but some of us are looking at the stars

1.1K 91 25
                                    

Non ci sono tante cose che Alec ama quanto le stelle.

Di notte gli piace sedere sul balcone e guardare l'angosciante drappo di oscurità che copre il cielo e il bagliore argentato della luna, circondato dalle costellazioni di stelle che conosce a memoria.

Quando era più piccolo, solitamente si sedeva sul tetto della casa con Jace e Isabelle a tarda notte - quando i loro genitori dormivano e non potevano urlare loro addosso quanto pericoloso fosse - e le fissavano fino a quando gli occhi non erano troppo stanchi. Alec era sempre l'ultimo a scendere dal tetto, troppo ipnotizzato dall'eterea bellezza dell'immensità che vegliava su di loro per potersi sentire esausto, sia nel corpo che nella mente.

«Papà! Ce lo perderemo!»

Alec soffoca una risata, incapace di trattenere un sorriso che si allarga sulla bocca, gli angoli rivolti verso l'alto.

È grato che Max sia tanto appassionato quanto lo è lui. Ha iniziato a raccontargli delle stelle quando era solo un neonato e Alec lo aveva appena adottato. Nonostante gli avvertimenti scherzosi di Jace («Lo renderai un astronomo nerd come te, ce ne basta uno in famiglia»), Max aveva imparato ad amare le stelle proprio come Alec: osservando il cielo una volta scesa la notte e lasciandosi sopraffare dalla sua assoluta bellezza.

È una notte speciale per entrambi, questa. È l'unica notte dell'anno in cui Alec permette a Max di stare sveglio fino a mezzanotte, per vedere le meteore Perseidi piovere tutte insieme sul tetto della loro palazzina.

È molto più tardi rispetto al normale orario in cui va a dormire, ma Max non mostra il minimo segno di stanchezza, mentre saltella eccitato nel corridoio, aspettando che Alec finisca di sistemare alcuni snack e il nuovo telescopio che hanno comprato per l'occasione, quello precedente, tanto amato, ormai fin troppo antiquato.

«Papà» lo chiama di nuovo Max, trascinando le vocali in un piagnucolio impaziente e drammatico.

«Arrivo, arrivo» risponde, gettandosi lo zaino sulle spalle e prendendo le chiavi dal bancone della cucina. «Non ce lo perderemo, scimmietta. Non comincerà prima di un'ora.»

«Ma sei così lento» si lamenta Max.

Alec ruota gli occhi al cielo, più divertito che altro. Dovrebbe fare quattro chiacchiere con Jace per dirgli di essere un pochino meno drammatico di fronte a Max, quando gli fa da babysitter.

Ha a malapena il tempo di entrare in corridoio, prima che Max cominci a spingere la porta per aprirla, o almeno a provarci, ma è troppo pesante e deve spingersi contro di essa con tutto il suo peso per farla muovere abbastanza velocemente, grugnendo nel tentativo.

Alec sbuffa una risata e si avvicina per aiutarlo, guadagnandosi un'occhiata trionfante dal figlio, non appena comincia a credere di aver improvvisamente ottenuto una forza sovrannaturale.

Non appena Alec ha chiuso la porta a chiave dietro di loro, Max comincia a correre su per le scale, esortandolo a muoversi più velocemente, ed Alec esegue, il sorriso che si allarga sempre di più, fino a sentire gli occhi piegarsi dolorosamente agli angoli, ogni volta che la sottile ma entusiasta voce di Max gli ripete quanto è eccitato.

Alec non ammetterebbe mai con i suoi fratelli che ha scelto di vivere a Brooklyn perché il cielo è più chiaro che a Manhattan e perché quell'edificio in particolare volteggia sopra tutti gli altri, rendendogli più semplice coltivare quella passione d'infanzia e condividerla con il figlio. Non lo ammetterebbe mai, ma lo sanno entrambi - Jace lo ha preso in giro abbastanza volte per renderlo piuttosto chiaro.

Il tetto è il posto perfetto per osservare le stelle, la ruvidità del cemento levigata dalle piante che lo circondano, creando così un tranquillo paradiso di pace, che è fin troppo raro trovare nella frenesia di New York. Quando gli manca l'ispirazione per uno dei suoi quadri, ad Alec piace salire quassù e guardare la città aprirsi ai suoi piedi. L'ispirazione è in ogni angolo, nell'orizzonte disegnato sotto il Brooklyn Bridge, nel parco all'angolo dove Max ha mosso i suoi primi passi, nel fiume Hudson che scorre attraverso la città, imperturbabile.

but some of us are looking at the stars || Malec [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora