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Loki Laufeyson intuiva le paure altrui, riusciva a sottomettere il più forte degli Dei ma non riusciva a combattere con i suoi mostri.
Una persona estremamente fragile, vissuta nella menzogna dei suoi giovani anni, L'esasperazione delle scelte lo facevano impazzire. Scegliere il bene o il male, aiutare o agire per se stesso.
Midgard ricordava un mondo parallelo, le fitte case a schiera ergevano ai margini di una lunga via principale, dove Il Dio delle misfatte procedeva a passo incerto.
Sul fondo della strada una vecchia casa, o meglio quello che restava di essa, cacciava piccoli sospiri di fumo grigiastro verso un cielo fitto di stelle.
Loki sbuffó divertito da quella strana situazione, l'istinto lo affascinava sempre di più. Si era celato in quel mondo dal quale era stato ripudiato alla ricerca di una forma di vita che avrebbe dovuto destargli poco interesse.
Un pianto sembró interessarlo al punto tale da buttarsi tra i cimeli di quel vecchio rudere per poi ritrovarsi una figura piccola e pallida avvolta da lenzuola bianche.
Un piccolo nome ricamato in blu, Aura.



Ad Asgard si respirava aria di festa, Odino troneggiava impertinente nel salone, risoluto Nell'aver compromesso una probabile minaccia.
Thor al suo fianco manteneva lo sguardo basso, per la prima volta si sentiva vicino al fratello adottivo.
Nel pensiero del Dio balenava l'idea che per quanto si sforzassero di assumere comportamenti da Dei, erano soggetti anche loro ai sentimenti dei Misgardiani, l'istinto trovava comunque il modo di agire e imporsi sulle volontà prefissate.


Loki rimase a lungo su Midgard, lontano dagli occhi altrui riusciva a sentirsi se stesso.
La bambina che sarebbe dovuta essere morta insieme alla madre era riuscita a prevalere sul fato, o meglio, sul desiderio di vendetta di Odino.

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