascondendo il telefono contro il petto e tenendosi la guancia con l'altra mano.

<<Scusami?! - indicai con un gesto della mano il telefono il quale schermo era ancora nascosto dalla maglietta - cosa mi nascondi Troye?!>> iniziai a strillare e lui ridacchiò piano.

<<va bene, va bene, sto solo... scrivendo con un amico.>> disse vago e guardando le sue scarpe.

Iniziai a strillare ancora di più, tanto che la signora Collins, della casa di fianco, uscì dalla porta e iniziò a muovere la scopa che aveva nella mano verso l'alto e facendomi capire che era meglio se stessi zitta.

Alla sua vista, continuai a gridare abbassando la voce di un'ottava e sorridendo mentre Troye si grattava la nuca.

La signora fece un gesto di approvazione per poi chiudersi dentro casa sbattendo con molta forza la porta.

<<Troye chi è questo amico? Sei invitato a parlarmene ora.>> dissi guardandolo negli occhi, mi stava nascondendo qualcosa, lo notavo dal fatto che cercava sempre di non guardarmi.

<<okay, lo hai voluto tu>> disse drizzando la schiena, oh no, stava per iniziare una delle sue storie infinite.

Prima che avessi il tempo di fermarlo, aveva già iniziato a parlare senza sosta.

Dopo una lunga storia di un incontro sui social con un certo Mitch, aveva detto che si stavano scrivendo e che a lui piaceva molto.

Applaudii.
<<dovresti scriverci un romanzo, sai? Sarebbe il libro più grande mai esistito, in poche parole: Guerra e pace scansati.>> iniziai a ridere e lui fece lo stesso, poi, per caso, spostai l'occhio sulla schermata del mio telefono, mancavano solo dieci minuti all'inizio delle lezioni.

Gridai, ma poi mi coprii la bocca con la mano notando la Collins guardarci spostando la tenda della finestra, era abbastanza inquietante.

<<Troye mancano solo dieci minuti!>> rivelai alla fine.

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